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Industriali all’attacco: SabMiller tracanna Meantime

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Prosegue la fase di rivolgimenti (magari non tumultuosi, ma costanti) nello scenario degli assetti proprietari delle imprese birrarie artigianali, conseguenza in particolare, di un serrato movimentismo da parte dei marchi industriali. I colossi appaiono in fibrillazione un po’ ovunque nel mondo, di fronte all’ascesa del segmento craft (non tanto in termini di peso economico e di quote di mercato occupate, quanto piuttosto in riferimento alla leadership culturale nei confronti dei consumatori); e quindi stanno, su più fronti, sviluppando controffensive di vario genere. Ad esempio impossessandosi della titolarità di alcuni fra gli stessi brand del settore micro. In Inghilterra, così, fa alquanto rumore l’annuncio dell’assorbimento di un nome noto come Meantime – impianto londinese tra i più in alto nella considerazione del pubblico, nato solo nel 2000 e creatore di etichette come London Porter and Yakima Red – ad opera della multinazionale SABMiller: tenuta sotto riserbo la cifra dell’operazione.

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E i cosiddetti piccoli, come reagiscono? In ordine sparso: talvolta unendosi in consorzi, cartelli e associazioni. In tal senso risulta emblematico come, proprio nel Regno Unito, in questi stessi giorni, quattro birrifici del panorama britannico abbiano dato notizia del lancio, in luglio, di un patto di collaborazione sotto le insegne di una nuova sigla, la United Craft Brewers. Promotori sono BrewDog, Camden Town, Beavertown e Magic Rock: obiettivo, orientare ed educare al bere artigianale. Superfluo dire come i fondatori abbiano invitato ad aderire quanti altri colleghi vorranno aggregarsi alla neonata alleanza.