Orizzonti birrari: l’Argentina e le sue tipologie
Oltre all’Europa, oltre l’Oceania, oltre agli Stati Uniti, dove si trovano i fronti sui quali opera il movimento brassicolo artigianale internazionale? Praticamente ovunque, anche in territori ai quali meno immediatamente vien da pensare. Magari perché nell’immaginario collettivo li si percepisce come legati principalmente al vino; oppure, parlando di pinte, perché li si considera feudo monolitico delle grandi multinazionali del settore. Ebbene, spesso, né l’una, né l’altra valutazione risultano del tutto vere; e dunque, all’ombra di bandiere sotto le quali non si è abituati ad assumere l’idea dell’esistenza di un microbirrificio, ne troviamo invece una discreta varietà. E addirittura, in qualche circostanza, troviamo tipologie tipiche, riconosciute come originale espressione di quell’ambiente nazionale, con tanto di consacrazione nelle Styles Guidelines del Bjcp.
E’ il caso dell’Argentina, la quale per esempio, vanta ben due stili identitari formalmente approvati nonostante i poco più di 200 marchi artigianali attivi nel Paese. La prima si chiama Dorada Pampeana ed è simile a una Usa Blonde Ale americana (gradazione massima 5.5%, fermentazione presieduta da lieviti neutri: ceppi britannici, americani o da Kölsch), dalla quale però differisce in ordine alla non prevista facoltà di utilizzare frumento. L’impasto ammette solo malto Pils o Pale, con piccole quote di caramello; e dopo l’ammostamento, in bollitura si applica luppolo statunitense (di norma Cascade), fino a estrarne non più di 20-22 Ibu. Tra gli esempi riferibili, la Criolla (4.2 gradi) firmata da Nuevo Origen a La Reforma.
Il secondo stile gaucho risponde al nome di Ipa Argenta, ed è una versione locale delle American Ipa, che prevede una miscela a base di malto Pale, integrabile con del caramello e fino al 15% di frumento, anche crudo. Quanto allo hopping regime, i tralci ammessi al progetto sono d’allevamento nazionale: sia, però, di varietà importate (gli yankee Cascade e Nugget, il tedesco Spalt, l’inglese Bullion o l’australiano Victoria); sia di cultivar autoctone, come il Mapuche, dall’amaro delicato e dall’olfatto intonato all’ananas.