Nuove birre: Duvel Tripel Hop 2015, Oceano, Cavaldonato, Yanqui, Skianto, Sister Bitch
L’estate porta con sé alcune novità in campo birrario, sul fronte interno come su quello estero. Cominciamo da qui, dal panorama internazionale: con il battage in corso, da parte del marchio belga Duvel Moortgat, della nuova edizione della Duvel Tripel Hop, etichetta spin-off della classica Duvel (l’ammiraglia della brouwerij di Breendonk) di cui rappresenta una variazione sul tema, ogni anno diversa e brassata in tiratura limitata. La versione elaborata per il 2015 ha, come peculiarità, quella di affiancare in fase di luppolatura, alle varietà utilizzate appunto nella ricetta primigenia (Saaz e Styrian Golding), una tipologia di provenienza statunitense: si tratta dell’Equinox, coltivato sui clivi della Yakima Valley, nello Stato di Washington, il cui contributo – recepito anche in dry hopping – apporta una frizzante nota speziata, pepata in particolare.
Ma non è tutto: tornando in Italia, infatti anche molti marchi già attivi da tempo, e anzi ben affermati, esibiscono un attivismo particolarmente frizzante, in queste settimane. Gli umbri di Birra Eremo (Capodacqua d’Assisi, Perugia) hanno appena lanciato ad esempio la loro Summer Ale, battezzata in pieno stile balneare: si chiama Oceano e nasce come un vero divertissement brassicolo, mettendo in campo una ricetta che si avvale, insieme, di luppoli in parte australiani e in parte tedeschi di nuova generazione. Il profilo olfattivo? Manco a dirlo, un mix di tonalità agrumate e fruttate, queste ultime orientate con decisione alle polpe esotiche. Mentre il palato vive di asciutta freschezza, offrendo una beva resa agile dal nervoso finale amaricante.
Da una proposta decisamente in linea con le tematiche sensoriali stagionali ad un’altra, invece, giocosamente provocatoria. Il sole martella? Sei asfissiato dalla calura? Lo slogan della nuova birra di cui stiamo parlando è: aspetta sera e fatti una pinta di quelle che ti stendono definitivamente. Sembra questo il sottotesto che accompagna l’esordio di Cavaldonato, la prima collaboration label lanciata da due griffati birrifici toscani, quello del Forte (Pietrasanta, Lucca) e il Clandestino (Livorno): i rispettivi brewer, Francesco Mancini e Pierluigi Chiosi, hanno infatti dato vita a una Belgian Ipa, tanto poco usuale nel colore (un mogano caldo e profondo), quanto poco diplomatica nella gradazione, che svetta a quota nove. La base (malti e lieviti) è sostanzialmente data dalla Regina del Mare, la possente Strong Belgian Dark Ale del marchio versiliese; il protocollo di luppolatura segue le tracce della Ri’appala, fortunata American Ipa della scuderia labronica, personalizzando però la selezione delle varietà, tra le quali spiccano Mosaic e Simcoe. Tra caramello scuro, frutta disidratata (prugne) e matura (mango), agrumi (chinotto) e resine, il contenuto etilico di questo siluro solca l’aria e colpisce come un ordigno silenzioso ma letale. Nata come one shot, passerà in disponibilità fissa, sotto le insegne livornesi del Pbc.
Passiamo in Lombardia, dove giocando con il vocabolario e lo slang spagnoli, si presenta con il nickname di Yanqui – ovvero yankee – la prima American Pale Ale a uscire dalle officine Extraomnes. Assolutamente in linea i dati anagrafici e sensoriali relativi ai valori cardine: 5.5 i gradi alcolici, fruttato vivace che rimanda al mandarino e alla frutta tropicale, nota resinosa, corpo leggero e bevuta facile in stile Extraomnes.
Infine, una raffica di debuttanti firmate Toccalmatto e figlie del nuovo impianto. La prima è la Skianto: Session e Carnazza, una Session Ipa con varietà di luppolo innovative, il tedesco Huell Melon e, dagli Usa, l’Equinox già citato per la Duvel Tripel Hop 2015. Una low alcohol – tanto aroma, grande beva e finale bitter – dedicata all’epopea degli Skiantos e al loro leader, Roberto Freak Antoni. La seconda, Sister Bitch, è l’ultima nata nella serie, appunto, delle Sisters, linea di birre di frumento alla frutta: elemento che, nella fattispecie, è rappresentato dall’anguria, per un profilo tipicamente estivo. La terza risponde al nome di Vecchio Bruno e si qualifica come Sour Emilia Red Ale: fonti d’ispirazione, le Vlaams Rood Bruin (com’è facile capire) e l’aceto balsamico; il resto è una lunga gestazione che parte dalla saba, il tradizionale mosto cotto, e procede attraverso una paziente permanenza in botte, a sviluppare la sua spiccata acidità acetica.
E non è finita perché il pentolone microbrassicolo, in costante ebollizione, si appresta a fase saltare sulla scena quella che si dichiara come la prima birra del Gargano: una new entry pugliese, dunque; che ha i propri natali a San Nicandro (Foggia), su iniziativa del marchio locale Gargantua (pensato e costituito da Vincenzo Vocale); e che prende il nome di Terrazzana, ovvero qualcosa come figlia della terra, paesana. L’idea di fondo che la ispira è infatti quella di valorizzare il contesto zonale, le sue ricchezze e le sue unicità: un principio che si concretizza nell’impiego, in cottura, di agrumi tipici dell’area (limone e bergamotto), nonché dell’avena a fianco del basilare malto d’orzo.