Nuove birre da oltre confine: Thornbridge, Brewdog e altri
Come di consueto, per gli amanti delle novità, torniamo a segnalare le birre di prossima o recente uscita provenienti dall’estero.
Partiamo dalla Scozia, dove la Innis & Gunn, agli onori delle cronache in questo periodo per aver recentemente acquisito il marchio connazionale Inveralmond, firma la Fired Oak, una Scotch Ale dorata, intensa, da 7 gradi maturata in legno e dagli intensi connotati boisé, che arricchiscono il profilo maltato e alcolico tipico della categoria d’appartenenza. Stessa bandiera, ma condotta produttiva e di marketing agli antipodi: parliamo di BrewDog, con in vetrina due referenze. La prima va ad ingrossare le file della collezione acida.
Semplice il nome, Sour Cherry, ma non troppo il suo carattere, dotato di note aspre, e di aromi oscillanti tra note riconducibili al frutto cardine (la ciliegia) e alle bacche di bosco in generale. L’altro primo piano è per la new entry nella serie Abstrakt: la Ab:20 viene definita dalla ciurma di Ellon la nostra interpretazione del tiramisù italiano. In sostanza un Barley Wine brassato con caffè, avena e latte; stile dichiarato American Strong Ale, gradi alcolici 14,2: boom!
Restiamo, anche se con un solo piede, in Gran Bretagna. In collaborazione con Thornbridge, la Brouwerij ‘t IJ, olandese di Amsterdam, si cimenta con uno stile oltreoceanico, quello delle American Wheat, con la sua Summer Ale da 5 gradi e 6 (mica tanto estiva, alla fine), ambreggiante nel colore, tropicheggiante nell’aroma, in bilico tra acidulo e amaricante nel fin di bocca.
Quasi sospinti da quest’ultima presentazione, attraversiamo l’Atlantico per approdare idealmente in America. Anzi, ci spostiamo a Ovest fino in California, code ad Anheim, il marchio The Bruery si sbizzarrisce con un esperimento che gioca però, in questo caso (curiosa inversione di prospettive rispetto al prodotto precedente), con le tipologie della vecchia Europa. La premessa progettuale è una sorta di what if letterario applicato agli stili birrari: cosa sarebbe successo se le Farmhouse Ale, anziché nascere e crescere tra Belgio e Francia, si fossero sviluppate (ed evolute) sempre in Belgio, ma al confine con la Germania? Ed ecco il risultato dell’esercizio ucronico, la Terreux Saixon (come dire, Saison… sassone), 6 gradi e 7 di alta fermentazione provvista dei lineamenti funky tipici del genere (con tanto di inoculo di Brett), ma caricata di luppoli teutonici di ben tre generazioni: il tradizionale Hallertau Mittlefruh, l’Opal in rappresentanza della seconda ondata, i modernisti Mandarina Bavaria e Hallertau Blanc.