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Viaggio in Bretagna tra spiagge, birra e leggende

Touche pas a la blanche hermine! Così cantava Gilles Servat, un po’ il Guccini bretone, e così comincio questa nuova storia, a mezza via tra birra, mare e ricordi. Un diffuso pregiudizio, incredibilmente ancora vivo, sostiene che la Francia sia terra di vino e formaggi. Punto. E invece no. Esiste una radicata tradizione birraria diffusa tra i nostri cugini d’Oltralpe, soprattutto in alcune regioni del nord come l’Alsazia, la Lorena e la Bretagna. Ecco, stavolta vi racconto proprio la terra dell’Ermellino Bianco, la più occidentale tra le regioni francesi. Bellissima, ribelle, battuta dal vento e da suo fratello oceano. Terra forte, spigolosa, potente per la sua storia, la natura che vince su tutto, i siti megalitici di Carnac e la musica celtica celebrata nelle antiche feste paesane e in festival internazionali come quello di Loriént, per la vita dipinta a toni accesi a Pont-Avén da Gauguin, Emile Bernard, Paul Sérusier e Maurice Denis.

Ma, più recentemente, anche per la rinascita dei suoi birrifici artigianali, animati da un manipolo di giovani birrai capaci di rinnovare una tradizione viva nella regione fin dal XVII secolo. E’ un movimento affascinante quello della birra bretone, perché affonda le radici nelle più importanti culture birrarie d’Europa. Qui si trovano infatti Tripel in odor di Belgio, Ale tradizionali di stampo anglosassone, Blanche da manuale e perfino una birra prodotta con alghe sull’Ile d’Ouessant. E non dimentichiamoci del sidro, l’altra grande bevanda locale (ma forse qui direbbero “nazionale”), che soprattutto nel territorio di Fouesnant, in piena Cornovaglia, raggiunge la sua massima espressione e vanta pure una propria AOC (l’equivalente della nostra DOC). Sono stato molte volte in Bretagna, la prima nel 2001. In effetti sono passati solo dodici anni, eppure allora sentimenti secessionisti erano ancora accesi e di birra si parlava poco. Quando entrai nel mio primo birrificio di zona, La Brasserie du Tregor, a Minihy-Tréguier nella Côtes-d’Armor, mi sembrò di essere accolto da un gruppo di carbonari, un po’ come ai tempi della rinascita italiana di metà anni Novanta. Se trovavi qualche bottiglia in un borgo sperduto te la presentavano al pari di un ciondolino celtico, una specie di triskell di seconda mano. Oggi le cose sono decisamente cambiate, i bretoni sono fieri delle loro birre, molto amate anche dai giovani che le preferiscono ai superalcolici, e la qualità ha fatto passi da gigante. Proviamo allora a immaginare un itinerario che percorra la regione usando come mappa i principali produttori artigianali. Amici Birrovaghi, si salpa una volta di più per un viaggio tra mito, sogno e feroce bellezza. Ma, d’altra parte, “per aspera d’astra”: le asperità conducono alle stelle!

Partiamo dal nord, dalla baia di Saint Malo, impressionante non solo per l’arcinoto Mont San Michel, ma anche per la bellezza di borghi medievali come Dol de Bretagne e Comburg, con le caratteristiche case a graticcio, e naturalmente per la Patria delle ostriche, Cancale! Qui potrete godervi frutti di mare meravigliosi in uno dei tanti ristorantini (quasi tutti di ottimo livello), magari abbinati ad una fresca artigianale come la Britt Blanche, reperibile anche alla spina nel bar antistante la piazzetta del porto. Da Cancale si prosegue verso la città fortificata di Saint Malo, perfetta come campo base e ricca di bistrot, in qualche caso aperti da secoli. Lasciata la città vi consiglio di muovere verso l’antica Dinan, una delle mie tappe preferite, nel cui centro storico un’intera via è dedicata ai cosiddetti “bar a biére”, specializzati in produzioni locali e brulicanti di gente praticamente ogni sera. Una volta ripresi dai bagordi notturni scegliete le strade costiere, e bighellonate lungo spiagge immense e scogliere fino all’impressionante e romantico Cap Frehel, con le sue falesie e l’esplosione di erica a dipingere i prati come un acquarello imprevisto. Ne vale la pena.

