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Pacific Ipa del birrificio Ritual Lab

Rinunciano alla consuetudine del nome d’arte, i ragazzi di Ritual Lab, optando invece, nel caso di specie, per un battesimo di stretto calco stilistico. Giovanni Faenza, birraio attento al particolare, ne plasma la personalità conferendo, in luppolatura, gettate australiane di Enigma e Vic Secret, i cui apporti s’impostano sulla base di un grist bill tendente, in ammostamento, a produrre tonalità chiare. E infatti dorata (di gradazione piena) è la luminosità che si rivela alla mescita, appena attenuata da lievi sospensioni e abbellita dalla corona di fitta schiuma bianca. Ma soprattutto è evidente la volontà di favorire, con l’opzione dei malti a bassa cottura, l’espressione e la percezione dei profumi veicolati dallo hopping process: profumi prevalentemente fruttato-esotici (melone bianco, uva spina) e floreali (achillea, tiglio), fiancheggiati da note agrumate (lime) e resinose (di timbro boschivo). Interessante anche al sorseggio, il bicchiere (che in alcol registra il valore di 6.5 punti percentuali si fa apprezzare in specie per la gestione delle fasi di passaggio tra l’avvio più morbido e la successiva progressione amaricante, sospinta da un incedere già snello a centro corsa e poi asciutto nel finale, senza mai scivolare in eccessiva secchezza. Trendy e godibile.

Pacific Ipa di Ritual Lab

Nazione: Italia
Fermentazione: alta
Stile: Pacific Ipa
Colore: dorato
Gradi alcolici: 6.5% vol.
Bicchiere: pinta
Servizio: 8-10 °C

2 Commenti

  1. Caro Simone, apprezzo tantissimo il tuo stile forbito, ma non capisco per quale assurdo motivo ti ostini a usare anglicismi aberranti come “grist bill” e “hopping process”. Mi fanno venire l’orticaria :D !
    E poi un’altra cosa: cerca di esprimere un giudizio più netto sulle birre che assaggi. Leggendo le recensioni, sembrano tutte buone e degne di essere acquistate. Ma non credo sia così…

  2. Ciao, Michele. Ecco di seguito la mia risposta alle tue considerazioni

    Il lessico: in genere ricorro a vocaboli o perifrasi tratte da altre lingue quando mi servono per evitare ripetizioni, ad esempio di termini che tendono a ricorrere con grande frequenza, come luppolo, mosto, malto, amaro, aroma…
    Peraltro ci sono espressioni in inglese (o in altre lingue) che mi piacciono di per sé.

    Il giudizio: in effetti recensisco solo birre
    che mi siano piaciute. Le altre, semplicemente, le rimando a un successivo ulteriore assaggio.

    Simone