Birra Messina esce di scena, nasce Birra dello Stretto
Un marchio nuovo dalle radici antiche, e una nuova prospettiva professionale (ma anche di vita) per quindici persone che avevano rischiato – come molte altre nel Paese – di dover trovarsi senza occupazione. Si ammaina la bandiera di Birra Messina e al suo posto si issa quella della Birra dello Stretto.
La storia è quella del gruppo di lavoratori (quindici, appunto) che, dopo anni di onorato servizio proprio per la Messina (brand dal 1988 nelle mani della multinazionale Heineken), sono prima transitati sotto le insegne della Triscele (che nel 2008 aveva rilevato lo stabilimento peloritano) e poi, nel 2011, entrata in crisi la nuova società, pur di non restare a spasso e (soprattutto) di non rassegnarsi a lasciar morire un’attività storica, avevano scelto di costituirsi in cooperativa, impegnando il loro Tfr per rilevare la proprietà del sito produttivo. Da lì in avanti è stata una battaglia su più fronti: da un lato per avere dal colosso olandese l’autorizzazione a utilizzare il nome (Messina, ovviamente) caro a tutta la Sicilia; dall’altro, per dare corpo, costruendo un piano imprenditoriale dotato di fondamento, alla loro coraggiosa iniziativa. Ebbene, se non il primo, visto che non è stato raggiunto l’accordo sullo sfruttamento del marchio, almeno il secondo obiettivo è stato centrato. Sul tavolo c’è un investimento da quattro milioni di euro per ripartire da zero, con un impianto da avviare nell’area industriale di Larderia; e all’orizzonte si profila il lancio di una linea di prodotti del tutto esordienti. Si tratta di una gamma di tre etichette, in vendita da ottobre: Birra dello Stretto, Doc 15 (ben luppolata) e Cruda Doc 15. Infine, già annunciata l’intenzione di introdurre una quarta referenza, la cui grafica sarà individuata attraverso il concorso La birra della tua terra, lanciato dai giovani dell’associazione Terra Nostra.
Questo il corto dedicata alla nascita della nuova avventura siciliana: