Vergine di Norimberga di Boia Brewing
Ispirata nel nome – come le altre etichette della casa – a uno strumento di tortura tra i più atroci, la Vergine di Norimberga, rende a dovere l’idea, messa in campo dal marchio piemontese Boia Brewing, di una grafica e di una comunicazione volutamente ficcanti. Il corpo a corpo con la birra racconta, poi, tutta un’altra storia, ovvero l’incontro, assolutamente non sanguinoso, con l’interpretazione di un canovaccio stilistico oggi particolarmente gettonato in Italia, quello delle Keller Pils.
La ricetta, imperniata attorno a una luppolatura cui provvede una coppia di varietà tedesche qui assai affiatate (il Rottenburger e lo Hallertauer Mittelfrüh), si traduce in una mescita dal luminoso colore paglierino, la cui tonalità piena è sostenuta dagli spessori di una diffusa velatura; e la cui tonalità trova il complemento naturale in una schiuma bianca piuttosto copiosa, fitta e durevole. Il naso, di forte solidità identitaria, parla di pane appena informato, miele chiaro, erba tagliata e fieno, fiori (begonia, tulbaghia) e accenni minerali; la bocca prosegue la narrazione affidandola a una corporatura e a una taglia alcolica (4.8) entrambe leggere, a una carbonazione spigliata, a un iter palatale prima rotondo poi via via più asciutto, a un taglio conclusivo di risoluta amaricatura. Il tutto in una cornice di freschezza e d’equilibrio: martirio felice.
Vergine di Norimberga di Boia Brewing
Nazione: Italia
Fermentazione: bassa
Stile: Keller Pils
Colore: paglierino
Gradi alcolici: 4.8% vol.
Bicchiere: biconico
Servizio: 6-8 °C