In quale bicchiere servire una birra belga?
L’universo birrario belga trova solitamente la sua celebrazione nei calici a tulipano svasato o nelle ampie coppe trappiste. In entrambi i casi si parla di bicchieri dotati di una buona sezione in modo tale che se la spillatura, sia essa da fusto o bottiglia, è svolta accuratamente, la carbonazione non viene rotta eccessivamente e mantiene la sua vivacità e persistenza. Un aspetto che permette di amplificare il comparto olfattivo di queste birre e, nel caso degli esemplari più alcolici, un fondamentale supporto alla loro bevibilità.
Per Saison, Belgian Blond, Blanche, Tripel i cui aromi fenolici e speziati sono più delicati e, soprattutto, meno veicolati dall’alcol rispetto alle più inebrianti Dubbel e Quadrupel, va privilegiato un calice a tulipano.
Tipica è la variante svasata, resa famosa dalla Duvel, caratterizzata da una sezione longitudinale e da una tendenza alla diminuzione della larghezza del bicchiere che culmina non in corrispondenza del bordo, ma qualche millimetro al di sotto di esso (a formare una delicata strozzatura), presentando poi, una testa leggermente svasata. Ecco, quest’ultima prerogativa ha effettivi riflessi pratici: consente infatti un’ancora migliore capacità di contenimento della schiuma, nel caso in cui essa si presenti particolarmente abbondante (caso frequente con il mondo belga) assolvendo anche il compito di scongiurare il rischio di una rapida dispersione del patrimonio odoroso di cui è portatrice.
Una geometria (piede ben saldo sul piano d’appoggio, stelo robusto, bevale arioso e restringimento sommitale) che agevola anche le manovre dell’assaggio (in specie la roteazione con gioco di polso e l’ossigenazione della massa liquida), ma anche quelle delle degustazione visto che le forme raccolgono il potenziale aromatico, per poi dirigerlo con vigore verso la superficie di contatto con l’aria (il varco di diffusione dei profumi). Motivo per cui costituisce uno straordinario jolly anche per molte Ale, persino luppolate, ma anche per alcune Lager di nuova generazione particolarmente dotate.
La coppa o i ballon offrono invece un’ampia superficie di contatto tra liquido e ossigeno e, di conseguenza, valorizzano particolarmente le birre più strutturate come le Dubbel e le Quadrupel, tipologie che più si avvantaggiano di queste circostanze. A volte anche le Tripel trovano collocazione in questo bicchiere, ma sono assai più danneggiate che esaltate da uno scambio di ossigeno così importante.
Nello specifico ci troviamo davanti ad un calice, quello trappista, derivante dal primigenio kylix (manufatto della Grecia antica utilizzato per il vino). Oggi la coppa conserva probabilmente più di ogni altro modello discendente da quella linea evolutiva (tulipano, goblet e snifter) quei contenuti di pregio e sacralità che contraddistinguono i suoi antenati. Non a caso è ancora legata oggi all’iconografia e alla somministrazione sia di quelle tipologie (trappiste, abbaziali) che sono le eredi più rappresentative della tradizione birrario-monastica. Il ventre ampio, spesso senza alcun accenno di restringimento nell’avvicinarsi al bordo, pretende birre dall’esuberante corredo aromatico, che si avvantaggiano di un’aerazione costante della massa liquida e di una bocca di proporzionale estensione, capace di creare una superficie di contatto il più premiante possibile per il ricco patrimonio odoroso di cui sono portatrici.