Birra e bicchieri: lo snifter
In ordine di tempo, lo snifter è – tra i diversi modelli che oggi compongono la grande famiglia dei calici – l’ultimo a essere salito alla ribalta, conquistando, nel corso del XX secolo, grande popolarità e guadagnando un’aura di speciale riguardo, in quanto legato alla somministrazione di stili birrari particolarmente pregiati, quasi sempre frutto di produzioni stagionali e limitate, quindi quasi sempre anche alquanto più costosi rispetto alla media.
Stiamo parlando dello snifter, in Francia e Italia spesso conosciuto anche con il nome d’arte alternativo di napoleon: un esemplare iconograficamente connesso alla mescita di distillati (Cognac, Armagnac, Brandy e altri); e dunque mutuato, da quel mondo, nel microcosmo birrario, come tipico accompagnatore di tipologie di nicchia ad alto grado alcolico, quali Old Ale, Barley Wine o Imperial Stout, Doppelbock o ancoR meglio Eisbock.
D’altra parte è nel nome stesso del bicchiere che sta scritto il suo destino; o quantomeno la sua specificità di fruizione. Snifter è infatti un termine di genere che indica una piccola quantità di d’alcol servita in un recipiente di vetro. Tale immagine è evidentemente correlata alle regole di servizio degli stessi distillati, i quali, per esprimere al meglio i propri aromi, necessitano di un’ampia superficie di contatto con l’aria. Dunque, per rispondere in modo ottimale a tale esigenza, lo snifter presenta – oltre a un piede discretamente ampio e a uno stelo di solito piuttosto corto (a facilitare il trasferimento di calore dalla mano al liquido – un ventre ampio e un restringimento sommitale senza svasature, atto a sparare profumi con energia verso le narici. Inoltre, la sua capienza è contenuta (tra i 18 e i 240 cl) e, per giunta, da coprire soltanto in parte: non oltre i 6-9 cl, appunto per assicurare al prodotto un’ampia area di scambio con l’esterno. D’altra parte, quando il prodotto è così prezioso e dotato d’intensità sensoriale, non è necessario eccedere con le quantità.
Ecco, tutte le regole d’ingaggio appena descritte per Brandy e compagnia, valgono anche per gli stili birrari di cui si parla nello specifico: i quali traboccano di vigorie organolettico; ed essendo per loro natura poco provvisti di schiuma, non temono certo le geometrie penalizzanti in tal senso. Anzi, il corpo a corpo con l’ambiente circostante esalta le loro già forti inclinazioni ossidative. Ad accrescere il grado di eleganza aristocratica che lo snifter assorbe dagli alcolici che è preposto a contenere, uno spessore del vetro piuttosto fine, cosa alquanto inusuale, in un ambiente come quello birrario, di solito invece caratterizzato da ossature massicce.