Cosa si intende per birra trappista?
Anche chi non è un appassionato di birra avrà sentito parlare delle birre trappiste. Rispondiamo brevemente a qualche curiosità a riguardo.
Che cosa si intende per birra trappista?
Prima di tutto si deve precisare che non è corretto parlare di uno stile ma, più propriamente, di un disciplinare. In sintesi sono tre i requisiti che una birreria deve avere per potersi fregiare del titolo di “Trappista”, e dunque del noto logo esagonale “Authentic Trappist Product”:
2. l’intero processo produttivo deve svolgersi sotto il controllo diretto della comunità monastica
3. i ricavi delle vendite devono essere utilizzati dall’Ordine per perseguire atti caritatevoli
Chi sono i trappisti?
Con il termine trappisti si intendono i monaci affiliati all’Ordine Cistercense della Stretta Osservanza, una costola nata dall’Ordine Cistercense. Il fondatore è Armand-Jean le Bouthillier de Rancè (v. foto), nato a Parigi il 9 Gennaio 1626, il quale, ritiratosi in Normandia nel convento di Notre-Dame de la Trappe, diede vita ad un’importante opera riformatrice all’interno dell’Ordine. Nel 1664, una volta Abate, ritenendo troppo liberali i comportamenti dei monaci cistercensi, decise infatti di ristabilire le osservanze tradizionali: astinenza, lavoro dei campi, clausura, silenzio e veglie, ponendo l’accento soprattutto sulla mortificazione e sull’ascesi. L’Ordine così riformato prese il nome di Cistercensi della Stretta Osservanza, in contrapposizione a quella che era stata la Comune Osservanza. Dal nome dell’Abbazia da cui la riforma prese piede, La Trappe, deriva poi quello con cui sono oggi noti gli apparteneti all’Ordine, i frati Trappisti. Col passare del tempo fortunatamente le regole piuttosto rigide seguite dai frati – come quella che imponeva di bere soltanto acqua – furono ammorbidite, permettendo ai monaci vincolati alla “stretta osservanza” di produrre birra.
Come nacque il marchio “Authentic Trappist Product”?
L’esagono rosso che individua oggi gli autentici prodotti trappisti vide luce nel 1997, quando otto Abbazie trappiste (sei belghe, Chimay, Orval, Rochefort, Westmalle, Westvleteren e Achel, una tedesca, Mariawald, e una olandese, Koningshoeven) decisero di fondare l’ITA, Associazione Trappista Internazionale, con il compito di tutelare gli autentici prodotti trappisti (non solo birra ma anche formaggi, distillati, ecc..). Proprio per contrastare l’utilizzo improprio del marchio da parte delle grandi aziende venne definito una sorta di disciplinare di produzione, che permetteva ai monasteri cistercensi che ne avessero rispettato i dettami di apporre il bollino rosso.
Quante sono attualmente le birre trappiste?
Il numero, cresciuto abbastanza rapidamente negli ultimi anni dopo decenni di immobilità, è arrivato nel 2019 a quota 12, per poi assestarsi oggi a quota 9 dopo l’uscita di scena dello storico birrificio Achel nel gennaio 2021 per assenza di monaci nel monastero, la chiusura del birrificio americano Spencer nel maggio 2022, e di quella dell’austriaco Engelszell nel maggio 2023.
Cinque birrifici si trovano in Belgio: Chimay, Orval, Rochefort, Westmalle, Westvleteren; due in Olanda: La Trappe e Zundert; uno in Italia (Tre Fontane a Roma), e uno in Inghilterra (Mount Saint Bernard).
A completamento abbiamo i francesi di Mont des Cats e gli spagnoli di Cardeña, che pur facendo parte dell’ITA, producendo al di fuori dell’abbazia (come beer-firm per intenderci), non possono applicare il logo esagonale sulla bottiglia.