Hall of fame. Capitolo XLII. Milkshake Ipa: 3 Floyds Apocalypse Cow
Milkshake IPA. Stiamo parlando delle versioni preparate specificamente con aggiunta di lattosio, accanto ad eventuali altri ingredienti, tali da apportare rispettive dosi di opacità. La domanda che nella rubrica Hall of fame ci poniamo è: qual è l’esempio primigenio o perlomeno quello che possiamo indicare come il prototipo del genere? Ecco, seguendo tale direzione di ricerca i documenti disponibili indicano ricorrentemente due etichette di riferimento: la Smoothie IPA varata nel 2014 dalla beer-firm svedese Omnipollo e l’eponima Milkshake IPA, firmata nel 2015 dagli americani di Tired Hands – di Ardmore, Pennsylvania – peraltro in collaborazione con lo stesso team scandinavo). Sfogliando tra gli annali si trova però, con altrettanta oggettività, come già diversi anni prima c’era stato qualcun altro cui passasse per la testa il proposito di applicare le qualità del lattosio alla progettazione di una birra non riconducibile a tipologie già tradizionalmente vocate ad accogliere quell’ingrediente, quali la Stout e le sue numerose varianti.
Per l’esattezza, quella fatidica prima volta potrebbe essere identificata con il lancio, corrente l’anno 2008, da parte del pluripremiato e universalmente celebrato marchio Three Floyds (Munster, Indiana), della propria Apocalypse Cow, sostanziosissima Double Ipa (9.5 i gradi alcolici all’esordio, poi saliti a 11; ben 100 le Ibu registrate sulla sua carta d’identità), brassata inusualmente, almeno per le abitudini di allora, con aggiunta, appunto, di lattosio. Una suggestione fantasiosa? Beh di certo la fantasia non manca a questo birrificio americano, basta dare un’occhiata alle grafiche della gamma, compresa quella elaborata, proprio per la Apocalypse, dall’illustratore Dan Grzeca.