Non cessa la campagna di annessioni di marchi craft da parte di gruppi multimazionali: dopo le recenti manovre – alcune di grande clamore, come l’acquisizione di Meantime ad opera di SabMiller o lo shopping realizzato da AB Inbev nel mercato delle craft americane – , ecco una nuova tappa del processo di accorpamento. Teatro della vicenda, ancora gli Stati Uniti, dove Heineken si è assicurata il 50% del capitale sociale della Lagunitas Brewing, nota realtà californiana (con base a Petaluma), accreditata di occupare il quinto gradino nella classifica dimensionale delle artigianali a stelle e strisce (nel 2014 ha registrato un incremento dei volumi di vendita del 50% contro il 18% del comparto non industriale).
L’obiettivo del colosso olandese è chiaro: incunearsi in un segmento di vendite ostile alle macrobreweries; in cambio, il nuovo partner ottiene l’occasione di distribuire in aree dello scacchiere globale finora inaccessibili. Ma a quale prezzo? Il timone della compagnia resta infatti al fondatore, Tony Magee, e Lagunitas si manterrà soggetto imprenditoriale autonomo; ma è chiaro che – con in tasca mezzo pacchetto azionario e dalla posizione di forza assicurata dalle sue proporzioni – il socio europeo conterà nelle scelte, e molto.
E all’offensiva di Heineken, i rivali come rispondono? Con una mossa clamorosa: AB InBev (450 milioni di ettolitri l’anno) muove nientemeno che sul principale gigante rivale, SabMiller (250 milioni di ettolitri). L’intenzione è quella di un accordo amichevole; in alternativa, sarà Opa ostile con una portata del progetto di 250 miliardi di dollari. Qualora si compiesse l’operazione si andrebbe a rafforzare un’oligopolio piuttosto evidente con la nascita di un soggetto unico in grado di controllare il 50% del traffico birrario mondiale. Fantamercato o realtà?