Attualmente c’è uno tsunami continuo di nuovi birrifici e nuove birre che coinvolge tutto il mondo, e a volte, in realtà il più delle volte, se è sicuro che il numero aumenta, è difficile capire il valore aggiunto in termini qualitativi apportato da questo fenomeno. Questo accade anche in Belgio, anche se in misura proporzionata rispetto ad altre nazioni: un +30 birrifici nuovi all’anno che spinge il totale oltre quota 270. Fortunatamente, il ritmo sta rallentando e le aperture diventano meno frequenti. Ad essere onesti, molti di questi nuovi arrivati rilasciano birre con una frequenza incredibile. Zythos, l’organizzazione gemella belga di MoBI e Unionbirrai, cerca di tenere traccia di quanto accade, ma è un duro lavoro.
Per esempio hanno registrato oltre 750 nuove etichette soltanto nei primi tre mesi dell’anno! In altre parole, statisticamente, è come se ogni birrificio belga lanciasse una nuova birra al mese. Impossibile per un amante della birra rimanere aggiornati e assaggiarle tutte. Inoltre, personalmente, non aspetto trepidante una nuova tripel belga o l’ennesimo clone (neanche fatto bene poi) di un IPA americana, quindi non cerco ansiosamente di mettere le mani su nuove cose da assaggiare o da valutare/commentare. Sono molto più propenso nella stesura di questo articolo ad utilizzare un approccio che Peter Crombecq ha già usato nel 1996 con il suo libro “Birre speciali provenienti da Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo che devi aver provato!”. L’idea che sta alla base del libro è quella di segnalare soltanto quelle birre di qualità comprovata, i cosiddetti “classici”, oltre a birre recenti ma che comunque sono a giro da un tempo minimo (diciamo più di un anno), necessario per aver ricevuto il plauso della critica e per aver dimostrato costanza. In questo modo deluderò i geek che dovranno rinunciare a pezzi unici acclamati, ma eviterò così facendo alcune birre nate più per impressionare che per essere bevute, facendo risparmiare un sacco di soldi in prodotti che non sono neanche la fine del mondo.
Per rispondere alla domanda “quali sono le birre più rappresentative”, seguirò le orme di Peter, partendo con alcuni stili che hanno reso famoso il Belgio. Sto pensando alle Trappiste, alle Geuze, alle Flemish, alle Oud Bruin e alle Saison. Partendo dalle birre trappiste devo ricordare che questa dicitura non individua un vero e proprio stile (le birre vanno dai 4 ai 12 gradi alcolici, dal color paglierino a tonalità molto scure, ecc.). Eppure, quasi tutto ciò che fanno i birrifici Trappisti è iconico. La mia preferita di tutti i tempi è l’Orval: facile da bere e complessa. L’unico produttore di birra che mette sull’etichetta la data della bottiglia e la data di scadenza (5 anni), consentendo al consumatore di stabilire a quale età preferisce stapparla. In effetti, il gusto cambia abbastanza marcatamente con l’evoluzione in bottiglia. All’inizio la birra è luppolata, e gradualmente il lievito brettanomyces prende il sopravvento e finisce per dare un’impronta terrosa e animale.
Un’altra birra imprescindibile è la Westmalle Tripel. È la madre delle Tripel, poiché mostra la strada di come deve essere fatta una buona tripel: ben caratterizzata dal lavoro del lievito (ad esempio un tocco di banana), deve mostrare allo stesso tempo un perfetto equilibrio tra dolce e amaro (32 IBU). Se hai mai avuto la possibilità di provare la tripel direttamente dal serbatoio, allora avrai capito di cosa sto parlando e di quanto sia importante quell’equilibrio. Infatti, l’amaro è 36-37 IBU quando ancora la birra è in produzione, un valore troppo alto che per fortuna poi diminuisce gradualmente prima di essere imbottigliato. Terza birra trappista che è considerata una bandiera belga è la Rochefort 10. Superba birra scura, forte, pericolosa con i suoi 11,3% alc., dolce, ma senza mai apparire stucchevole. Ottima in abbinamento, soprattutto con i dessert a base di cioccolato. Ovviamente ci sarebbe anche Westvleteren da menzionare per l’assoluta qualità, ma non è certo facile trovare queste birre a giro.
In questa nostra lista impossibile dimenticare le birre sour, ovvero i Lambic. Ovviamente sto parlando delle acide autentiche, non di quelle sour che usano espedienti e scorciatoie per diventari tali, di quelle sour che riescono ad emozionare per il loro carattere ma anche per la loro eleganza. Infatti, ci sono sempre stati birrai/assemblatori che hanno realizzato versioni molto acide (Cantillon nei decenni passati, oggi Hanssens) che risultano gradevoli soltanto a palati, e a stomaci, estremi. Personalmente preferisco versioni più equilibrate. Alcuni grandi esempi: Boon Mariage Parfait, tutte le 3 Fonteinen, Oud Beersel Oude Geuze, Tilquin Oude Gueuze (in bottiglia). Qualcuno avrà notato che tra le Gueuze manca il nome di Cantillon, ma, nonostante la riconosciuta validità del marchio, assolutamente da provare, ho preferito suggerire nomi simbolo più facilmente rintracciabili.
