L’abbinamento birra-cibo
Pensare che un bicchiere di birra possa affiancare qualsiasi piatto non è un’eresia. Tutt’altro, e tale evidenza è sempre più chiara a un numero crescente di consumatori. Sebbene infatti viviamo in un Paese ancora culturalmente piuttosto arretrato da un punto di vista birrario; e sebbene qualcuno ancora sia portato a stupirsi, quando in tavola vengano proposti malto e luppolo in compagnia di qualcosa di diverso da pizza, salsicce, stinco e simili, il rinascimento innescato dai piccoli produttori artigianali ha portato all’attenzione generale molte nuove tematiche, tra cui la questione dell’abbinamento. Ma perché ha senso parlare di connubio tra birra e cibo? La bevanda di Gambrinus non offre forse il meglio di sé al bancone di un pub? Cominciamo quindi ad affrontare l’argomento, partendo dai motivi che ci spingono a considerare saggia la scelta di stappare una birra durante un pasto.
Perché servire birra in tavola?
Prima motivazione a favore dell’applicazione della birra agli abbinamenti gastronomici: la sua versatilità. Soffermatevi un attimo sulla nozione di birra e sugli infiniti profumi e connotati gustativi che si porta dietro, scorrete l’elenco delle numerose tipologie conosciute e quello potenziale delle non classificate. Stiamo parlando di differenze abissali come quelle che passano tra un’acida e graffiante Gueuze e un’affabile Helles, tra un’amara e fruttata American Ipa e una sedante e complessa Barley wine. E di esempi ne avremmo infiniti. In effetti basta pensare ad una caratteristica che sia legata al gusto (acido, amaro, dolce, salato), agli aromi, al grado alcolico (si può passare dai 3 ai 16 gradi), al corpo, e questa è subito rintracciabile nel vasto panorama brassicolo mondiale. Con tanta varietà, una volta tracciate le caratteristiche ideali della perfetta compagna di un piatto, non rimane altro che dare un nome all’identikit!
Altro motivo? I sommelier conoscono bene le preparazioni di fronte alle quali, anche il più esperto, è costretto ad alzare bandiera bianca e a sconsigliare l’abbinamento ripiegando tristemente sull’acqua. Stiamo parlando di veri e propri tabù vinicoli: verdura cruda, come finocchi e carciofi; insalate amare, come radicchio e rucola; pietanze in cui l’aceto o il limone sono dominanti; preparazioni con alta percentuale di cacao, dolci al liquore; macedonie di frutta, gelati, rafano, senape e salamoie. Davanti a questa lista, incompleta, la birra non abbassa la testa! Non dimentichiamoci infatti che ha un “DNA” diverso rispetto al vino. Tutti i vini registrano un livello di acidità più o meno nitidamente percepito, mentre con la birra possiamo sceglierne il grado o evitarla quasi totalmente; molti vini registrano tannicità, mentre la birra non presenta solitamente astringenza; solitamente non hanno effervescenza (solo i mossi e gli spumanti), mentre la birra può giocare quasi sempre l’arma della bollicina, che risulta molto utile in fase di pulizia del palato; i vini non presentano la componente amara (al massimo si riscontrano venature e finali amarognoli), mentre con la birra possiamo sceglierne tranquillamente le intensità.