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Trappiste e birre d’Abbazia: facciamo chiarezza

Probabilmente anche il meno esperto avrà sentito parlare almeno una volta delle rinomate birre d’abbazia così come delle birre trappiste. Ciò che vogliamo ricordare, nella nostra rubrica destinata a sfatare i luoghi comuni e le false credenze birrarie, è l’uso improprio che molte volte facciamo di questi termini. Non tutti sanno probabilmente che tali accezioni non individuano uno stile ben preciso.  Dunque, chiedere generalmente una trappista o una birra d’abbazia in realtà non aiuta molto il vostro birraio a capire la bevanda desiderata. Per spiegare il perché è sufficiente definire tali espressioni.

Birra trappista

Non indica uno stile ma, più propriamente, possiamo dire che una birra è trappista se rispetta una sorta di disciplinare. In sintesi sono tre i requisiti che una birra deve avere per potersi fregiare di tale titolo, e dunque del noto logo esagonale “Authentic Trappist Product”:

1. la birra deve essere prodotta all’interno di un’Abbazia trappista
2. l’intero processo produttivo deve svolgersi sotto il controllo diretto della comunità monastica
3. i ricavi delle vendite devono essere utilizzati dall’Ordine per perseguire atti caritatevoli

Birra d’Abbazia

Ancora più vaga tale espressione. In effetti se parliamo di birre d’abbazia intendiamo una tipologia ampia che originariamente indicava le birre prodotte nei monasteri belgi e olandesi. Oggi il collegamento con le abbazie è in molti casi venuto meno, e la maggior parte di queste birre sono prodotte dietro concessione di licenze rilasciate dalle abbazie stesse, che prevedono lo  sfruttamento del solo marchio o, in alcuni casi, la produzione nel rispetto delle antiche ricette.

In definitiva possiamo dire che esistono trappiste molto diverse tra loro, come la Westmalle triple e la Rochefort 10, per fare due nomi conosciuti. Per non parlare poi di birre ad uso e consumo dei frati, reperibili solitamente soltanto presso i monasteri cistercensi, dalle caratteristiche opposte rispetto alla trappista “tipo”. Ancora più variegato il mondo della birre d’abbazia e in definitiva ancora più fuorviante anche perché il termine, che a noi suscita l’immagine del frate con la chierica che produce birra, in molti casi ha un valore puramente commerciale, sfruttato da multinazionali. Se tuttavia vogliamo generalizzare possiamo dire che probabilmente se ordiniamo una birra d’abbazia ci troveremo nel bicchiere una bevanda dal grado alcolico sostenuto, ricca nei profumi fruttati e tostati, ottenuta con l’utilizzo di lieviti ad alta fermentazione. Ovviamente, ed è questo il nostro consiglio, cercate di cogliere le differenze, le sfumature presenti tra le varie birre trappiste, in modo da poter ordinare sempre la birra desiderata in quel preciso momento.