Hall of Fame. Capitolo XXXII. Newcastle Brown Ale
La nostra rubrica Hall of Fame – dedicata ai prodotti che meglio rappresentino, nella percezione popolare, la propria tipologia d’appartenenza – ci porta a parlare delle Brown Ales. Una categoria che, nell’Inghilterra antecedente l’avvento delle Pale e delle Porter, costituiva a tal punto la norma generale, da non aver neanche bisogno di qualificarsi con una designazione di tipo cromatico (e infatti gli appellativi andavano da Small Beer a Mild Ale, da Common Ale a Beer sic et simpliciter, da Stout a Old Ale). Ebbene, le vicende susseguitesi tra XVIII e primi decenni del XIX secolo, portarono a una sovversione del precedente ordine costituito, lanciando l’ascesa graduale, ma alla fine irresistibile, delle Pale e delle sue figlie (Bitter, Ipa), con la conseguente emarginazione in posizioni decisamente defilate degli stili concorrenti.
E qui comincia il racconto al quale specificamente ci dedichiamo nella circostanza. Scomparsa nel sentimento generale la dicotomia tra Beer ed Ale, queste ultime dal tardo Ottocento in poi chiamate a distinguersi dalle Lager; e configuratasi invece una separazione tra le storiche Brown londinesi, o Southern (scure, tostato-torrefatte), e le più chiare Northern (di tonalità bruna, appunto), le Brown ebbero a trovare una logica utilità facendo leva su un descrittore cromatico. Ecco allora che il termine Brown Ale prende, a cavallo tra l’inizio del XX secolo e la fine del precedente, a essere impiegato con lucida intenzione, nonché in modo sistematico.
Pur trattandosi di fasi cronologiche la cui ricostruzione è tutt’altro che univoca, sembra che il primo marchio ad avvalersi della locuzione Brown Ale sia stato, a Londra, quello della Mann, Crossman_& Paulin_Ltd (compagnia dotata di una sede anche a Burton); e che la sua intuizione abbia riscosso un successo apprezzabile, tanto indurre a seguire, su tale strada, altri produttori, quali Whitbread (sempre a Londra); e, nel 1927, la Newcastle Brewery (di Newcastle upon Tyne).
Ecco, è proprio questo – tra i vari brand operanti sul medesimo fronte stilistico – che, a tutti gli effetti, viene considerato quello rivelatosi capace di svolgere un’azione più incisiva nel sostenere le sorti della tipologia al centro della nostra esposizione. Anche e soprattutto attraverso le manovre con cui, nel corso dei decenni successivi, lo vide inserito in operazioni di consolidamento industriale. Nel 1960 la fusione con la Scottish Brewers (frutto a sua volta dell’unione, nel 1931, tra Scottish & Newcastle e McEwan’s); nel 1995 l’acquisto della rivale Courage; nel 2008 l’assorbimento all’interno del gruppo Heineken. Ovvio che l’attuale Newcastle Brown Ale abbia perso il fascino e il pregio che poté vantare negli anni dei propri esordi, ma il merito storico di aver costituito un riferimento, quello, non le si può in ogni modo negare.