La birra rifermentata in bottiglia? Un’invenzione di un prete pescatore
Esiste una secolare competizione tra le regioni di più radicata tradizione brassicola (Germania, Belgio, Regno Unito e, assai più recentemente, gli Stati Uniti): un confronto che vuol misurare chi abbia partorito il maggior numero di innovazioni destinate a incidere in profondità sulla storia della bevanda. Ebbene, in tal senso, sembra che il round relativo all’invenzione della birra in bottiglia – o meglio, dell’imbottigliamento – debba essere assegnato alla Gran Bretagna e ai suoi rappresentanti.
La leggenda attribuisce il primo confezionamento in vetro della storia alla fortunata svista – accaduta circa 450 anni fa – di un parroco anglicano dello Hertfordshire, di nome Alexander Nowell, vissuto nel corso del XVI secolo. Appassionato di pesca, in occasione di una giornata sul fiume, avendo portato con sé una mezzo litro ben colmata di una sua Ale autoprodotta, l’avrebbe poi dimenticata in mezzo all’erba, a pochi passi dalla riva. E tornato in quei pressi alcuni giorni dopo, l’avrebbe trovata non solo ancora piena, ma addirittura animata da un vigore pirotecnico, sentendola, alla rimozione del tappo, esplodere come una pistola. Sarebbe questa, insomma, la cronaca dell’incontro tra l’uomo e la rifermentazione post confezionamento; e sebbene, chiaramente, si tratti di un racconto i cui contorni appaiono sfumati e confusi nel tessuto della ricostruzione immaginaria, nonostante ciò, come tutti i miti, contiene un fondo di verità.
Appare infatti probabile che – al di là dell’effettivo ruolo del sacerdote – proprio in una fase di inizio Cinquecento i produttori inglesi abbiano cominciato a condurre, su più o meno vasta scala, prove generali di mantenimento in vetro delle rispettive creazioni. Per approdare a una consistente diffusione di questa novità a fini commerciali, occorrerà peraltro attendere almeno un altro secolo: prima di allora, l’utilizzo dei nuovi recipienti si mantenne in ambito prettamente privato, per una serie di motivi riguardanti questioni di vario genere. Primo, la limitata resistenza degli stessi recipienti (modellati con soffiaggio a mano) e, come minimo, delle chiusure: con sugheri e filo, era impensabile la strutturazione di una “filiera” dell’imbottigliamento. Secondo, i costi d’esercizio: sul vetro, la Corona impose una tassa nel 1645, ritirandola nel 1699, introducendola di nuovo nel 1746, per poi definitivamente abrogarla solo nel 1845. In questo contesto, la possibilità di avvalersi dell’intrigante materiale trasparente fu, nel complesso, appannaggio esclusivo delle classi abbienti. Erano sostanzialmente i nobili e gli altoborghesi a maneggiare bottiglie, che portavano a Londra dalle rispettive residenze di campagna, dove la servitù le aveva colmate di birra prodotta, appunto, privatamente. In giro più spesso circolarono per qualche tempo curiosi recipienti non solo di coccio, ma anche di legno e ottone. Terzo ostacolo a una rapida diffusione dei prodotti bottle-conditioned fu poi l’ostilità di molti consumatori, che trovavano le versioni rifermentate troppo frizzanti e affilate, non dotate di quella levigatezza e di quella rotondità ossidativa proprie della permanenza in legno.
Oltre alla soppressione dell’imposta-zavorra di cui si è detto, dopo la metà del XIX secolo, a spingere il vetro fu inizialmente anche un trend di diminuzione dei consumi: a fronte di uno smercio molto meno fluente, i publican presero a preferire le bottiglie ai cask. Inoltre, un secondo decisivo fattore d’impulso fu il passaggio dalle chiusure manuali in sughero (ancora nel 1870 una brewery, specialmente se di grosse dimensioni, doveva avere a libro paga un piccolo esercito di sigillatori) a formati più evoluti e moderne: il tappo a vite (ideato dall’inglese Henry Barrett) compare del 1879; mentre quello a corona (padre del quale fu lo statunitense William Painter) lo segue nel 1892. Infine, a consolidare stabilmente la pratica dell’imbottigliamento fu una sequenza di progressi tecnologici: la pastorizzazione (inapplicabile su legno) che dava longevità alla birra; e gli avanzati sistemi di filtraggio ed eliminazione del depositi che, introdotti in America, risolsero il problema della mancanza di limpidezza (tanto evidente attraverso il vetro e tanto, allora, fortemente sentito presso la clientela).