Pellegrinaggi birrari: la via Francigena laziale
Con l’arrivo della bella stagione non ci sono più scuse per rinviare un emozionante viaggio all’insegna della buona birra, compiuto all’aria aperta, a piedi, rinfrancati di tappa in tappa da un corroborante bicchiere di birra artigianale. Dunque è arrivato il tempo della riscossa per noi irriducibili marciatori birrari. E quindi ecco a voi la scusa perfetta per unire varie passioni: una bel tratto di via Francigena alla volta di Roma a caccia di birrifici artigianali (che poi a dirla tutta la birra, il pane liquido, era proprio la bevanda offerta ai pellegrini!). Un itinerario tutto laziale che da Acquapendente raggiunge le porte della Città Eterna.
Come detto partiamo dal ridente abitato di Acquapendente, proseguendo fino al suggestivo scenario del Lago di Bolsena, con i suoi borghi, il celebre olio di Canino a due passi e il rinomato vino Est! Est! Est! Di Montefiascone. Per non parlare della cupa e fascinosa leggenda di Amalasunta, figlia di Teodorico e mitica regina dei Goti che qui, sull’isola Martana trovò prigionia e morte per mano del secondo marito e cugino Teodato nel 535 d.c. Se avrete fortuna, in una notte di luna potrete incontrare il suo spirito. Superato il lago si fa rotta per Viterbo, prima tappa del nostro birrovarage. Città bellissima, che ho la fortuna di frequentare da molti anni, dove si trovano ben due birrifici artigianali ed una beerfirm. Cominciamo con Turan, in località Bagnaia.
Birrificio nato nel 2009, noto al circuito degli appassionati, non solo per la qualità delle sue birre ma anche per la scelta, direi riuscita, di presentarsi con una comunicazione fresca e diretta. Il team di produzione è composto da quattro persone, capitanate dal Mastro Birraio Orazio Laudi ed il parco birre spazia per stili e tradizioni talvolta difficili da trovare in Italia. Come nel caso della Zerosei, una Kolsch (5,4° Alc.) interessante e delicata, prodotta con il 95% di malti laziali e il solo columbus come luppolo da amaro ed aroma. Da provare con il pesce. Bene anche la Dry Hard, IPA da 6° Alcolici e la Ultrasonica, via di mezzo tra una IPA e una Triple. 6,9° alcolici naso fruttato con sentori di spezie e buon equilibrio. Lo stile Triple in purezza viene invece celebrato dalla Public Enemy ricca, gustosa e intensa (anche grazie ad un buon uso del late hopping) con i suoi 7,8°. Completano la gamma la Golden Ale Revolution e l’Imperial Stout Sfumatura (7,2°).
Il secondo Birrificio che incontriamo in quel di Viterbo è il BAI (Birra Artigianale Italiana). Il progetto, nato nel 2012 dalla passione di Paolo Graziani (Birraio con precedenti esperienze di produzione in Toscana) e Paolo Scafati, si inserisce nel filone della birra agricola.
Tutto comincia infatti con la fondazione dell’Azienda Agricola Meonia, deputata alla produzione dei cereali utilizzati poi per la birra (circa il 60%). Tre le etichette prodotte ad oggi utilizzando l’impianto che i due si sono costruiti praticamente da soli: una Ale da 6,8° alcolici, ben strutturata e tendente alle note maltate, chiamata semplicemente Doppio Malto Chiara; la Ale Rossa, con la stessa gradazione alcolica ma decisamente più “carnivora”, nel senso degli abbinamenti ma anche della grinta; e la Bai Spezial, una Ale con aggiunta di zafferano biologico coltivato dall’Azienda agricola Vinerbi Gianni.
Da Viterbo la Francigena prosegue, snodandosi per colli e campi coltivati, incontrando borghi persi nel tempo e costeggiando riserve naturali, come quella del Monte Rocca Romana, non distante dal Lago di Bracciano. Ed è proprio su questa direttrice, che con una modesta deviazione dal tracciato storico, si raggiunge Bassano Romano, dove ha sede il Birrificio Hilltop brewery, recentissimo acquisto del movimento brassicolo laziale, che ha aperto i battenti nel luglio 2014, grazie all’intraprendenza di una famiglia anglo-irlandese (e quindi con la birra nel DNA!), che qui risiede da una trentina di anni. Genitori del birrificio sono Barry e Eithne, che hanno letteralmente assoldato i tre figli alla causa dell’impresa di famiglia. Tess si occupa della grafica, mentre Aisling è la critica del gruppo. L’arduo compito di assumere il ruolo di Mastro Birraio è stato affidato a Conor, diplomato al Institute of Brewing & Distilling.
Veniamo alle birre: si comincia con la Barry’s Bitter (guarda caso la più amata da Barry), 4,2° alc. di chiara tradizione britannica. Si prosegue con la “first brew” del birrificio, la prima ricetta testata con l’impianto che giustappunto di chiama Anteprima. È una ligh IPA croccante e ben bilanciata da 4,3° alcolici. Semplice e piacevole anche la Bella Blonde, una Blonde Ale da 6,2° con malti e luppoli tedeschi prodotta con lieviti da alta fermentazione attenuati. In batteria non poteva mancare una IPA ergo pronti all’assaggio della Hop Hill Ipa, ambrata con riflessi aranciati da 6,5 gradi alcolici. Infine quale birra non può mancare nella batteria di un birrificio creato da una famiglia mezzo irlandese? Indovinato: la stout! Solo che qui sono stati originali ed è nata la Gallagher Stout! Cinque gradi e mezzo di alcol e un ingrediente speciale: alghe affumicate su legno di quercia, raccolte sulle coste irlandesi. Davvero un’ottima birra. Provatela magari con il classico soda bread imburrato e arricchito con un degno salmone, oppure abbinata ad ostriche e muscoli.
