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Ava Zer, la birra curda osteggiata dall’Isis

ava zerQuando un popolo è privo di uno Stato, si affida inevitabilmente anche ad alcuni simboli per esprimere, alimentare e non disperdere il senso della propria identità. Simboli talvolta di alto valore ideale, talvolta coincidenti con figure storiche, talvolta portati a materializzarsi nella forma di iniziative tese a incidere concretamente sul presente: di carattere spesso politico o culturale, ma in altre circostanza di natura diversa, magari economica.

E’ il caso della birra Ava Zer, espressione che significa “acqua d’oro” nella lingua curda: si tratta infatti di una lager (da 4.8 gradi) che è brassata nella Repubblica Ceca (a Zatec), ma appunto da imprenditori curdi (Rekûpek è il nome del gruppo); e che è pensata come prodotto espressamente dedicato alla porzione irachena del Kurdistan: regione storica dotata di omogeneità antropologica, ma priva di unità politica e frammentata tra varie Nazioni mediorientali, principalmente Turchia, Siria, Iraq e Iran. Ora, il punto è che la sua commercializzazione nel mercato di destinazione è messa a rischio: perché le rotte della distribuzione attraversano i territori dell’Irak che oggi sono in mano allo Stato islamico dell’Isis; e su merci quali alcol e sigarette il “Califfato” ha posto il proprio divieto, stabilendo pene severe per chi trasgredisce. “Stanno distruggendo un sogno”, dichiara, Jasour Nujen, ideatore del progetto Ava Zer: “Per il timore dei militanti, nessuno è più disposto a trasportare le mie birre in Kurdistan”.