Grugniti birrari: quando la birra incontra il maiale
Che birra e maiale siano un’accoppiata vincente lo si sapeva. Dalle costolette e birra di simpsoniana memoria agli abbinamenti più o meno arditi, per finire con le gioie del barbecue (o forse meglio dire beerbecue), spesso il generoso mammifero viene abbinato all’altrettanto generosa bevanda. Con sempre maggiore frequenza poi la birra finisce direttamente in cottura, per dare alla carne piacevoli sfumature. Ma il contrario no, il maiale nella birra non lo avevamo ancora visto. Una birra che preveda l’uso dell’amato suino in preparazione? Cose hard, roba da americani.
E infatti ci hanno pensato loro. Alle coppie “maiale&birra” e “maiale alla birra”, apprezzatissime dai consumatori, si aggiunge oggi la “birra al maiale”, da poco premiata in uno degli eventi di settore più importanti a livello planetario. La Mangalitsa Pig Porter realizzata dal Right Brain Brewery, birrificio del Michigan, si è infatti guadagnata il primo premio nella categoria “Experimental Beers” al Great American Beer Festival (GABF) 2011, il festival delle craft beers americano organizzato da Brewers Association (BA). La Mangalitsa Pig Porter è prodotta mettendo nel fermentatore teste di Mangalica, razza suina di origine ungherese molto apprezzata dai buongustai, affumicate a freddo, cervello escluso (per fortuna!), e tre sacchi di ossa. Per quanto riguarda l’aspetto organolettico i produttori ne esaltano i sentori affumicati con un finale che ricorda il bacon, mentre in bocca si ha un “big, pig mouthfeel”. Ma la Mangalitsa Pig Porter non è l’unica birra che prevede l’utilizzo di suino e, sembra impossibile, nemmeno la più strana.
Sempre dagli USA arrivano infatti le Maple Bacon Porter e Stout, che prevedono l’utilizzo di bacon e sciroppo d’acero.Ne sono un esempio la Voodoo Doughnut Maple Bacon Porter della Rogue, una sorta di concentrato della tipica colazione americana con utilizzo di sciroppo d’acero, semi di vaniglia e bacon affumicato al legno di melo. E poi la Maple Bacon Stout di Goose Island o ancora la Maple Bacon Coffee Porter di Funky Buddha Brewery, che ne realizza anche una versione imperial modello “colazione del campione”, chiamata non a caso Wide Awake It’s Morning.
Produzioni come queste pongono sempre la domanda se ci sia un limite a quello che si debba o meno brassare, con relativa spaccatura tra l’entusiasmo degli sperimentatori più arditi e lo scetticismo dei bevitori più classici. Scatenando ovviamente anche la curiosità dei rater dei vari siti specializzati, provare per credere! Alcune domande sorgono però spontanee. Vi saranno residui di grasso nella birra come quelli presenti nel brodo? Potrebbe essere questo il primo stile ad annoverare anche il “grasso” tra le sensazioni gustative, fra l’altro recentemente aggiunto come sesto sapore fondamentale? Che dite, come diavolo si possono abbinare queste birre: meglio con le uova fritte o le ciambelline?
Articolo apparso sul nr 1 della rivista Fermento Birra Magazine
Sarebbe roba da Porchettiamo…
Sì, ma poi oltre allo spillatore dobbiamo portare il defibrillatore. ;)
Meglio una bella artigianale italiana con i panini di Porchettiamo!