Birra e bicchieri: lo stange
Tra i bicchieri da birra in riferimento ai quali appare ancora alquanto problematico delineare una ricostruzione assolutamente certa delle rispettive origini, ci sono la colonna biconica e lo stange, quest’ultimo tipico, nelle due differenti interpretazioni, della somministrazione delle Kölsch di Colonia e delle Altbier della vicina Düsseldorf.
I due modelli si suppone siano legati da una parentela ipotizzabile non solo (il dato è visivamente evidente) dalle solo leggere dissomiglianze morfologiche, ma anche dalla corrispondenza tra i formati prevalenti nell’uno e nell’altro caso.
Lo stange è infatti sagomato tradizionalmente nella (quasi esclusiva fino a pochi anni fa) versione da 20 centilitri; e appunto questa è una delle misure standard in cui si trova prodotto anche il biconico, sebbene di esso circolino anche (e anzi in proporzione superiore) le declinazioni di maggiore capienza ovvero 30, 40 e anche 50 centilitri. Ecco, ponendo come ipotesi di lavoro la probabile consanguineità tra i due, gli elementi di indagine esistenti su ciascuno di essi (relativamente alla loro possibile genealogia ascendente), una volta incrociati e confrontati, possono – se non proprio farci giungere a conclusioni su cui mettere la mano su fuoco – almeno aiutare a costruire un’ipotesi dotata di senso e fondamento. Vediamo come.
Lo stange, oggi, è il veicolo di bevuta insostituibile di Kölsch di Colonia e delle Altbier: un cilindro dallo sviluppo perfettamente regolare e neutro (privo cioè di qualsivoglia appendice prensile, abbellimento o variazione rispetto al tema, rigoroso, della propria disadorna tubolarità): leggermente più alto e snello a Colonia, leggermente più basso e largo a Düsseldorf. Il nome, in tedesco, è quasi didascalico rispetto alla sua geometria: significa infatti bastone, canna.
Quanto alle “regole d’ingaggio”, tipico è il suo servizio al tavolo accompagnato da un’ speciale (altrettanto iconografico e tradizionale) vassoio, chiamato Kranz (corona). E’ infatti costituito da due piatti cilindrici di metallo fissati uno all’estremità di un fusto (sempre in metallo) e l’altro a pochi centimetri dal primo lungo l’asta del bastone stesso, che termina con un pomello o un manico da impugnatura. II piatto inferiore (un cerchio perfetto) funge da vassoio vero e proprio, per l’appoggio dei bicchieri; quello superiore, dotato di fori in prossimità del bordo (a disegnare come una corona, esattamente), alloggia in ciascuno di essi un bicchiere, tenendolo fermo e consentendo all’addetto ai tavoli una notevole disinvoltura di movimento in completa sicurezza per le birre.
Ma veniamo alle teorie sulla sua genesi. La prima lo vuole legato al tumbler entrato in scena a metà Seicento (di cui sarebbe una derivazione) e dunque, risalendo all’indietro la sua linea evolutiva, appartenente all’insieme di discendenze generate dal footed-beaker tardo medievale, progenitore anche del Weizenbecker, del pokal e del Tulip. La seconda direttrice investigativa punta invece in direzione della pinta inglese, di cui sarebbe una versione continentale e semplificata: a suffragio di tale opzione, non sol la vicinanza geografica tra il nordovest tedesco e la Gran Bretagna; ma anche – come accennato all’inizio – la plausibile parentela con il biconico, che, da alcune fonti viene attestato come pinta biconica.
In ogni caso, lo stange è oggi un bicchiere caratterizzato (oltre che dall’estrema semplicità del disegno) da una manifattura che ne vuole molto fine il vetro delle pareti, a differenza della base, invece piuttosto robusta. Quanto alla conformazione, la contenuta dimensione del fusto e la tendenza a estendersi in altezza (più che in larghezza) aiutano da un lato compattazione e persistenza della schiuma, dall’altro un più efficace convogliamento verso il naso del non straripante patrimonio aromatico di Kölsch e Altbier.