La strada corre e prosegue fino a Paimpol, porticciolo di pescatori noto per la qualità dei suoi ristoranti di pesce, tra cui spicca la Vieux Tou, che in dodici anni non mi ha mai tradito! Finalmente, a pochi chilometri, incontriamo il primo birrificio: La Brasserie du Tregor. Tra le etichette prodotte meritano una nota di merito la Dremmwel, una scoth sui sei gradi alcolici in volume, e la squisita ed elegante Sant Ervan, sette gradi, ottimo corpo, buona persistenza e note di frutta matura, spezie, floreali. Se potete trascorrete una notte nella vescovile città di Treguier, godetevi la cattedrale, i bistrot e cenate in una delle pescherie che cucinano direttamente il pescato del giorno.  Siamo sulla costa di granito rosa, uno degli spettacoli naturalistici più belli della regione, tutto da scoprire con la dovuta calma. In un paio d’ore di auto si può raggiungere Morlaix, niente di speciale a dirla tutta, ma qui si trova un altro interessante birrificio, vale a dire Coreff. I due soci a fine anni Novanta decisero di creare la prima birra bretone al 100%, ma a immagine e somiglianza delle Ale britanniche. Tre le referenze principali una golden, una red e una stout. L’ambrata ricorda una strong bitter non troppo luppolata e decisamente beverina, senza cadere nel watery, che può considerarsi un esperimento riuscito soprattutto se bevuta spillata a pompa nei pub della zona (ma è facilmente reperibile un po’ ovunque). Oramai siamo figli dell’oceano, quindi tanto vale spingersi ad ovest nel Finisterre, fino alle propaggini più occidentali della Bretagna e più precisamente a Ploudalmezeau, per scoprire i segreti della Brasserie des Abers, che produce ben undici birre (e credetemi è difficile aspettarselo!), tra le quali la più singolare è senza dubbio la Ouessane, prodotta con le alghe wakamé dell’Ile d’Ouessant: una golden paglierina di cinque gradi alcolici in volume, dall’ottimo flavour e di media struttura. Gradevolissima con frutti di mare crudi, o crostacei al vapore. Interessante anche la Fleur des Iles, sempre da cinque gradi alcolici, con aggiunta di fiori di ibisco. Bene infine la linea delle Mutine, con una marcia in più per la blanche, almeno in occasione del mio ultimo assaggio.

Purtroppo tempo e chilometri volano come le stelle in cielo e quindi è tempo di ripartire. Inutile dire che le tappe da fare sarebbero centinaia, ma tant’è. Spostiamoci a sud, nell’antico regno di Cornovaglia e raggiungiamo il Golfo del Morbhian dove incontriamo un’altra nutrita pattuglia di birrifici artigianali da non perdere! Iniziamo da Trimartolod (i tre marinai) produttore di Benodet, terra di acciughe e aringhe, conosciuto solo nell’immediato circondario, e le cui birre sono acquistabili nei supermercati, nei bar e anche direttamente in fabbrica, dove è possibile far degustazione col birraio. Caratteristica distintiva di questo birrificio è la scelta di ispirarsi alla tradizione tedesca. Assaggerete quindi una divertente Pils a bassa fermentazione da 4,6 gradi alcolici, un’ottima smoked dunkel weiss da 7,5 gradi alcolici, una birra aromatizzata con fiori di campo (Fleur de Sureau, da 5° alc.) e altre nove etichette con una discreta qualità complessiva. Curiosità: il nome ”Trimartolod” deriva da una canzone suonata e cantata un po’ da tutti gli artisti Bretoni, dalle taverne ai suonatori di strada a pezzi da 90 come Alan Stivel, Tri Yann, Micamac ecc. A riprova che qui le tradizioni, contano (…e cantano).

A Theix, vicino alla cittadina di Vannes, troviamo invece la Brasserie du Mor Braz, aperta a fine anni novanta, che produce due etichette, entrambe con aggiunta di una piccola quantità di acqua marina: La Mor Braz, birra di punta da sei gradi alcolici in volume, di discreta struttura, molto vegetale e sapida. Più semplice, ma gradevole è la Oceane, blanche da 4,5 gradi. Sulla via del rientro verso il nord, a chiusura del nostro cerchio, incontriamo nei pressi di Le Roc St. André, quello che forse è il più noto e rappresentativo birrificio artigianale della Bretagna, la Brasserie de Lancelot. Qui fanno le cose in grande. C’è uno spaccio aziendale, possibilità di visite guidate con degustazione delle ben tredici birre di casa, suddivise in tre linee: le Lancelot, le AB e le stagionali (che poi vengono prodotte in realtà per buona parte dell’anno). Da non perdere la classicissima belgian ale Cervoise Lancelot, l’equilibrata e pulita Bonnets Rouges e la Stout Telenn Du (4,5° alc.), prodotta con blue noir (grano saraceno) bretone e decisamente ben riuscita. Molto buona anche la XI.I Samhain (11° alc,), dedicata alla leggenda celtica legata al primo di novembre, quando si perde il confine tra i mondi e tutto sfuma nel mistero ombroso di una notte autunnale. Una birra calda, speziata, di notevole persistenza ed eleganza. A ben vedere proprio la scelta giusta per salutarci, alla fine dell’ultimo bicchiere, passeggiando fuori dal tempo per i vicoli di Josselin o sotto la luna che filtra tra gli alberi ancestrali della foresta di Paimpont.

 

BIRRIFICI IN BRETAGNA

Brasserie Lancelot
Site de la mine d’or 56460 Le Roc St André
Tél.:0297747474 – Fax: 0297749915
www.brasserie-lancelot.com

Brasserie des Abers
2 avenue de Portsall
Ploudalmézeau
Tel: 0298481072
Fax: 0298450582

Brasserie Mor Braz
Zone St. Léonard nord 56450 Theix
Tél: 0297425353
Fax: 0297427054
contact@morbraz.com
www.morbraz.pagesperso-orange.fr

Brasserie du Trimartolod
contact@trimartolod.fr
www.trimartolod.fr

Brasserie Sainte Colombe
La Landelle
Sainte Colombe, Ile-et-Vilaine
Tel: 49299477323
www.brasserie-sainte-colombe.com