Stili da riscoprire. Germania: la Nürnberger Rotbier
Certo, uno passa gli anni a predicare che la birra non si definisce rossa, bensì ambrata, per poi dover giustificare, a chi ti contraddica, l’esistenza di denominazioni tradizionali quali Irish Red Ale o Vlaams Rood (le Flemish Red, insomma). Certo, la controreplica è tanto immediata quanto di per sé evidente: si tratta, in quei casi e solo in quei casi, di designazioni codificate; esattamente come un orange wine può ben esibire questo suo titolo e, poi, in degustazione, essere altresì rappresentato con descrittori cromatici dell’ambrato. A cosa si deve, vi chiederete a questo punto, una tale preambolo tutto incentrato sul valore delle parole nella narrazione brassicola? Semplice, al fatto che ci accingiamo ad aprire una finestra di conoscenza su una tipicità tedesca rispondente al nome di Rotbier ovvero, letteralmente, Birra Rossa.
Si tratta di una specialità, in particolare, della Baviera; anzi della Franconia; e, per essere più precisi ancora, del circondario di Norimberga, città con la quale lo stile in questione trova la propria massima identificazione. Tenendo conto di come la miscela secca spesso si costituisca di un solo tipo di malto, il Rotes Spezialmalz; e di come per la luppolatura ci si affidi a varietà classiche del patrimonio tedesco, da un punto di vista sensoriale siamo di fronte a qualcosa di intermedio tra una Vienna e una Märzen. Il naso (al quale non sono estrenee piccole e perdonabili licenze diacetiliche) unisce le personalità delle due tipologie, togliendo qualcosa alle caramellature della seconda; la bocca esegue un’operazione simile, attestandosi sulle gradazione alcoliche e sulla corporatura snella della prima, attenuandone però il vigore della curva amaricante per optare, invece, a favore di una sostanziale morbidezza palatale.
Dal punto vista della ricostruzione storica, questa tipologia è attestata fin dal medioevo; addirittura attraverso un disciplinare del 1303 il cui testo, anticipando i contenuti del Reinheitsgebot con un margine di 213 anni, il governo della città disponeva l’utilizzo, in birrificazione, del solo orzo germinato ed essiccato. E il consumo di Rotbier era talmente radicato a Norimberga che, nel 1597, se ne contavano ben 35 marchi produttori, questi ultimi tenuti (sempre in base alle dettagliate normative fissate dalla Municipalità) a fermentare e stoccare (da subito si adotta la tecnica a bassa) in cantine di proprietà al fresco del sottosuolo, avvalendosi allora (come talvolta anche oggi, per brevi maturazioni) di botti in legno. Infine, un tocco di costume alimentare: in virtù della propria costruzione gustativa essenzialmente morbida, la Rotbier accompagna volentieri bocconi anche dotati di una certa sapidità come le note salsicce locali.