Rimettiamo la birra al centro, cioè no, la “barra” al centro e torniamo sul nostro augusto tracciato, alla volta dei sette colli… per lasciarlo immediatamente all’altezza di Monterosi imboccando la SS311, causa nuova inevitabile deviazione. Raggiungiamo Nepi e proseguiamo spediti fino a Civita Castellana, alle porte della Sabina. Il borgo è antichissimo, fu capitale del perduto regno dei Falisci (tra le epoche Etrusca e Romana) e leggenda vuole che sia stata fondata nientemeno che dal greco Halaesus, figlio di Agamennone, Re di Micene.
Civita Castellana ospita moltissimi monumenti degni di essere visitati e ben due aree archeologiche: quella di Vignale e la Necropoli di Via Amerina. Ma non solo, qui, infatti, ha sede un altro birrificio che sono ben lieto di presentarvi, anche se forse il suo nome non vi risulterà ignoto. Sto parlando di Itineris, attivo dal 2010 nella ex fabbrica di ceramiche Castellania, dove Claudio, Mastro Birraio innamorato della sua Tuscia, vi guiderà alla scoperta delle sue creazioni e della sua filosofia centrata sempre di più sul legame tra birra e territorio, al punto che ogni birra di Itineris è dedicata ad una antica strada che passa da queste parti ed il legame con il pellegrinaggio francigeno è saldo. Passando ai prodotti, cominciamo per l’appunto con la Francigena, una corposa e godibilissima triple da 8,5° alcolici, brillante alla vista e ampia al naso con note di erbe aromatiche, frutta matura e spezie. Nota di merito anche per la LaziAle, ambrata arimatizzata con radici di Gramigna e paravero rosso, nata da un progetto di collaboration brew tra i birrifici laziali. Bel bilanciamento tra dolce e amaro in bocca e naso intrigante. Da provare con salumi e carni bianche. Completano la gamma una Belgian Stout di ottima beva (6,5° alcolici in volume), la Flaminia, una gustosa Weizen, la Cimina (5° alcolici in volume) e la Amerina, Pale Ale aromatizzata al coloriandolo e buccia di arancia, a conferma del cuore tendenzialmente belgiofilo del birraio.
Terminata la visita di Civita “tra birra e borgo”, sentiamo la strada chiamarci, e dunque, armati di mantello e bastone, rimettiamoci in marcia. Recuperato il tracciato ufficiale si prosegue fino a Formello, dove ci aspetta il contatto con altri due birrifici. Il Mash Out, aperto nel 2014, che produce due birre in stile belga: una Blonde e una Red, entrambe ad alta fermentazione ed il Ritual Lab. Quest’ultimo punta molto su sperimentazione, formazione (corsi per homebrewer e aspiranti birrai) e innovazione. Interessante ad aesempio la scelta di avviare una coltivazione di luppolo. Tre le etichette proposte: una APA, la Super Lamon Ale, pulita e agrumata con Citra come luppolo da aroma; la Ritual Pils, una bassa fermentazione in stile tedesco da 4,9° alc. in volume; e una tradizionale e valida Bock da 6,3° alc., maltosa e “saporita”, a base malto Monaco.
Amici birrovaghi, credetemi, non sarebbe finita qui! La Via Francigena ed il continuo fermento del mondo brassicolo laziale, una volta accoppiati offrono moltissimi spunti e tante realtà da conoscere e apprezzare, per non parlare degli innumerevoli siti storici, archeologici e naturali da scoprire o riscoprire in punta di piedi. E non è una cattiva idea, poiché ogni raggio di luce cambia spesso il verso delle cose che guardiamo. Ma come scrivo spesso, non è buona abitudine esaurire tutta la curiosità in un viaggio, perché se ci lasciamo qualcosina indietro avremo una ragione in più per tornare e riprendere il cammino una volta di più. Ma ormai siamo alle porte di Roma, Monte Mario è all’orizzonte e a due passi prima del centro ci salutano la Tomba di Nerone e la Riserva naturalistica dell’Insugherata. La scommessa è vinta, almeno per oggi siamo stanchi e appagati. Voglio immaginare che per tutti noi, pellegrini improbabili, sia quasi l’ora blu, quella che unisce il giorno alla notte, l’ora buona per sedersi a un minuto dall’arrivo e fare la faccia seria, ma dentro, ridere.
Per saperne di più: La via Francigena
Il famoso itinerario è stato compiuto da milioni di pellegrini nel corso dei secoli, tra cui il più famoso è quello dell’Arcivescovo Sigerico che partì nel 994 dopo Cristo, quando le superstizioni per l’imminenza del nuovo millennio necessitavano di un gesto eclatante. E fu così che il buon uomo si fece i proverbiali quattro passi dal ridente abitato di Canterbury, nel sud dell’Inghilterra, fino a Roma. Tornando ai nostri giorni, e volendo fare le cose per bene, procuriamoci la bolla ufficiale, un po’ come nel caso della “Compostela” del più famoso Cammino di Santiago. Qui si chiama “Testimonium” e può essere rilasciata dalle locali sedi delle Associazioni affiliate alla Via Francigena. Non è indispensabile, ma scoprirete che aiuta. In linea generale l’itinerario si intreccia di frequente con la Via Cassia e può essere percorso a piedi (così sarete sicuri di non rischiare la patente) o in auto. In questo caso non farete la Francigena dura e pura, ma ne respirerete almeno l’atmosfera. I Pellegrini camminatori dovranno considerare una settimana buona coprendo dai 25 ai 30 km al giorno, per i più pigri basterà una giornata di guida, con tutte le soste del caso.
Info su: www.francigenalazio.it