Hall of Fame. Capitolo XXXVII. New Belgium Hop Tart Sour IPA
Altro giro, altra corsa, nella nostra Hall of Fame, l’ideale galleria le cui pareti raccolgono i volti delle birre aventi le credenziali per poter assurgere a capostipiti di una nuova tipologia, la cui genesi e definizione ha poi preso le mosse anche da quell’etichetta, diciamo così, matriarca. Ebbene, nel nostro zigzagare attraverso il tempo (tra stili archeologici, tradizionali e moderni), stavolta premiamo il tasto del fast forward e ci spingiamo nella dimensione della piena contemporaneità, cercando di indagare gli albori di uno dei tanti e tanti sottogeneri fioriti sul tronco delle India Pale Ale in versione americana: quello delle Sour Ipa. Prodotto entrato piuttosto rapidamente nel novero degli usi e costumi quotidianamente praticati da produttori e consumatori, le varianti acide della genealogia a stelle e strisce (estremamente prolifica) inaugurata dalla Anchor Liberty Ale si affacciano sulla scena a partire dalle battute nel 2015. È in quelle settimane, o ancor meglio nei messi successivi ad esse, che si comincia a parlare da un lato di Brett Ipa (con inoculo controllato cioè di lieviti selvatici a fini non necessariamente legati all’affossamento del pH); e dall’altro – questa la designazione inizialmente adottata – di Tart Ipa, nel loro caso, sì, intenzionalmente caratterizzate da un’esplicita curvatura gustolfattiva di tipo acre. Stando alle fonti disponibili, il primo marchio a muoversi consapevolmente in tale direzione (fin dal principio orientata dall’impiego di lactobacilli secondo la tecnica del kettle-souring) – o almeno il primo a uscire sul mercato dopo essersi mosso consapevolmente in tale direzione – è stato quello statunitense della New Belgium Brewing, a Fort Collins, in Colorado. Le cui officine varano, appunto nel 2015, la Hop Tart (malto Pale; in gettata Nelson Sauvin, Galaxy, Experimental 522), presentata come Sour Apa ovvero uno spin-off (a inclinazione fruttata) del tipico canovaccio American Sour.
Di lì a poco altre firme battenti la bandiera dello Zio Sam – come la californiana Almanac di San Francisco, lanciando la serie Hoppy Sour, ognuna monoluppolata – avrebbero imboccato il medesimo percorso: lungo il quale trovando via via molti altri compagni di strada, non solo in ambito connazionale, ma sull’intero scenario globale.