Intervista a Matteo Pomposini e Cecilia Scisciani di MC 77
Matteo Pomposini e Cecilia Scisciani, entrambi classe 1983, sono risultati i migliori tra i birrai emergenti dell’anno 2015 presenti alla manifestazione Birraio dell’Anno. I due ragazzi marchigiani, da quando hanno intrapreso l’avventura con il birrificio MC-77, si sono già tolti diverse soddisfazioni: presenze in festival internazionali, riconoscimenti alle birre, autorevoli premi nazionali, e recentemente anche il titolo di birrai emergenti ritirato durante le celebrazioni dell’evento Birraio dell’Anno. Conosciamoli più approfonditamente in questa intervista!
Iniziamo dal principio: come e quando e come vi siete incontrati?
Ci siamo conosciuti ai tempi del liceo e beviamo insieme da quando abbiamo 18 anni!
E la passione per la birra? Quando ed in che modo è esplosa?
Ci siamo avvicinati da bevitori, eravamo a Roma dove ci siamo trasferiti per i rispettivi percorsi universitari. Se si dovesse dire una data dove tutto ha avuto inizio, diremmo il 2003. In quell’anno abbiamo scoperto il brewpub Turbacci di Mentana, le cui birre ci hanno avvicinato a questo mondo, anche se l’idea che potessimo produrla anche noi non ci aveva ancora minimamente sfiorato. L’anno successivo Cecilia ha partecipato all’Università ad una lezione teorica sulla biochimica nella produzione di birra, tenuta dall’allora homebrewer Leonardo di Vincenzo. È cresciuta quindi la consapevolezza che “si può fare!!” anche in casa e con buoni risultati. Abbiamo comprato l’attrezzatura necessaria e ci siamo subito cimentati con la produzione. Inoltre la capitale già in quegli anni era in pieno fermento e abbiamo avuto il lusso di poter frequentare assiduamente il Ma che Siete Venuti a Fa, il 4:20 e il beer shop Off License, in questi tre posti abbiamo conosciuto tantissime persone che in un modo o nell’altro lavorano tutt’oggi nella birra artigianale con un proprio progetto. Da li è stato un continuo crescendo fatto di bevute, letture, viaggi, cotte in casa, chiacchiere e scambio con altri appassionati e birrai.
Quali sono stati i vostri primi passi nella birrificazione?
Come tanti siamo partiti facendo birra in casa, con i primi risparmi abbiamo investito in 2 pentole di acciaio e qualche tubo ed abbiamo piazzato il primo birrificio casalingo nella casa in montagna della famiglia di Matteo, nelle Marche, vicino al confine con l’Umbria (siamo già lungo la statale 77) e per anni abbiamo dedicato gran parte dei weekend alla birra fatta in casa. Ci mettevamo in viaggio il venerdì sera da Roma e passavamo il sabato a sperimentare. Spesso è capitato di mettersi in viaggio solo per fare un travaso! Abbiamo avuto fortuna con i primi esperimenti e questo ci ha portato a continuare approfondendo la teoria della produzione e la conoscenza degli stili.
Quando è scattata la pazza idea di farne un’attività a tempo pieno?
Forse il sogno c’è sempre stato, soprattutto frequentando l’ambiente e vedendo coloro che il passo lo avevano già fatto. Un aspetto che infatti ci piace tantissimo di questo mondo è che quasi sempre hai a che fare con professionisti che prima di tutto sono appassionati ed hanno il piacere di parlare di birra o rispondere ad una tua domanda. Lo abbiamo vissuto quasi come un percorso naturale, dai primi esperimenti a volte senza nemmeno un senso stilistico alla messa a punto di ricette, siamo poi passati attraverso un periodo di produzione come Beer Firm presso il vecchio impianto del Birrificio Maiella che ci ha ancora di più convinto che quello era ciò che volevamo fare per lavoro. Al termine dei rispettivi percorsi di Dottorato ci siamo chiesti “Bhe, che vogliamo fare da grandi?” e, fortunatamente, con l’appoggio delle rispettive famiglie, abbiamo dato il via al progetto.
Siete aperti da poco ed avete già fatto incetta di premi. Ma quali sono stati i primi riconoscimenti?
Il primo in assoluto è arrivato ad una tappa del concorso MOBI per homebrewer con una Rauchbier, la ricetta è anche finita nel libro di MOBI per birrificatori casalinghi. È stata veramente una piccola grande soddisfazione. Dopo aver aperto il birrificio, invece, il primo riconoscimento è arrivato con la Fleur Sofronia a Birra dell’Anno 2014!
Adesso diamo i numeri.. Quali sono quelli del vostro birrificio, in termini di produzione?
Abbiamo chiuso il 2015 con una produzione di circa 600 Hl, un volume non elevato ma che comunque per noi significa un’ulteriore crescita rispetto al 2014 e soprattutto rispetto al 2013, anno di apertura. Al momento lavoriamo con un impianto a doppia caldaia da 6 Hl ed abbiamo una cantina da 70 Hl.
Avete degli stili preferiti o di riferimento?
Generalmente quando ci sediamo al bancone iniziamo una sessione di bevuta partendo da birre leggere e secche a volte anche ben luppolate! Di queste birre apprezziamo molto la tecnica e la pulizia che c’è nella produzione oltre alla facilità di bevuta. Con il proseguire della serata generalmente ci spostiamo sul Belgio, a quel punto la poesia prevale sulla tecnica e ci abbandoniamo a quei caos armonici che solo quella piccola regione del mondo sa regalarci! In ogni caso, se non si fosse capito, ci piace bere un po’ di tutto!
Ritenete che ci sia una birra che vi rappresenta in particolar modo?
Dipende! Il nostro birrificio è associato senza dubbio alla Fleur Sofronia soprattutto nei locali specializzati fuori dalla nostra regione. In regione il nostro prodotto di punta è invece la Bastogne, mentre in altre realtà è nato un amore viscerale per l’Ape Regina, la nostra Blond Ale al miele!
In che cosa vorreste cimentarvi, nel prossimo futuro?
Nel 2016 abbiamo intenzione di continuare a produrre birre caratterizzate da una leggera acidità ottenuta con l’aggiunta di batteri (abbiamo cominciato nel 2015 con la Visciole al Sole e la GoseBuskers – quest’ultima fatta in collaborazione con Mirko di Buskers -, le due birre che producendole ci hanno fatto divertire di più). L’idea è quella di utilizzare tanti ingredienti stagionali soprattutto frutta ma anche spezie e fiori, per creare birre semplici e fresche ma contemporaneamente complesse a livello gustativo.
Raccontateci un vostro sogno nel cassetto..
Un nostro sogno sarebbe quello di affiancare l’attività di produzione di birra con una somministrazione diretta, un classico brew-pub insomma. In provincia di Macerata, a parte una manciata di pionieri che stanno facendo un ottimo lavoro, non è molto semplice trovare la nostra birra alla spina. È un peccato non poter consumare un prodotto fresco vicino al luogo di produzione e per questo ci piacerebbe essere direttamente noi a proporlo, servendolo con le giuste tempistiche e ricevendo feedback diretti dai consumatori.
Cosa pensate possa voler dire essere stati eletti Birrai Emergenti del 2015?
Lo viviamo come un punto di partenza. È innegabilmente una soddisfazione enorme e, di sicuro, a livello personale significherà avere una carica in più nell’affrontare questo nuovo anno produttivo. Ha anche amplificato un certo senso di responsabilità che riguarda il mettere in commercio birre sempre più in forma: crediamo che questo sia un ingrediente fondamentale per migliorarsi continuamente.