Birrificio Achel

Il monastero di Nostra Signora di San Benedetto di si trova nel Limburgo belga, a 20 km da Eindhoven, posta poco al di là del confine fra Belgio e Olanda. Situata a poca distanza dal borgo belga di Hamont, il piccolo villaggio di Achel vede il proprio monastero (AchelseKluis: “il riposo/rifugio di Achel”) sorgere sulle rive del fiume Tongelreep. Il monastero nasce ufficialmente nel 1854, ma si hanno notizie che già nel 1656 esistesse nella zona di Achel un luogo di preghiera e di meditazione. La protagonista della nascita (o rinascita) è l’abbazia  di Westmalle, che manda in quella regione alcuni  monaci, con l’intento di dar vita in maniera stabile ad un luogo di presenza cistercense. I lavori cominciano nel 1846 e terminano, appunto, nel 1854. La storia del monastero non subisce inizialmente scossoni, e si dipana tranquilla fino ai primi anni del XX secolo. Diventa, invece, alquanto travagliata a cavallo delle due guerre mondiali. Nel 1917 infatti i monaci sono costretti ad abbandonare il monastero, e la fabbrica di birra viene smantellata dai tedeschi; nel 1943 i monaci subiscono nuovamente la stessa sorte, poiché devono nuovamente abbandonare la propria “casa”, per potervi far ritorno solo a guerra finita, nel 1946. E’ l’anno della definitiva rinascita e ricostruzione, con lavori che fanno del monastero di Nostra Signora di san Benedetto di  Achel, a tutt’oggi, uno degli esempi più solenni dell’architettura benedettina in Europa.

I lavori di costruzione della birreria iniziano ad Achel dopo la necessaria autorizzazione statale, arrivata con Regio Decreto del 12 Luglio 1850. La costruzione termina due anni dopo con la realizzazione della malteria. I primi lavoratori e il primo mastrobirraio sono laici provenienti da fuori del monastero, così come le materie prime: l’acqua per la produzione, per esempio, veniva incanalata al monastero da una condotta sotterranea, che la prelevava dal vicino torrente Tongelreep. La produzione arriva senza scosse alla prima guerra mondiale; poi nel 1917 le truppe tedesche d’occupazione smantellano gli impianti di produzione e i bollitori di rame per convertirli in materie prime da usare poi per la produzione di guerra.  Sono ancora rintracciabili negli archivi della comunità monastica i documenti  che provano la requisizione e lo smantellamento degli impianti, dal peso totale di 725 chilogrammi, che vennero poi trasportati a Vivegnis, nella provincia di Liegi. Solo nei primi anni ’90 il monastero decide di ridar vita alla produzione birraria interna: la “rinascita” si deve ai contributi tecnici e d’esperienza di padre Thomas dell’abbazia di Westmalle prima e di padre Antoine di Rochefort, entrambi valentissimi mastribirrai, che indirizzano e stabilizzano la produzione. Dopo vari esperimenti, attualmente in produzione ad Achel ci sono una blonde e una brune di 8°, una brune extra di 9,5° (solo in bottiglie da 0,75), e nel bar collegato all’abbazia una blonde e una brune di 5° alc. infustate.

A fine 2020 arriva una brutta notizia per Achel: gli ultimi due monaci dell’abbazia di Notre-Dame di Saint-Benoît devono ritirarsi per motivi legati all’età e alla salute.  Senza monaci a realizzare e sovrintendere il processo produttivo decade una della tre condizioni necessarie all’ottenimento del famoso logo esagonale che certifica un prodotto come “trappista”. Le altre due condizioni – produzione all’interno del monastero e investimento dei proventi nella comunità monastica o opere di bene – verranno comunque mantenute, ma la birra che verrà prodotta d’ora in poi non potrà più fregiarsi del famoso marchio.


Le birre del birrificio trappista Achel degustate:
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