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Ales vs Beers: quando gli inglesi, e Shakespeare, erano divisi sulla pinta

Che William Shakespeare, oltre a quella per il teatro e la poesia, avesse una passione alquanto accesa per le pinte è cosa risaputa e immortalata in versi quali il celebre A quart of ale is a dish for a king (Un buon boccale è un sorso degno di un re), pronunciato dal personaggio di Autolico nell’opera Il racconto d’inverno. Di quello che è considerato il cantore più rappresentativo del popolo inglese, meno note sono però probabilmente le preferenze specifiche in fatto di tipologie brassicole. Eh sì, perché il vate ne aveva, perdinci; e in particolare – come emerge in una bella e documentata ricostruzione firmata dallo storico Martyn Cornell – amava profondamente le Ales, mentre aveva piuttosto in odio le Beers: distinzione che nelle terre di Sua Maestà, per tutta la fase centrale del secondo millennio e fino alla metà dell’Ottocento, separava le produzioni vigorosamente luppolate (le seconde) da quelle che invece (le prime) lo erano poco o niente.

Ebbene, tra le due, e tra le rispettive schiere di produttori e sostenitori, c’è stata – a lungo, appunto – una rivalità decisamente incandescente; dovuta a fattori emozionali oltre che, chiaramente, economici. Le Ales erano le birre più antiche, discendenti dirette dell’era delle speziature e dei gruyt, di quando cioè il luppolo era ancora ben lontano dall’assumere quel ruolo egemonico, come elemento aromatizzante e conservante, che ha conseguito poi nel corso dei secoli e, tanto più, oggi. Insomma erano la bevuta della tradizione, quella che i suoi difensori erano intenzionati a tutelare, a spada tratta, nei confronti dello stile birrario considerato invece straniero e invasore.

Shakespeares birraLe versioni luppolate erano infatti sbarcate nel Regno dal continente, portate con sé –  all’inizio del Quattrocento – dal contatto (per via di relazioni commerciali) con esperienze e consuetudini di brassaggio maturate soprattutto in ambiente tedesco e poi, per diffusione, nei territori confinanti, ad esempio in Olanda. Come detto, le ultime tracce documentali della differenziazione (anche terminologica) tra Ales e Beers risalgono a metà Ottocento, ma a quel punto le prime si diversificavano dalle seconde solo per essere genericamente un poco meno luppolate; insomma, la forbice tra le due interpretazioni si era assottigliata, e sarebbe da lì a poco scomparsa, decretando la definitiva affermazione delle birre forestiere. Un esito in qualche modo scontato, dati gli obiettivi vantaggi consentiti dal trattamento con gli odorosi coni, a partire dalla maggiore stabilità del prodotto. Già durante la vita di Shakespeare (nato a Stratford-upon-Avon nel 1564 e qui deceduto nel 1616), a Londra, il mercato parlava inequivocabilmente a favore delle Beers: nella capitale, i produttori di queste ultime, pur essendo solo in 32 contro i 58 rivali tradizionalisti, smerciavano quantitativi quattro volte superiori alla concorrenza.

Fatte le dovuto proporzioni, testa a testa (statisticamente), il beerbrewer batteva lo alebrewer per otto a uno. Da un punto di vista sociale il vino prevaleva a corte (e in ambiente alto-nobiliare); le Beers nelle città (maggiormente propense, con la loro borghesia mercantile, a contaminazioni culturali suggerite da scambi e traffici con l’estero); le Ales nelle campagne (più conservatrici, a specchio della rispettiva aristocrazia terriera).

Flowers IpaInsomma, quali che fossero le ragioni a dettare il sentimento d’appartenenza all’una o all’altra fazione, Shakespeare parteggiava per le birre più intimamente legate alle radici brassicole inglesi; non a caso, a fronte del già citato verso A quart of ale is a dish for a king (dal Racconto d’inverno; in cui, chiaramente spicca il termine Ale), il Bardo di Avon, nel suo Enrico IV, fa pronunciare allo stesso Henry (principe e e in procinto di diventare re) parole quali … The poor creature small beer (la piccola Beer, povera creatura); e … Doth it not show vilely in me to desire small beer? (ovvero Non è disdicevole, da parte mia, desiderare una piccola Beer?). Eppure, ironia della sorte, un paio di secoli dopo, il poeta (e sostenitore indefesso delle Ales) avrebbe visto la propria immagine, e giusto nella sua città, assunta come simbolo commerciale da parte di una brewing company – la Flowers, avviata a Stratford nel 1831 – vocata invece proprio alla lavorazione di prodotti luppolati, tanto da essere conosciuta, tra l’altro per un’assai apprezzata India Pale Ale.