Tutta la verità sulle Tripel: storia, nascita del nome e birre più rappresentative
Si è parlato molto delle origini delle Tripel, sia di quando è nata la birra, sia a proposito del suo nome. In effetti, negli ultimi anni molte teorie sono state congetturate a proposito. Le più diffuse collegano il nome alla sua forza: c’è chi sostiene che il numero ricorda i segni a forma di croci che venivano un tempo fatte sulla botte dai monaci (X per la più debole, XX per la media, e XXX per la più forte), sia chi ritiene che stia a indicare la quantità di malto, sia le varietà di lievito, chi ancora ritiene che il termine sia agganciato alla densità iniziale del mosto. Niente di tutto ciò è vero.
Partendo da alcune informazioni riportate da Michael Jackson, ho lavorato come un detective per portare alla luce ciò che considero la verità. Le storie di Michael associano le origini della birra al nome di Hendrik Verlinden. Nel 1916 Hendrik aveva scritto un libro di riferimento sul lievito, e quindi era diventato consulente per un certo numero di birrifici, oltre che operare con il suo “De Drie Linden”. Il suo lavoro di consulente includeva tra i clienti anche Westmalle dal 1925 in poi. Ogni volta che c’era un problema al birrificio di Westmalle, Hendrik veniva chiamato per dare una mano. E sembra che abbia aiutato i monaci a sviluppare una nuova ricetta, molto probabilmente usando inizialmente il suo lievito. Nel 1934 Westmalle rilascia una birra con il nome di Superbier, che era simile in potenza alcolica a ciò che Verlinden stava producendo fin dal 1929 sotto il nome di Witkap Pater, nome ispirato proprio all’abito dei monaci (oggi nota come Witkap Tripel e prodotto da Slaghmuylder). Pare che la birra in questione fosse dorata e di alto grado alcolico e fu molto probabilmente una svolta nell’impostare quella ricetta che i monaci producevano sporadicamente dal 1931. Una ricetta che venne regolarmente adattata, anche a causa degli anni della guerra in cui le materie prime scarseggiavano. Ad un certo punto (poco chiaro quando, ma probabilmente abbastanza rapidamente dopo il lancio nel 1934), cominciò ad essere associato a questa birra il termine “Tripel” per sottolineare semplicemente il fatto che la birra era semplicemente più forte della “Dubbel”. Era una sorta di stratagemma di marketing, poiché nel corso del tempo tutti i birrai del Belgio avevano usato il termine “dubbel” per indicare le loro più forti birre. Nel 1956, quando la ricetta fu modificata introducendo la delicata luppolatura, la ribattezzarono ufficialmente “Tripel”.
La storia è simile a quella della Quadrupel, che è una birra, lanciata nel 1991 dal birrificio La Trappe Trappist di Koningshoeven. Stavano puntando ad una birra con un livello alcolico più alto rispetto a quello di una Tripel. La realizzarono e quindi la chiamarono Quadrupel, in modo da sottolineare la maggior potenza. Nella storia, nessun’altra birreria aveva mai usato quel termine prima. Ora che sappiamo quando e dove nasce lo stile e il termine della birra, possiamo rispondere ad un altra domanda: cosa significa oggi Tripel? Nel tentativo di combinare tre importanti fonti che gli amanti della birra contemplano, vale a dire Ratebeer (categoria generale: Abbey Tripel), Beer Judge Certification Program (BJCP) (Trappist Tripel) e Brewers Association (Belgian-Style Tripel), mi sono inventato la seguente descrizione, indipendente dalla categorizzazione generale.
Impressioni generali. Birra dorata, un po speziata, secca, forte, con una rotonda sensazione maltata e un amaro netto. Abbastanza aromatica, con note speziate, fruttate e alcoliche che si combinano con un nitido carattere maltato, creando una bevanda sorprendentemente beverina considerando l’alto livello di alcol.
Profumi. Bouquet complesso con speziatura da moderata a significativa, esteri fruttati moderati e bassi aromi di alcool e luppolo. Fenoli generosi, piccanti, a volte simili a chiodi di garofano. Gli esteri ricordano spesso gli agrumi come le arance, ma a volte possono avere un leggero carattere di banana. Gli alcoli sono morbidi, speziati e di bassa intensità. Il carattere del malto è leggero, con un’impressione morbida leggermente simile al miele.
Aspetto. Da dorato ad ambrato scarico. Buona limpidezza, ma una certa velatura data dal lievito è accettabile soprattutto a basse temperature. Buona formazione di schiuma, persistente, cremosa, bianca, che porta alla formazione del tipico merletto belga sul vetro nel momento in cui si attenua.