Vivendo a Kortrijk, non posso certo dimenticare le Flemish e le Oud Bruin. Prima di parlare di etichette voglio sottolineare come stiamo parlando di due cose diverse: le prime sono birre invecchiate in legno e sono marcate da acido lattico e acetico, mentre le seconde non sono invecchiate in legno e presentano un profilo acido/dolce più equilibrato con un tocco brettato più lieve. Tra le Flemish particolarmente deliziose e rappresentative troviamo la Rodenbach Grand Cru e Cuvée des Jacobins di Omer Vander Ghinste.
Tutti conoscono la mia mania internazionale sulle Saison. Per i belgi però la Saison non è uno stile specifico, dato che tutte le birre dei tempi antichi venivano prodotte in maniera stagionael (al più presto da settembre fino ad arrivare al più tardi ad aprile) per evitare contaminazione sgradite. Ma oggi si sta abusando di questo termine. Sarà perché è facilmente pronunciabile in tutte le lingue e ha un bell’effetto fonetico, ma tutti si sentono in diritto di chiamare qualsiasi birra Saison. Un esempio: la Trinity Brewing Company di Colorado Springs era solita chiamare tutte le loro (oltre 40 referenze annue) con il termine “saison”. Per quanto mi riguarda, se penso ad una Saison, mi piace immaginare una birra che preveda anche l’uso di ingredienti locali di stagione. Ecco perché sono un grande fan della Saison di Cazeau, che usa il sambuco raccolto nelle vicinanze della casa colonica/birreria. Se i fiori di sambuco fioriscono tardi, la birra uscirà in ritardo. E quando è fresco, il fiore di sambuco risplende davvero nella birra. Un altro tipico esempio è la Saison di Fantome. Danny Prignon produce (molti) tipi diversi di birra con ingredienti locali. Anche se sono un fan, devo dire che è sempre una sorpresa quando si apre una bottiglia, e non si sa mai al 100% cosa aspettarsi.
A parte questi esempi, merita menzione anche la birra che è considerata in tutto il mondo il riferimento dello stile, ovvero la Saison Dupont, una grande birra (anche se ci sono stati alcuni problemi quando è stata implementata una nuova attrezzatura per la produzione), con un bel profilo amaro e una buona esterificazione. Tuttavia, se ne ho l’opportunità, di Dupont sceglierò sempre Avec les Bons Voeux che preferisco alla loro saison, dato che è molto più ricca e complessa.
Questi sono i miei must belgi suddivisi per stili. Accanto a questi, ci sono birre che sono state sul mercato per qualche tempo e hanno dimostrato il loro valore, senza essere riconosciute come tradizionali in Belgio. Sto pensando a birre ben luppolate ma equilibrate. Le puoi trovare ovunque di questi tempi. Tuttavia, due birrifici belgi hanno aperto la strada facendo birre luppolate bilanciate senza eccessi e senza tuffarsi nelle mode. Il primo è De Ranke, che ha fatto birre coerenti e ostinate, tra cui XX Bitter, Saison de Dottignies, Guldenberg, ecc. Mi piace molto il loro approccio che consiste nel lavorare un lungo periodo per perfezionare la ricetta della birra prima di lanciarla sul mercato. Questo mi porta ad un altra mia birra preferita da sempre, la Taras Boulba della Brasserie de la Senne. Dal momento che entrambi i birrifici hanno aperto la strada a questo tipo di birra in Belgio e non solo, altri ne hanno seguito l’esempio.
Con l’eccezione di alcune trappisti, non ho menzionato nessuna birra scura. Non è che non mi piacciono ma non è facile mettere “la birra scura belga” in una categoria, principalmente a causa del fatto che i birrai belgi ne hanno fatte di tutti i tipi, sicuramente anche copiando alcuni stili di birra stranieri. Ne approfitto per mettere una birra sotto i riflettori: la Hercule della Brasserie des Légendes (in origine una birra della Brasserie Ellezelloise, rilevata dalla Brasserie des Géants), una perfetta e forte stout (9° alc.) con caratteristiche tipiche belghe.
E per ultimo, ma non meno importante, mi piacciono alcune fantastiche interpretazioni delle birre statunitensi, il che comporta usare il luppolo americano. Qualche esempio? La Rulles Estivale (5,2% alc.) e la Contreras Valeir Extra (6,5% alc.) sono entrambe ottime birre, scorrevoli e piacevoli. Quindi, ora sai cosa c’è nella mia cantina. Quali birre belghe sono nella tua?