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D-Tox del birrificio BrewFist

d-tox etichettaIl luppolo furoreggia, osannato da schiere plebiscitarie di devoti? E allora, per il gusto di sorprendere ecco D-Tox, un esperimento tra gioco e ricostruzione archeobirraria firmato BrewfistProprio il birrificio di Codogno, in provincia di Lodi, noto per le sue creazioni luppolate si cimenta con una birra che, fin dal nome, si qualifica come disintossicante (D-Tox, appunto) rispetto all’attuale dipendenza diffusa dal sortilegio degli odorosi coni. Basta sostituire il luppolo con il Gruyt, un mix di essenze erbacee (utilizzato nelle ricette prima dell’affermazione del luppolo) ed ecco che la disontissicazione da oro-verde ha inizio.

Veniamo al risultato. L’anagrafe dice: malti Pale, Crystal, Vienna, Brown, Biscuit e d’avena; l’infuso vegetale si avvale di artemisia, salvia, citronella, achillea, liquerizia, bucce di bergamotto e un tocco di luppolo (del resto il percorso di disintossicazione deve pur prevedere dosi a calare). Ma veniamo al bicchiere. Il timbro cromatico è quello di un bruno scuro, acceso tuttavia da diffuse trasparenze rischiaranti; la schiuma è sfuggente e labile, pronta a dissiparsi in toto. Aromi: curiosi, multidirezionali, erboristici (ma va?); la base è una netta percezione di cola, che poi evolve in rabarbaro, china, una liquirizia vagamente mentolata; la fioritura suggerisce spunti di nepitella, cedrina, ginepro, mirto, sambuco e lavanda. Interessante. Meno amalgamata la bocca: il cui percorso – segnato peraltro da una percezione fruttata di natura zuccherina: cachi – sconta una coesione difficoltosa tra le abboccature di partenza e gli accenni bitter del finale. Sorprendente (criminosa) la capacità di mascherare i gradi alcolici: dieci suonati.

d-tox bottigliaD-Tox del birrificio BrewFist

Fermentazione: Alta
Stile: Gruyt
Colore: Bruno
Gradi Alcolici: 10% vol.
Bicchiere: Calice a chiudere
Servizio: 10-11°C