Sapori/Aromi. Un matrimonio di sensazioni speziate, fruttate e alcoliche supportate da una sensazione di malto, rotonda e dolce, talvolta accompagnata da una nota di miele. I fenoli da bassi a moderati presentano carattere pepato. Gli esteri ricordano gli agrumi come l’arancia o il limone, e sono da bassi a moderati. Di solito si trova un carattere di luppolo speziato da basso a moderato. Gli alcoli sono morbidi, speziati e di bassa intensità. L’amaro è tipicamente medio-alto, dato da una combinazione di amaro da luppolo e di fenoli prodotti dal lievito. La notevole carbonazione e l’amaro conferiscono un finale secco dal retrogusto moderatamente amaricante, arricchito da un notevole carattere speziato-fruttato dato dal lievito. La sensazione maltata non implica alcuna dolcezza residua.
Sensazione al palato. Corpo da medio-leggero a medio. Gasatura importante. Il grado alcolico è ben nascosto e si avverte con una leggera sensazione di riscaldamento del cavo orale.
Commenti. Birra ad alto contenuto di alcol, ma opportunamente celato. L’alta gasatura e l’attenuazione aiutano a far emergere i molti aromi e ad aumentare la percezione del finale secco. Le migliori versioni hanno almeno 30 IBU e sono molto asciutte. Tradizionalmente imbottigliato.
Ingredienti caratteristici. Uso di zucchero chiaro e ceppi di lievito belga atti a produrre esteri fruttati, fenoli speziati e alcoli superiori. Le aggiunte di spezie in genere non sono tradizionali, tuttavia non sono rare.
Valori di riferimento. IBU: 20 – 45; SRM: 4 – 7; ABV: 7.5 – 10%
Questa è una descrizione abbastanza lunga e, a qualcuno, potrebbe risultare dispersiva. Sintetizzando, le caratteristiche principali che non devono mancare in una Tripel sono: colore dorato; presenza del lavoro del lievito abbastanza pronunciato specialmente nell’aroma; fermentazione e rifermentazione in bottiglia con utilizzo di zucchero per ottenere un corpo medio-leggero e medio; alta beva; buona gasatura; ottimo equilibrio tra dolce e amaro; finale secco; calore alcolico non percepito/poco percepito, anche se la bevanda dovrebbe oscillare tra gli 8 e i 10 gradi.
Queste caratteristiche brillano in molte tripel belghe. Ecco alcuni esempi fantastici che amo bere.
Westmalle Tripel (9.5% alc.): il punto di riferimento, l’esempio nel mondo. Semplicemente, il meglio.
De Ranke Guldenberg Tripel (8% alc.): la prima birra che ha osato fare un passo sulle orme di Westmalle. Disponibile anche alla spina.
Vander Ghinste LeFort Tripel (8,8% alc.): la ricetta originale è stata rivista e la birra è ora meno dolce. Questa Tripel è disponibile anche alla spina e sta vincendo di recente tutte le principali competizioni.
Reinaert Tripel (9% alc.): un grande esempio di De Proefbrouwerij. Prodotto in quantità limitate, ma sicuramente da provare.
St Feuillien Triple (8,5% alc.): un buon esempio di tripel dal naso speziato, anche se a qualcuno questo aspetto risulta eccessivo. Il birrificio è piuttosto riservato, ma i libri di riferimento più datati parlano di menta, timo, alloro come ingredienti in più. Ovviamente all’assaggio troverete delle differenze tra bottiglia e fusto, dato che la rifermentazione sarà più intensa nella bottiglia a causa dell’aggiunta di più zucchero. Vale la pena provare la stessa birra dalla bottiglia e alla spina, una di fronte all’altra.
Ora che sapete cosa mi piace, voglio dirvi cosa non mi piace. Ratebeer posiziona la Tripel Karmeliet al primo posto della sua categoria. C’è una chiara “coincidenza” tra la proprietà del sito, posseduto per il 25% da ABInBev, e la proprietà del birrificio che è del 100% di ABInBev. Quindi non date credito a questo successo, specialmente sapendo che Tripel Karmeliet era un marchio itinerante da anni (ormai non più), prodotta in molti birrifici diversi che avevano capacità in eccesso. Altra avvertenza: se vieni in Belgio e vai al supermercato locale per comprare birra, fai attenzione a la Piedboeuf Tripel. In realtà, questa birra non è una vera Tripel, come invece riportato in etichetta, ma è una scadente birra da tavola di 3,8% ABV prodotta con molto mais, coloranti, dal sapore piuttosto dolce. Lascia stare, scegli le cose vere.