UnionBirrai diventa associazione di categoria dei piccoli birrifici
UnionBirrai cambia pelle e lascia il suo status di associazione culturale per diventare a tutti gli effetti un’associazione di categoria dei piccoli e indipendenti produttori di birra italiani. Un cambiamento significativo, da molti invocato ormai da molti anni e sancito il 4 aprile dai soci riuniti in assemblea che hanno approvato il nuovo Statuto dell’Associazione (vedi pdf). La spinta al cambiamento nasce dall’esigenza di rispondere a oggettivi bisogni da parte dei birrifici italiani e di rappresentare in maniera adeguata, soprattutto ai tavoli della politica, un settore dove operano 700 produttori e circa 1300 marchi. Ma veniamo alle principali novità.
Pur permettendo ancora ad appassionati ed homebrewers di richiedere la tessera e sostenere UB (soci ordinari), avranno diritto di voto soltanto i Piccoli Birrifici Indipendenti Italiani (come sono definiti nel testo), ovvero quelle imprese produttrici di birra e titolari di codice accisa (saranno escluse le beer-firm), la cui produzione annua risulti inferiore ai 40.000 hl. L’impresa, si legge nello statuto, deve essere economicamente e legalmente indipendente da qualsiasi altra impresa produttrice di birra, in particolare deve utilizzare impianti fisicamente distinti e non operare sotto licenza, né risultare sottoposta a collegamento o controllo ai sensi dell’art. 2359 c.c., anche qualora detto collegamento o controllo avvenga indirettamente, per il tramite di imprese commerciali che operino nel settore beverage. Inoltre, come per la definizione di birra artigianale approvata dal nostro legislatore, per il Socio Produttore, non è ammessa la pastorizzazione della birra in tutto il processo produttivo e non è ammessa la microfiltrazione della birra in tutto il processo produttivo, come da disciplinare tecnico adottato dal Consiglio Direttivo (in fase di approvazione).
Ma in concreto ci saranno cambiamenti? Le attività svolte con il vecchio statuto saranno portate avanti, ma ci sarà ovviamente un rafforzamento di alcuni obiettivi soprattutto legati al fare impresa: fornire servizi (consulenze legislative e tecniche, facilitazioni per accesso al credito, realizzazione di eventi, favorire gruppi di acquisto, assistenza per l’export, realizzazione di corsi di formazione per professionisti, etc..) e porsi come un soggetto più autorevole e forte che rappresenti il settore nei tavoli della politica dove da anni si stanno portando avanti questioni cruciali come accisa (accertamento e aliquote) e agevolazioni legislative e fiscali per i birrifici artigianali.
Probabilmente le nuove sfide a cui è chiamato il comparto dopo una fase di crescita selvaggia, le incertezze sul futuro del mercato, il fenomeno crafty e le acquisizioni dell’industria, la crescita dimensionale e un atteggiamento più imprenditoriale di alcune realtà, nonché ovviamente l’oggettiva mancanza di alcuni servizi e di un soggetto emanazione della categoria, devono aver sicuramente contribuito al superamento di un’impasse deleteria. Del resto dall’incontro che aveva visto molti birrai riunirsi nel settembre 2015 a Firenze con l’intento di creare un’associazione di categoria, nessuno scenario era stato escluso: dalla nascita di un nuovo soggetto distinto da UB, fino ad un possibile accorpamento con Assobirra. Probabilmente però l’opzione di convergere su un’associazione già esistente pronta formalmente al cambiamento, con risorse umane ed economiche al suo interno, è stata la scelta più semplice e naturale che deve aver rimosso i dubbi anche dei più scettici nei confronti di UB.
Era un passo necessario e atteso da tempo che ci consentirà di tutelare davvero la birra artigianale prodotta in Italia. Ci aspetta un anno di lavoro intenso a cominciare dalla preparazione della campagna associativa per il 2018, dice Alessio Selvaggio birraio di Croce di Malto, Direttore Generale in carica, che da noi interpellato, ci rivela che per convincere i nuovi associati ad aderire al progetto (si punta ad arrivare a circa 400 birrifici) sarà realizzata una campagna comunicativa chiara e forte, che cercherà di spiegare bene intenti e servizi. Alessio, che si definisce un traghettatore, sarà sostituito, dopo una fase iniziale, da un amministratore con competenze specifiche (non sarà un birraio), per dar vita ad una conduzione manageriale tanto invocata in passato dai critici. Come si legge dal comunicato, la gestione manageriale garantirà, infatti, nuovi servizi ai soci, un’attività sindacale, un rapporto più forte con le istituzioni, infine una costante campagna di comunicazione.
Per far fronte ai maggiori costi sarà inevitabile ritoccare al rialzo la quota associativa che attualmente, lo ricordiamo, è di 200 euro annuali (indiscrezioni parlano di scaglioni progressivi a seconda della dimensione dell’associato secondo una formula già sperimentata).
Fanno parte del neoeletto Consiglio Direttivo: Vittorio Ferraris, Andrea Signorini, Andrea Soncini e Pietro Di Pilato. Nel Comitato Paritetico Corsi/Concorsi troviamo Manila Benedetto, Alfonso Del Forno e Donato Di Palma. Compongono il Collegio dei Probiviri: Enrico Borio, Giampaolo Miotto e Ellis Topini, Bruno Carilli (supplente) e Alessio Facchini (supplente).