La madre delle IPA era olandese? La Hoppenbeer
Prima, ma molto prima che in Inghilterra fosse messo a tema il concetto stesso di India Pale Ale, c’era chi, con gli inconvenienti del trasporto verso latitudini estremamente caldo-umide, si era già confrontato, traendone le immaginabili conseguenze. Parliamo degli Olandesi, i quali, nella loro espansione commerciale in direzione dell’oriente, nei decenni a cavallo tra XVI e XVII secolo si dedicarono a occupare quelli che sarebbero diventati i loro possedimenti in Indocina; e a partire dal 1652 avviarono la medesima operazione in Sudafrica.
Ebbene, anche nel corso dell’epopea coloniale del Paesi Bassi la birra fu uno dei beni fra i più regolarmente caricati sui bastimenti facenti rotta a Sud e a Oriente; imponendo a produttori e navigatori l’individuazione e l’elaborazione di accorgimenti volti a evitare il deterioramento delle partite imbarcate. E va detto – come riferisce lo storico Frederik Ruis – che i mercanti orange si dimostrarono complessivamente assai scrupolosi nell’applicare le cure del caso.
Nel loro decalogo, spiccavano regole come queste: utilizzare botti ragionevolmente pulite, non danneggiate da piccole fessurazioni e con doghe tenute ben aderenti tra loro con solidi cerchi in ferro; chiudere diligentemente le botti stesse con tappi in sughero energicamente pressati; sistemarle in una parte della stiva non (o meno) esposta ai rischi maggiori di forti colpi di calore; colmare i barili con regolarità, sostituendo la parte di liquido evaporata o fuoriuscita: e, in tal senso, evitare immagazzinamenti che comportassero la formazione di troppe file di fusti sovrapposte l’una all’altra in verticale, cosa che avrebbe reso difficile la colmatura delle file inferiori; e ancora, essendo impossibile impedire ai marinai di succhiellare ogni tanto qualche sorso dai preziosi legni, almeno vietare loro tassativamente di violare i carichi di maggiore riguardo.
Poi, ovviamente, si lavorava a monte, sul prodotto. E in riferimento a ciò, è interessante rilevare come una tra le tipologie olandesi documentate negli anni di cui si sta parlando fosse chiamata Hoppenbeer: sì, esattamente, birra luppolata. Descritta come il primo prodotto di origine anseatica a farsi valere per la propria longevità, era brassata senza orzo, a partire da un mosto di malto d’avena maltata (al 70-80%) e di grano. Retrospettivamente, potremmo chiamarla Dutch East Indies Ale?