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Birra e bicchieri: il Pokal

pokalAl centro di un curioso incrocio di linee evolutive (relative alle forme) e di modificazioni semantiche (riguardanti cioè il significato di alcune definizioni, trasformatosi nel volgere dei secoli) è il Pokal, voce tedesca stante a indicare – nell’accezione qui proposta – quel particolare genere di coppa (o calice) che è caratterizzato da un fusto troncoconico più o meno robusto (il vetro di presenta abbastanza spesso); da uno stelo alquanto corto; da un piede piuttosto massiccio o almeno ben solido. In una parola (anzi, in un’immagine) quel bicchiere che vediamo spesso associato alla spillatura di una Bock, di una Doppelbock e, talvolta, anche di altre elevate gradazioni. Il ceppo di discendenza sembra ancora una volta essere quello già riferito a proposito di Weizenbecker e Lager Tulip, che rimanda, come antenato più antico conosciuto, al footed-beaker tardomedievale, bicchiere a colonna senza stelo, diffuso in Germania e chiamato anche waldglas in quanto sfornato da fucine ubicate in foreste, per aver la più rapida disponibilità di legna da combustione.

Rispetto a quell’archetipo, nel corso del tardo Seicento, il crescente miglioramento tecnico delle arti dell’incisione e della decorazione determinò lo sviluppo di una derivazione di carattere via via più raffinato e costoso: una versione elaborata e spesso impreziosita da manici e coperchi, destinata prevalentemente alle classi aristocratiche o alto borghesi, dotate di condizioni economiche agiate abbastanza per poter concedersi l’acquisto di simili manufatti di lusso. Ecco, il termine pokal entra in uso appunto a designare inizialmente di questa tipologia di bicchiere, realizzato in vetro o anche in altri materiali, ceramica ad esempio.

E qui la vicenda cesspokal witbiera di seguire un itinerario unico per separarsi in più sentieri. Il primo è quello – a tutti sarà evidente la somiglianza fonetica tra il tedesco pokal e l’italiano boccale – che, prendendo le mosse dalle appena evocate varianti settecentesche in ceramica e con tappo, porta (attraverso l’eliminazione del piccolo stelo) appunto ai boccali nell’immaginario collettivo (più o meno correttamente) associati soprattutto alle iconografie bavaresi. Si tratta peraltro di una tappa di passaggio, perché – data per acquisita la perdita dello stelo e riservata poi la stessa sorte al coperchio – la successiva (ri)semplificazione delle forme conduce a due nozioni moderne del pokal.

La prima è quella che induce taluni addetti ai lavori a sovrapporla alla categoria del già citato Tulip Glass Lager; un’altra è quella che vede oggi la denominazione pokal assegnata anche a modelli consistenti, allo stringere del nodo, in semplici bicchieri a colonna tronco-piramidali: in pratica, quelli da Witbier.

Braufactum pokalIl secondo sentiero evolutivo segue una direzione invece del tutto diversa, sostanzialmente opposta. Lo stelo non sparisce, anzi si allunga e si assottiglia; il ventre da troncoconico si fa sferoidale, bombato, le sue pareti assumono spessori più sottili; in sintesi, si segue una nutazione genetica che conduce a fisionomie sostanzialmente assimilabili a quelle dei calici da vino. E infatti oggi, la voce pokal viene non di rado utilizzata per designare, appunto, una fisionomia di quel genere.

La terza linea dPokali discendenza è quella per cui lo stelo non scompare né cresce di statura, ma rimane più o meno quella introdotta a partire dalla fine del XVII secolo; ed è quella che approda al pokal come lo si intende specificamente in questa sede. La cui morfologia essenziale (quella tratteggiata all’inizio dell’articolo) trova, peraltro, numerose declinazioni.

Stiegl PokalAd esempio il fusto può essere più snello; oppure l’ideale tronco di cono che lo rappresenta può, procedendo in altezza, non svasare ma rastremarsi (la bocca, in poche parole, risulta avere una circonferenza più piccola, rispetto al fondo). In particolare questa – con la parte bassa del ventre appunto più ampia non di lato ammorbidita a evocare larvatamente le fattezze di un bulbo – è la sagoma impiegata da alcuni produttori per le proprie Pils o Lager di media gradazione.

bicchiere a cardo scozzese

Infine, sempre all’interno di questo ramo familiare, non sappiamo dire se ci sia parentela certa, ma è lampante come un’interpretazione del pokal originario sia letteralmente identica all’odierno bicchiere a cardo utilizzato da alcuni produttori di Scottish Ales.