Live Beer, la nuova frontiera delle Real Ale per BrewDog
Tra cask (la botticella per la spillatura a pompa) e keg (il fusto pressurizzato), spunta la terza via alle Real Ale. Una strada aperta da Brew Dog, visto che il marchio scozzese ha appena annunciato il brevetto, e il contestuale lancio, della sua prima birra (una Dead Pony Club), confezionata e messa in mescita (in tutti i BD Bar del Regno Unito) mediante il sistema battezzato Live Beer.
L’obiettivo dichiarato dal birrificio scozzese era quello di evitare gli inconvenienti del cask, come l’ossidazione del contenuto, la rapida decadenza sensoriale, la corta shelf-life specie a basse gradazioni alcoliche, la dipendenza dalle cure di publican (non sempre all’altezza della delicatezza del prodotto). Come? La soluzione elaborata a Ellon è, in sintesi, questa: fermentazione in tino senza pressione sommitale; centrifugazione soffice per eliminare i residui di luppolo; infustamento, rifermentazione e carbonazione in key keg mediante aggiunta di lievito in misura di oltre 2 milioni di cellule per millilitro (in un ambiente immune contatti con l’ossigeno e privi di aggiunte artificiali di CO2); spillatura a 9,5 gradi, da beccuccio con sparkler applicato. In poche parole, secondo il noto esperto birrario Pete Brown, il suggestivo piacere del cask unito alla qualità e alla maggiore tenuta del keg.
Chissà se con questa mossa Brewdog riuscirà a conquistare le grazie dei tradizionalisti anglosassoni, come il Camra (associazione con la quale il birrificio ha avuto in passato diversi screzi), o invece alimenterà il disappunto dei puristi del cask?
Proprio vero, la fermentazione in tino è quella che preferisco, la migliore in assoluto secondo me.