La statunitense Sierra Nevada si fa notare in questi giorni per l’uscita della sua stagionale collezione autunno-inverno: la Celebration Ale (America Ipa da 6.8 gradi alcolici prodotta con coni appena còlti di Chinook, Cascade e Centennial, gli ultimi due usufruiti anche in modalità dry). In tema di harvest, mette “i puntini sulle i” su una questione di particolarità produttiva che potrà sembrare pignoleria, ma che – considerato quant’è sensibile il tasto dei luppoli (e delle specificità tecniche ad essi applicate) – non può evidentemente essere derubricata a “lana caprina” in modo così sbrigativo. Qual è il punto? L’argomento campeggia in bella evidenza sulle pagine del sito della beer company di Chico.
Si tratta di distinguere – possiamo così riassumere il pensiero dei californiani – tra fresh hopping (qual è appunto il caso della Celebration) e wet hopping. La seconda pratica prevede l’impiego di fiori non asciugati, prelevati dai filari e da qui spediti in sala cottura entro 24 ore. Il primo processo di lavoro consiste invece nell’utilizzo di luppoli essiccati: ma “i più freschi” tra questi, provenienti dai campi in genere entro i sette giorni dopo la raccolta. Una precisazione che, come minimo, rende merito allo scrupolo di accuratezza, nell’informazione verso l’esterno, mostrata da Sierra Nevada. Tornando alla birra, la celeberrima Fresh Hop Ipa (secondo dicitura in etichetta, nell’edizione corrente) spegne quest’anno le 34 candeline: ma continua e continuerà a spandere, intatte, le sue fragranze agrumate e pinose.
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