Filiera della birra: nuovi progetti da Lazio e Umbria
Comparto nazionale della birra: lavori in corso. A piccoli passi, graduali, ma il sistema è in movimento. Accanto al ben noto laboratrio agronomico sperimentale per la coltivazione del luppolo, avviato già da qualche anno in Emilia, a Marano sul Panaro (Modena), si registrano proprio in queste settimane due iniziative diverse ma in qualche modo parallelo.
A Roma, per esempio, è in cantiere – la data fissata per lo svolgimento è il prossimo 26 ottobre – l’organizzazione di un incontro tematico il cui titolo Criticità e opportunità per lo sviluppo sostenibile della filiera brassicola esplicita un ordine del giorno che sarà trattato da vari punti di vista: quello delle istituzioni, quello degli imprenditori, quello degli osservatori giornalistici). L’appuntamento si colloca nell’ambito del programma denominato Azioni per la diffusione dei processi cooperativi nelle aree rurali (a sua volta espressione della Rete Rurale Nazionale 2014-2020); e in particolare s’inquadra nel progetto Birraverde: obiettivo, generare e accompagnare percorsi di collaborazione dei soggetti che, nel Lazio, operano all’interno del settore artigianale, nell’ottica, anche, di riutilizzare gli scarti del processo di lavorazione. in una prospettiva di massima riduzione degli impatti ambientali. Tra gli intenti specifici, il sostegno all’espansione di terreni a cereali e luppolo, a fini dell’incremento della qualità, della competitività e della eco-compatibilità delle produzioni regionali.
Non distante, in Umbria, a Città di Castello, è già stato ufficialmente presentato un altro progetto, vertente in questo caso interamente attorno al luppolo. L’idea di fondo, nella fattispecie, è unire intrapresa privata e sfera pubblica (Ministero dell’agricoltura, Regione, enti locali, Università, Cnr, 3A-Parco tecnoalimentare di Perugia), in un disegno a lungo termine di impianto di filari su larga scala, che parta da quelle zone per puntare a una dimensione nazionale. Due i presupposti funzionali evidenziati dal pool promotore: la collocazione latitudinale del nostro Paese, che coincidono con quelle ideali per la crescita del rampicante (tra 35° e 55° parallelo); la possibilità, data la similitudine delle rispettive esigenze in termini di attrezzature e gestione dei terreni (per l’irrigazione, ad esempio), di integrare le (future) piantagioni di luppolo con quelle di tabacco, tipiche del panorama umbro. Si tratta di un’opportunità golosa, è stato sottolineato: Nei prossimi mesi saranno disponibili i primi 200 ettari destinati a produzioni sperimentali, da distribuire tra le Regioni italiane: quelle più concretamente organizzate potranno richiederne una quota proporzionalmente significativa.