Brewers Association: intervista al presidente Bob Pease
Ci potresti raccontare il tuo percorso per arrivare a Presidente di questa associazione che è spesso vista come fonte di ispirazione per la crescita birraria di molte altre nazioni, compresa la nostra. Qual è il resoconto di questi cinque anni di Presidenza e quali sono i prossimi obiettivi?
Ho una lunga storia con la Brewers Association e sono molto orgoglioso del lavoro fatto e di quanto stiamo facendo per conto dei birrifici piccoli ed indipendenti. Sono stato assunto nel 1993 come Responsabile del Servizio Clienti e ho sviluppato un percorso fino a diventare Direttore Operativo. Sono stato promosso vice Presidente nel 1999 e poi Direttore Generale nel 2010. È stato emozionante per me contribuire alla crescita della Brewers Association con il raggiungimento di obiettivi fondamentali. Credo sia corretto dire che i birrifici piccoli ed indipendenti abbiano letteralmente aiutato a salvare la birra americana. Prima del 1986 c’era solamente uno stile di birra che era ampiamente disponibile negli Stati Uniti: le light lager. Gli ultimi 30 anni ci hanno insegnato il potere e la forza che possono avere dei piccoli imprenditori. Il settore craft è cambiato negli ultimi cinque anni e la Brewers Association è maturata di pari passo per andare incontro ai desideri dei nostri iscritti. I momenti salienti nello sviluppo recente vanno dalla creazione del marchio di produttore artigianale indipendente, all’attuazione di un programma di diversificazione, oltre all’approvazione di una significativa legislazione fiscale. Visto che il numero dei nostri iscritti continua ad aumentare noi continueremo a supportare lo scenario in evoluzione del settore per assicurarci che la nostra missione e i nostri obiettivi rappresentino l’intera comunità dei produttori artigianali. Gli obiettivi futuri includono il dare maggiore risalto al concetto di indipendenza tra i consumatori di birra e, per la Brewers Association, il continuare a crescere come una forza politica a Washington.
Circa 50 anni fa la fine del Proibizionismo e la nascita dell’American Homebrewers Association, confluita nel 2005 nella Brewers Association. Dovesse identificare tre tappe fondamentali di questi 50 anni di storia, quali sarebbero e perché?
Il Proibizionismo ebbe un enorme impatto tra I birrai americani. In particolare la storia del craft brewing vide uno scenario in evoluzione a partire dalla fine degli anni ‘70. Le tradizioni e gli stili portati dagli immigrati da tutto il mondo stavano sparendo e le birre importate non erano più protagoniste, si vedevano solo light lager sugli scaffali e nei locali. Mentre il numero dei birrifici si stava contraendo, emerse dalla base la cultura dell’homebrewing. Furono questi produttori casalinghi che portarono alla nascita della produzione craft e a ciò che è diventata oggi. Passi fondamentali di questo cammino includono: Il momento in cui Anchor Brewing Company fu acquisita da Fritz Maytag nel 1965. Maytag si concentrò sulla qualità e sulla creazione di birre uniche e ricche di gusto. Fu il primo a creare un’offerta di diverse birre che in poco tempo il resto del mondo volle imitare. La fondazione di New Albion Brewery a Sonoma, California, nel 1976, ad opera dell’appassionato homebrewer Jack McAuliffe. Molti considerano questo momento come la vera rinascita del movimento craft brewing americano. Centinaia di homebrewer furono ispirati e seguirono i suoi passi. L’anno in cui il presidente Jimmy Carter legalizzò l’hombrewing: nel 1978 il Congresso fece passare un progetto di legge, chiamato H.R. 1337, a revocare le restrizioni federali e le accise nei confronti dell’homebrewing per utilizzo personale e familiare. Di lì a poco Charlie Papazian fondò l’American Homebrewers Association e pubblicò “The complete joy of homebrewing”. Credo questi tre momenti aiutino a capire l’importanza di una forte connessione con la base degli appassionati di birra, unita ad una valida componente di business, di pari passo con un lavoro significativo nel campo legislativo.
A fine gennaio avete registrato l’uscita di Charlie Papazian dalla Brewers Association, dopo 40 anni di attività; c’è qualcosa in particolare, un progetto oppure un suo contributo per cui sente di ringraziarlo maggiormente?
