Come è cambiato il modo di fare birra nel tempo?
Abbiamo chiesto ad alcuni rinomati homebrewer italiani di rispondere alla domanda: cosa è cambiato nel modo di fare birra nel tempo? Ecco le loro risposte.
Visto che oramai sono un dinosauro dell’homebrewing posso tranquillamente fare un paragone tra quanto si faceva una volta, quello che si fa ora e quello che reputo si potrà fare in futuro. Nel passato pionieristico ci si doveva produrre tutto, materie prime e apparecchiature comprese, ci si accontentava del risultato ed ogni passo verso il meglio era festa e condivisione reale. Poi sono arrivati i media ed i social e tutto è cambiato con la condivisione in tempi reali. Ai nostri giorni ci sono homebrewer specializzati in tutti settori brassicoli quasi fossero birrifici; quelli che fanno basse fermentazioni e imbottigliano in isobarico, quelli con le spontanee con tanto di mini coolship e relativa bottaia, quelli che hanno il loro piccolo laboratorio con i lieviti di proprietà o condivisi. Dove andremo? Penso un po’ come in America dove gli homebrewer di punta collaboreranno con i birrifici pro mettendo le loro mini super possibilità di prova sperimentale a disposizione per la nascita di nuove future birre. Ovvero andremo verso nuove tipologie di birre e al contempo verso riedizioni di birre storiche che si erano perdute, visto che ci sono homebrewer che studiano il passato con attenzione.
Paolo Erne
Negli ultimi anni l’Homebrewing ha avuto un’evoluzione pazzesca. Facendo birra in casa oggi è possibile raggiungere standard qualitativi simili (e spesso superiori) a quelli di molti birrifici. L’attrezzatura che più ha aiutato in questa evoluzione sono sicuramente le pentole All In One, che hanno reso possibile a tutti fare birra in all-grain in poco spazio e in poco tempo. Quasi un sogno per gli homebrewers di vecchia data, abituati a impianti a 3 tini con i fornelloni a gas. Per quanto riguarda le tecniche, quella più in voga al momento (molti la chiamano “moda”, io amo chiamarla “evoluzione”) è sicuramente quella della fermentazione in pressione e dell’imbottigliamento in contropressione. Mi sento colpevole (assieme a Maurizio Romiti, Luca Cottini ed altri amici homebrewers, con i quali condivido volentieri colpa e merito) di aver portato in Italia questa tendenza. Non penso sia un’evoluzione obbligatoria, ma sono certo che possa portare importanti miglioramenti, soprattutto sulla produzione di alcuni stili, birre luppolate e basse fermentazioni in primis.
Davide Cantoni
A distanza di 15 anni dalla mia prima cotta mi chiedo: cosa ho a disposizione oggi che nel 2005 non avevo? Probabilmente solo ed esclusivamente “fonti”. In rete oggi si può trovare di tutto, ma è pur vero che quando hai troppo a volte non hai molto. Credo che in realtà non aver avuto tutte queste informazioni al tempo non sia stato affatto un male. Mi ha obbligato a partire dagli stili di base e da metodiche poco evolute. Mi ha consentito di imparare i fondamentali senza i quali non avrei potuto approcciarmi adeguatamente alle birre sperimentali. Il mio consiglio a chi inizia oggi è di non avere fretta e di imparare a camminare prima di correre, perché puoi anche imparare direttamente a correre ma difficilmente diventerai il più forte. Nei prossimi 5 anni in tantissimi si butteranno su isobarico e contropressione, il livello delle basse fermentazioni e delle birre luppolate casalinghe crescerà tantissimo. Allo stesso modo crescerà il numero di HB che avvierà una mini bottaia e si darà alle fermentazioni “selvatiche”. Stay easy, stay foolish!
Gianriccardo Corbo
Fin dalle prime cotte su impianto casalingo agli ultimi anni passati da birraio su impianto professionale (senza mai abbandonare le pentole!) ho avuto modo di osservare l’evoluzione di questo scena, sia dall’interno che dall’esterno. Quello che ai miei esordi, 12 anni fa, sembrava essere inarrivabile come la produzione di birre a fermentazione spontanea e mista, il perfezionamento nella produzione di birre luppolate, la realizzazione di lager eccezionali, è stato ampiamente raggiunto e poi superato da altri obiettivi e sfide. Sono tanti e vitali gli scambi tra homebrewer, e la letteratura, sempre più tecnica, è diffusa e vasta. Una sete di conoscenza che spingerà a perlustrare i campi meno esplorati come quello degli stili perduti, dei lieviti più innovativi, di fermentazioni e maturazioni in legno, della realizzazione delle birre più muscolari. Ovunque sarà puntata l’attenzione nei prossimi tempi, sono del parere che l’homebrewing vada preso molto sul serio, ma al contempo vada mantenuta un po’ di leggerezza, uscendo dall’illusione che l’ultima propria produzione casalinga possa avere un impatto sulla cerchia di amici e contatti più grande di quella che uno stesso birrificio possa avere nel mercato artigianale. Auspico un ritorno al senso principale della produzione in casa, fatto più da momenti di soddisfazione e condivisione che di esaltazione e competizione, essenziali per stimolare la ricerca ma pur sempre effimeri rispetto al fascino inafferrabile dell’homebrewing.
Angelo Ruggiero
L’homebrewing è passione e profonda condivisione e grazie al gruppo “HBL – HomeBrewers Lombardi” ho avuto l’opportunità di farlo alla grande. Ho preso in affitto un magazzino – luogo di vizio e perdizione brassicola – punto di ritrovo per noi appassionati della zona, dove ho realizzato i più svariati esperimenti di isolamento e coltivazione di lieviti, sour ale, birre spontanee, affinamento e fermentazione in caratelli. Vedo due correnti nel futuro dell’homebrewing italiano: l’isobarico e le birre sour. Sull’isobarico ci sono ragazzi italiani che stanno battendo con eccellenti risultati questo territorio: credo che da qui a pochissimo arriveranno le lattine in casa. Il mondo sour è magico e affascinante, rapisce i cuori di chi ha mentalità aperta. Servono numerose accortezze e il profondo rispetto del tempo, caratteristiche che non tutti gli homebrewers hanno. Con sour ale e spontanee arriveranno anche le botti, e allora ci sarà da divertirsi!
Mattia Pogliani