Millantata identità monastica: il caso Leffe
Chi di spada colpisce, di spada perisce… o almeno rischia di esserne ferito dalla lama. Il proverbio è noto, l’allusione presto svelata: ci si riferisce all’ormai quotidiano stato di belligeranza tra i birrifici artigianali e le birrerie industriali, queste ultime spesso inclini a percorrere le vie legali per stoppare o intimidire i rivali della sfera craft, quando abbiano l’impudenza di utilizzare (o anche solo evocare) nomi, definizioni e termini che i mega-produttori considerano di loro esclusiva proprietà. Ebbene, una volta tanto, nei panni di chi riceve la lettera dell’avvocato troviamo invece proprio uno dei colossi dell’economia brassicola mondiale: anzi, il colosso, nel senso del maggiore tra tutti gli altri, per dimensioni e volumi sfornati. Già, perché il marchio imputato è quello della Leffe; e i suoi titolari sono i signori di AB InBev, storico tirannosauro del settore, da pochi mesi ingigantitosi ulteriormente con la deglutizione del’ex rivale Sab Miller.
Ma cos’è successo, di preciso? Che Henry Vasquez, un oculista americano (di Miami), ha mosso alla regina delle macro labels l’accusa di pubblicità ingannevole, alla luce di come (secondo il suo punto di vista) la grafica e le diciture della linea Leffe inducano il consumatore a credere di trovarsi di fronte a birre di provenienza autenticamente abbaziale, mentre escono dal grande stabilimento della Stella Artois a Lovanio. Quali gli elementi incriminati? I contenuti di una campagna promozionale che recita quanto segue: …elaborata e perfezionata da monaci belgi nel 1240 e arrivata fino a noi attraverso 750 anni di tradizione belga. Il tutto, per giunta, disonestamente condito anche dall’immagine del campanile monastico riprodotto in un’etichetta che, al contrario, non fa menzione alcuna dell’impianto fiammingo di effettivo brassaggio.
Direte: vabbè, t’immagini che brividi può mettere un ottico della Florida ai padroni di un impero commerciale di quelle proporzioni? Ecco: attenzione agli errori di sottovalutazione. Se infatti il Don Chisciotte in questione abbattesse il mulino a vento di turno, la conseguenza potrebbe essere una class action tale da coinvolgere chiunque, negli Stati Uniti, abbia bevuto una Leffe da quattro anni a questa parte…