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Intervista a Gianni Tacchini del Villaggio della Birra

L’agenda di ogni appassionato di birra segna con il rosso la data di questo appuntamento unico, come il Natale o il primo maggio. Il Villaggio della Birra è tappa obbligata: nelle splendide crete senesi, va in scena dal 2006 un vero e proprio meeting tra due culture birrarie, la secolare belga e la spumeggiante realtà italiana. L’occasione è irripetibile per degustare le birre artigianali belghe presenti raccontate dagli stessi mastri birrai.

Per saperne di più e per capire i motivi del successo (si vedano i risultati del sondaggio dalla nostra rivista) di un evento così acclamato dal pubblico dei beerlovers, abbiamo interpellato Gianni Tacchini, proprietario del TNT Pub, locale dove si svolge l’evento, e ideatore della manifestazione.

Anche quest’anno siamo in trepida attesa, come molti, della tua due giorni per una “full immersion” tra birre belghe di assoluto livello. Quando e come nasce l’idea del Villaggio della Birra?
Durante la mia attività di importatore di birre belghe con Birrerya ho creato dei rapporti molto stretti con i piccoli produttori. Il villaggio nacque come un pretesto per invitarli tutti insieme a casa mia a Bibbiano.

Forse allora è proprio questo il segreto del successo del Villaggio della Birra, un grande evento che nasconde un movente dettato dal piacere di ritrovarsi e dalla passione per le buone birre. Che ne pensi?
Sì, sicuramente l’informalità, la simpatia, la piacevolezza dell’ambiente oltre alla qualità della birra rendono questo evento unico.

Nel 2006 i birrifici coinvolti erano 10 oggi 19 tra italiani e belgi più il corner trappista e lambic per un totale di 53 spine(!!). Un evento in continua crescita..
Il villaggio continua ad ingrandirsi negli anni. Nell’ultima edizione sono stati consumati 1800 litri di birra in due giorni escluse le bottiglie vendute. Pensa che ho richieste di partecipazione da birrifici belgi. Recentemente abbiamo tradotto il sito anche in francese e in fiammingo, facendoci conoscere anche in Belgio.

Ne sono passati di personaggi importanti nelle degustazione da Tim Webb, Ben Vinken (nella foto con il microfono accanto a Kuaska), Joris Pattyn, tutti a duettare con l’immancabile Kuaska. Quale ti ha impressionato di più? Quale tra questi ha formato la migliore coppia con il nostro Kuaska?
Per l’umanità dimostrata direi Tim Webb. Un gran personaggio che mi ha colpito oltre che per la preparazione, per la sua tranquillità e per la capacità di godersela. Come professionista direi Ben Vinken, quest’anno impegnato insieme ad Alberto Laschi in un interessante laboratorio dedicati ai formaggi e birra.
Come coppia con Kuaska ho visto bene Joris Pattyn perché si completano per la differenza di carattere e di approccio alla birra. Certo anche quello con Tim Webb è stato un bel duo per caratura dei personaggi..

Avresti mai pensato che l’evento potesse raggiungere questo successo? Ricordo una prima edizione funestata dal maltempo con una scarsa affluenza..
La prima edizione è stata rovinata dalla pioggia incessante, ma non ci siamo dati per vinti. La seconda a livello meteo siamo stati fortunati ed è stata un’edizione dal successo inaspettato in termini di pubblico. Ma non eravamo preparati da un punto di vista organizzativo a quei numeri e siamo andati un po’ in crisi con la parte gastronomica. Adesso la macchina funziona bene e ogni anno miglioriamo sempre qualcosa arricchendo i nostri servizi e l’offerta.

Che rapporto scorre tra birrai italiani e belgi?
All’inizio i belgi erano freddi, non solo con gli italiani ma anche fra loro, tra valloni e fiamminghi. Adesso soprattutto i birrai che vengono ogni anno, si sono molto aperti e il clima è molto festaiolo e produttivo. Sembrerà strano ma alcuni birrai belgi iniziano dei rapporti di amicizia tra loro proprio durante il Villaggio della Birra. E poi si crea un legame forte anche con la nostra terra, penso a Bart Desaeger birraio di Den Hopperd  che è venuto a sposarsi qui a Bibbiano, oppure alla birra di Boelens la Balzello, birra-tributo al nostro paese.

Cosa ne pensano i belgi della birra italiana?
Ti devo dire che assaggiano molto volentieri le birre italiane e sono ben impressionati anche da birrifici molto lontani dal loro concetto di birra. Rimangono incuriositi dai nuovi luppoli che magari loro non usano a differenza degli italiani o da interpretazioni particolari.

Ogni locandina è disegnata da un disegnatore a quale sei più legato?
Sicuramente a quella di Palix, perché è il nostro logo ed è il disegno utilizzato nel primo manifesto (immagine a sinistra). Direi anche quella della seconda edizione di Daniele Marotta, ma anche le altre alla fine sono state create da disegnatori che hanno dimostrato di valere.

Ci sono birrifici che hanno sempre partecipato?
Tra gli italiani L’Olmaia è ospite fisso, tra i belgi Den Hopperd e Boelens.

Hai mai pensato di replicare il festival da un’altra parte in Italia?
In molti me lo hanno chiesto, ma credo non sia replicabile. Si snaturerebbe l’evento e non avrebbe senso. La fortuna del Villaggio è legata al concetto di accoglienza, di una casa aperta a degli amici. Colgo l’occasione per ringraziare tutto lo staff, senza il quale non sarebbe possibile realizzare tutto questo, oltre ad Alberto Laschi, Vanessa Rusci, Stefano Botto alle riprese, e molti altri amici che ci danno una mano importante.