Germania, l’irresistibile tentazione craft: arriva la Witbier di Bitburger
Si conferma, in Germania, la forbice curiosa (ma neanche tanto, a pensarci bene) che vede, relativamente all’andamento delle vendite nel comparto birrario, da un lato un trend settennale di consecutivi ribassi, guardando al settore nel suo complesso, dall’altro, invece, un progresso costante, ed esponenziale, se si limita l’analisi al segmento delle produzioni artigianali. Così, alla luce di una simile “cornice”, sono sempre più numerosi i marchi industriali o convenzionali (si pensi al progetto Braufactum o alla gamma “BierManufaktur” di Riegele) inclini a “sbarcare” sul terreno craft, per sfruttarne la vivacità: in alcuni casi creando brand a sé stanti, in altri mantenendo il proprio, per conservare saldo il contatto con la platea del consumo più conservatore.
A quest’ultima linea operativa si è attenuto il gruppo Bitburger che, sotto l’etichetta Köstritzer (nome storico, acquisito nel 1991 e ancora dotato di una forte identità, legata alla sua Schwarzbier), ha dato vita alla linea Meisterwerke: il cui lancio è legato al momento a due tipologie, una Witbier e una Pale Ale (versione American, sebbene non dichiarata: il parterre dei luppoli comprende Citra, Delta, Hallertau Blanc, Galaxy e Calypso).
Tra luci e ombre la reazione del mercato: di fronte a un’operazione del genere sorge sempre il timore che si tratti del proverbiale “lupo travestito da agnello”; e tuttavia, alcuni osservatori (a prescindere dal giudizio sulla fattura delle birra in sé) hanno accolto positivamente il “coraggio” occorrente a proporre una Bière Blanche, stile collocato per propria natura (utilizzando semi di coriandolo e buccia d’arancia) al di fuori delle prescrizioni del Reinheitsgebot. Per poter procedere in tal senso, è stato necessario ottenere una deroga speciale da parte del Ministero in Turingia: e ciò stabilisce un precedente di rilievo. Peraltro, si è notato come, sul piano del marketing, la compagnia non abbia esibito altrettanta audacia: mentre sulle confezioni della Witbier (inevitabilmente “non ortodossa”) dell’Editto di Purezza semplicemente non si fa menzione, su quelle della Pale Ale, si sottolinea invece con orgoglio come si tratti di una specialità britannica “interpretata” e preparata, appunto, secondo il Reinheitsgebot tedesco”. Con buona pace della coerenza.
Provata recentemente la Pale Ale, versione spina, in occasione di una festa qui in Calabria. Vi assicuro che è stata una scoperta: estasi, in formato liquido!