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Hop parade: in arrivo nuovi luppoli dall’estero

Se il mondo della birra è in fermento, c’è, al suo interno, un microcosmo nel quale la vivacità, progettuale e di sviluppo, si presenta particolarmente spiccata. Parliamo del settore luppolo, nel cui ambito i laboratori agronomici sono perennemente alla ricerca di varietà del tutto nuove o di altre da poter lanciare dopo esser state messe magari temporaneamente in frigorifero poiché giudicate, in passato, non particolarmente adatte.

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Tra le tipologie emergenti, apriamo in questo caso una finestra su quattro nomi, alcuni dei quali assolutamente inediti, altri pronti a uscire dalla loro camera d’ibernazione per fare la propria entrata in grande stile: la nostra piccola hop parade comprende le denominazioni Ariana, Denali, Monroe e Record.

Partiamo da Record. Si tratta di una cultivar quasi dimenticata, nonostante un’anagrafe non da giovincella: risulta aver visto la luce in Belgio negli anni Sessanta, da femmina Northern Brewer e maschio Saaz, per poi essere cresciuta in Germania, oltre che nello stesso Belgio. La sua risalita alla ribalta delle cronache è legata all’annuncio del suo impiego da parte di Sierra Nevada, per la cotta della propria Oktoberfest 2016, elaborata in collaborazione con Mahrs Bräu. Quanto alle caratteristiche, il contenuto in alfa acidi è del 9% circa, mentre l’aroma risulta erbaceo e vagamente pepato.

luppoloIl Monroe è una varietà tedesca relativamente giovane; e deve il proprio nome alla grande e indimenticata Marylin: ciò in virtù delle fragranze sensuali che sono ascritte al suo profilo aromatico, comprendente i temi del lampone, delle ciliegie e dell’arancia candita.

Restiamo in Germania con il luppolo Ariana (nome un po’ inquietante, dati i trascorsi ideologici che evoca): battezzato con il proprio nickname solo nelle ultime settimane, è in circolazione in realtà da poco più di cinque anni. La texana Saint Arnold Brewing Company ne ha fatto uso nella ricetta di una delle sue ultime etichette new entry, la Icon Green (Apa da 6.1 gradi e 43 Ibu) puntando sulle virtù odorose di questi coni: cassis, pesca, pera, frutta tropicale e note di boschivo-resinose.

Infine, il Denali. Una tipologia sperimentale la cui origine rimanda alla Yakima Valley; e la cui storia è forse la più divertente, se non altro per il nome d’arte che aveva, non ufficialmente, prima dell’attuale. Si chiamava Nuggetzilla, in virtù di un corredo genetico connesso per il 50% al Nugget e, contemporaneamente, di un tenore in alfa acidi decisamente esuberante, pari al 17%. Ma interessante è anche la sua espressione aromatica, imperniata attorno a percezioni estive di ananas, altra frutta tropicale e di agrumi in vario genere.