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Starship del birrificio L’Olmaia

Birra delle radici. Così ci piace introdurre e rappresentare la Starship: etichetta con la quale il marchio valdorciano L’Olmaia, e il suo “alchimista di sala cottura” Moreno Ercolani, vanno alla ricerca di sensazioni originarie, primigenie, esplorando senza reticenze, senza tirare mai indietro il piede, tutto il territorio sensoriale plausibile (fino ai confini più estremi) dello stile Bitter. E’ inglese nel midollo, la bimba, con quelle sensazioni un poco funky, un poco “pub popolare”, che rendono gli odori (i profumi, secondo il punto di vista dei fautori del genere) di legno toccato da centinaia di mani, di moquette calpestata da migliaia di piedi, di spillature a pompa fin che ce n’é, in barba al contatto con l’aria. Un progetto evidentemente retrò, che punta agli antipodi rispetto al pensiero dominante del luppolo americano; e che cerca emozioni amaricanti puntando tutto su tonalità terrose, vegetali, soprattutto erboristiche.

Il colore è un ambrato già profondo, che tende al nocciola, la schiuma giusta nelle quantità, di grana fine e apprezzabile nel resistere. Gli aromi, chiusi inizialmente, si aprono però presto su temi maltati (caramello, biscotto, crosta di pane) e di frutta secca (noce, nocciola, mandorla), concedendo appena una venatura di fruttato (nelle specie della mela e della sua buccia). In bocca, l’entrata è goliardica, festosamente chiassosa: palpabile ma evitando la rotondità, giusto per dare un tocco di spessore, prima di correre a precipizio (solo 4.5 i gradi alcolici) verso un finale hoppy che esplode, diffondendo (per minuti e minuti) le stesse suggestioni da infusi d’erbe già catalogate al naso. Dura e pura: così piaceva all’Olmaia.

Starship del Birrificio L’Olmaia

Fermentazione: Alta
Stile: Bitter
Colore: Ambrata
Grado alcolico: 4,5% vol.
Bicchiere: Pinta
Servizio: 8-10°C