Birra e bicchieri: il Pilsner glass
E’ la sagoma più frequentemente associata alla chiara di Plzen: sì, il Pilsner tapered glass o più semplicemente Pilsner Glass. Dal punto di vista strutturale, un’architettura molto semplice, priva di stelo (o con stelo cortissimo), ma con piede robusto; a sostenere un fusto che si allarga, salendo verso la sommità (ma con minimo aumento graduale del diametro), e che arriva a contenere mezzo litro di birra come massima capacità (le capienze alternative sono i 20, i 30 e i 40 centilitri). Sul piano della funzionalità orientata alla valorizzazione organolettica, la sua corporatura sottile favorisce il passaggio della luce mettendo in evidenza le caratteristiche di vivacità cromatica, di trasparenza e di limpidezza tipiche della tipologia brassicola alla quale questo modello è stato consacrato. Inoltre la ridotta dimensione della colonna e la sua tendenza a svettare verso l’alto agevolano la formazione di un bel colletto di schiuma, la cui compattezza ne allunga la durata.
Quanto al profilo storico, le origini ipotizzate (e in questo caso poggianti su una ricostruzione che trova riscontro nell’evidente affinità morfologica tra i due disegni) rimandano – come nel caso dei weizenbecker, dei tulip lager glass e dei pokal – al waldglas medievale. Il Pilsner glass ne sarebbe un discendente diretto; l’elemento di curiosità sta nel fatto che, sebbene piuttosto precocemente accostato alla sua birra d’elezione, in realtà non è riuscito a imporsi se non a partire dagli anni Trenta del secolo scorso. E’ stato infatti solo con l’avvento dello stile liberty che questo bicchiere ha trovato terreno adatto a farsi apprezzare appieno, tanto da diventare un classico e (alla prova dei fatti) un sempreverde.
Le sue angolosità essenziali, la sua forma affusolatamente femminile, la sua algida eleganza filiforme e la sua silhouette vagamente assimilabile a quella di una sigaretta (oggetto culto di quel periodo) si sono rivelate infatti armi formidabili nel colpire la sensibilità estetica allora dominante.
Riavvolgendo idealmente il nastro della storia, probabile modello di transizione tra il waldglas e il tapered glass è il Pasglas, diffusosi sempre nel Nord Europa lungo i decenni del Seicento, di forma sostanzialmente già identica al pronipote attuale, possedeva la particolarità di un fusto cerchiato da anelli in metallo ad altezze tali da indicare stesse quantità di birra. Era infatti usato per giochi di società in cui ogni concorrente, ricevendo il bicchiere da chi lo aveva preceduto e passandolo al successivo, doveva bere né più né meno di tutti gli altri. Tornando al presente, il tapered glass rappresenta una dei pochi disegni la cui fruizione è legata essenzialmente a un’unica tipologia birraria (sebbene se non disdica la sua applicazione a Lager anche meno caratterizzate e pregiate della Pils); e tra le interpretazioni modernizzanti, merita una menzione quella priva di piede, sostituito (nella funzione d’appoggio) da una contro-svasatura ad allargare verso il fondo (colonna contro-biconica: la costruzione corrisponde a due tronchi di cono uniti per le rispettive basi minori).