Birrificio Baladin
Matterino (Teo) Musso: il nume tutelare della birra di qualità in Italia, il padre di tutti i mastri birrai artigianali italiani, il precursore, l’innovatore, etc, etc. Con lui i complimenti si sprecano: c’è chi lo vorrebbe santo subito, chi già produce agiografie. Ma come possiamo descrivere in maniera adeguata un tale personaggio? Forse in due modi. Il primo, quello autobiografico, quando Teo dice di sé: «La mia natura è quella dell’oste. Sono uno che accoglie. Ho viaggiato parecchio, adesso sto fermo e cerco di creare un mondo qui. Se ti muovi, non riesci, crei solo uno stile di vita, non un mondo». Il secondo invece è il vederlo attraverso gli occhi di Kuaska (suo compagno di strada della nouvelle vague birraria italiana), che lo definisce “the boy that never sleeps”, riferendosi alla sua straordinaria vitalità produttivo/imprenditoriale.
Non si può comunque parlare seriamente di birra di qualità in Italia, senza partire da questo ribelle giovanotto delle Langhe, folgorato sulla via della Damasco birraria nel 1984 a Mons, dove in un bar assaggia per la prima volta una Chimay tappo blu. Da quel momento capisce che la birra sarebbe diventata la propria professione. Che inizia nel 1986 proprio a Piozzo, dove in un cortile e sotto un tendone da circo apre il suo brewpub (insieme alla compagna, Nora, ballerina monegasca di danza classica) a cui dà il nome di “Baladin” (cantastorie, in francese). Sono anni di successi commerciali, per Teo, che vende (tanto) le birre (tante) degli altri.
Ma con gli anni Teo si avvicina all’altra “sponda” birraria. Quella della produzione. Nel 1990 a Strasburgo entra per la prima volta in contatto con un produttore di impianti per microbirrifici, che gli fa intravedere l’idea di poter produrre in proprio. Idea che sviluppa attraverso la collaborazione con piccoli birrifici in Belgio, da lui frequentati in quegli anni: uno su tutti la Brasserie a Vapeur di Pipaix, con il suo patron Jean Louis Dits, che diventa il vero e proprio mentore di Teo. Con lui studia tecniche di brassaggio e mette a punto macchinari di produzione efficaci e flessibili, che installa poi nel 1996 proprio a Piozzo: è l’anno in cui Teo inizia a produrre. E’ del 1997 la Super, la sua prima birra in bottiglia. Da allora la strada si fa in discesa (o in salita, viste le scommesse produttive, spesso ardue, messe in campo da Teo), i successi (di critica e di vendita) si moltiplicano, fino al 2005, quando a Coopenaghen la Carlsberg gli conferisce il prestigioso “semper Ardens awards for beer culture”, riconoscimento che ogni anno la multinazionale destina ad un personaggio che abbia saputo contribuire allo sviluppo della cultura birraria nel mondo.
Adesso il pub di Piozzo non è più sotto un tendone, e le birre sono prodotte nella vicina Farigliano. Accanto alle birre “classiche” Teo scommette anche su altre produzioni (come le gelatine di birra, alla cui produzione sovrintende Nora, la sua compagna) e sperimentazioni brassicole (come la serie di birre Lurisia e la Xyauyù).
Da gennaio 2012 Baladin è diventato un birrificio agricolo con l’obiettivo ambizioso di riunire l’intero ciclo di produzione, partendo dalla terra e dalle materie prime. I campi d’orzo di Melfi (Basilicata) e di Urbino (Marche) hanno raggiunto un’estensione di oltre 400 ettari coprendo le necessità relative al malto base. I cereali crudi sono prodotti in Piemonte, nei terreni di Piozzo. Il luppolo si coltiva in un impianto sperimentale avviato nel 2008 in collaborazione con la scuola di Agraria di Cussanio e in un campo di maggiore estensione a poca distanza dal birrificio inaugurato nel 2016. L’acqua utilizzata nel nuovo impianto proviene in larga parte da fonti presenti nell’area che ospita il birrificio. Infine, il lievito, anima essenziale di ogni birra, è selezionato in esclusiva per Baladin ed è riprodotto internamente.
Nel 2016 è stato inaugurato il nuovo birrificio con la messa in funzione di un impianto tecnologicamente avanzato. L’anno successivo arriva il completamento del progetto con l’apertura del Baladin Open Garden: un luogo di condivisione immerso nel verde in cui scoprire il legame che lega natura, agricoltura e birra. Si sviluppa attorno alla rinata cascina “Coda”: una suggestiva costruzione rurale risalente alla fine del 1600. Nel periodo estivo è aperta tutti i giorni; durante l’anno, di domenica, rientra nel percorso delle visite guidate al birrificio.
Informazioni e contatti:
Piazza V Luglio, 15
Piozzo (CN)
Località Valle, 25
Piozzo (CN)