Santa Julienbach del Piccolo Birrificio Clandestino
Un omaggio, dichiarato e palese, al mito intramontabile di Rodenbach e in particolare all’ammiraglia Grand Cru (“la suprema”, come ama dire il birraio del Pbc, Pierluigi Chiosi). C’era una volta, e c’è ancora, Santa Giulia, una delle etichette bandiera del marchio livornese: una di quella con cui i “clandestini” hanno iniziato la loro avventura, nel 2010. Brown Ale di carattere e di buona taglia alcolica (sul 6%), ha accompagnato e scandito la crescita dell’attività fino a quando, proprio a lei, è stato affidato l’onore e l’onere di sperimentare una strada mai battuta fino ad allora: la maturazione in legno a fini di acidificazione. Una piccola quantità, come non molte erano le barrique da utilizzare: bolgheresi, di proprietà Guado al Tasso, utilizzate in precedenza alcune per il supertuscan omonimo (blend di vitigni internazionali a bacca rossa), alcune per il Camillo (Vermentino in purezza, vendemmia tardiva). La birra base ha dimorato per 2 anni e mezzo, in queste botticelle: il cui contenuto è stato poi miscelato (per garantire omogeneità al lotto) e quindi confezionato in keg e bottiglie, previa aggiunta di zucchero e lievito (normale, ad alta) in funzione rifermentativa.
Diciamo subito che il risultato non è un clone di Rodenbach: ed è un bene, perché sarebbe comunque stato un tentativo. No, questa “Leghorn Red Sour Ale” ha una personalità sua. In primis perché il rovere, pur di quarto passaggio (tre per i vini di cui si è detto; più uno già in birrificio, per l’affinamento del Barley Wine “Fortezza”) ha ugualmente apportato cospicue cessioni di sostanze aromatizzanti (vaniglia, cannella, tabacco) e di quote tanniche. E ciò, sommato a una curvatura ossidativo-liquorosa assai decisa, rende il profilo della birra più morbido e meno acetico di quanto ci si sarebbe potuto aspettare: spiccano tra l’altro note cremose da yogurt alla ciliegia, da prugna sotto spirito; oltre a una curiosa arancia candita. Poi, sia chiaro, l’aceto c’è: ma in versione balsamico; e le stesse altre tonalità wild, il lattico (già evocato) e il brett (i legni non hanno conosciuto lavaggio) risultano alquanto addomesticati. Note selvatiche un poco più impegnative (pelliccia, animale) affiorano al palato; così come una puntura d’amaricante, ereditata dalla Brown Ale originaria. Insomma, una Vlaams Rood… in sala tirrenica; di cui è già in cantiere la seconda generazione.
Santa Julienbach del Piccolo Birrificio Clandestino
Fermentazione: Alta
Stile: Sour Ale
Colore: Granato
Gradi Alcolici: 6.5% vol.
Bicchiere: Calice a chiudere
Servizio: 8-10 °C