Charlie Papazian ha segnato il cammino per l’American Homebrewers Association e per l’Association of Brewers. Non saremmo dove siamo ora senza di lui. Charlie ha convertito il suo amore per l’homebrewing in una comunità e cultura che hanno avuto profonde implicazioni per così tante persone, sia dal punto di vista personale che professionale. Con la sua visione ha letteralmente aiutato a cambiare il mondo! Lo ringraziamo per i suoi innumerevoli contributi – dalla creazione del Great American Beer Festival, all’aver raccolto produttori indipendenti da tutto il mondo con la World Beer Cup, oltre a molto altro – la sua eredità continua a vivere dato che la Brewers Association continua a essere al servizio della comunità che Charlie ha contribuito a formare. Il coronamento è stato la creazione e la gestione dell’archivio della Brewers Association. Negli ultimi anni Charlie ha acquisito e catalogato la storia del craft brewing e della Brewers Association. Ora abbiamo oltre 130.000 fotografie catalogate in digitale e 140 interviste video di pionieri del craft brewing.
Negli ultimi anni il movimento craft americano ha visto una crescita imponente, arrivando ad oltre 6000 realtà produttive. Come è stato il 2018 e quali sono le proiezioni per il 2019?
Abbiamo visto il settore del craft brewing in continua crescita. L’indagine di metà anno a cura della Brewers Association ha riportato un aumento nei volumi e nonostante ci siano segnali di una crescita leggermente più lenta nella seconda metà dell’anno, è chiaro che le vendite di birra craft risulteranno nuovamente in crescita nel 2018. Il numero dei birrifici a fine 2018 ha registrato 7134 unità. Anche la quota del mercato craft continua a crescere, assieme all’impatto economico che include una crescita lavorativa e di contributo complessivo all’economia americana. Dato che i birrai trovano nuovi modi per differenziarsi in un mercato competitivo, per innovare i propri prodotti con le nuove tendenze e continuare a stare in contatto con gli appassionati di birra, ci attendiamo una crescita anche per il 2019.
La definizione americana di birrificio craft è stata modificata negli anni: è stato aumentato il limite dimensionale fino agli attuali 6 milioni di barili, c’è un limite del 25% di proprietà detenuta da industrie del beverage e si specifica che la birra artigianale debba essere fatta con ingredienti tradizionali anche se si possono aggiungere ingredienti non-tradizionali come tratto distintivo. Qualcuno ritiene questa definizione troppo blanda, nata per mantenere all’interno birrifici nati craft ma che si sono evoluti con il mercato. Qual è la posizione dell’associazione nei confronti della pastorizzazione e della filtrazione spinta e come mai nella definizione non si fa menzione al processo produttivo?
Questo è un settore in veloce evoluzione e noi siamo impegnati a restare al passo e creare una definizione che non soffochi l’innovazione che i nostri birrifici stanno utilizzando per sopravvivere ed avere successo. Prima di aggiornare la definizione di birraio artigianale, abbiamo fatto un sondaggio tra i nostri iscritti e abbiamo visto come circa la metà di essi stia già producendo – e più della metà stia considerando di farlo in un futuro prossimo – dei prodotti che ricadono al di fuori del fascia tradizionale propria della Brewers Association, come i sidri o idromele o altri prodotti tassati come birra (hard seltzer, bevande aromatizzate, sake, kombucha alcolico, ecc.). Circa la metà dei sondaggiati ha inoltre detto che prenderebbe in considerazione delle birre che contengano CBD o THC (componenti della cannabis) qualora l’assetto normativo cambiasse a livello federale nei confronti di quei potenziali prodotti. La definizione è un documento vivo ed essendo un’organizzazione che vuole rappresentare i propri iscritti, ci è parso logico avere una definizione che sia abbastanza ampia da permettere quest’innovazione non prevedibile, a condizione che un produttore abbia una licenza di produzione e sia piccolo e indipendente. Questo aggiornamento è stato creato per essere più inclusivo, per permettere ai produttori craft di mantenere attivi i propri percorsi creativi e diversificare la propria proposta di bevande.
Il mercato craft italiano sta vivendo un momento di crescita anche in termini di identità e recentemente si è vista la nascita di un sigillo “artigianale e indipendente” da apporre sulle produzioni, sulla falsariga del vostro marchio, creato nel 2017. Quante sono le realtà che hanno aderito a questa iniziativa e che riscontri avete avuto dai consumatori?
Ad oggi più di 4100 birrifici, in rappresentanza dell’85% del volume artigianale indipendente, hanno aderito al movimento e all’utilizzo del marchio. Questo marchio fissa un’immagine dello spirito di ciò che i birrai piccoli ed indipendenti hanno conseguito e i produttori hanno aggiunto questo marchio ad ogni prodotto. Abbiamo notato come gli appassionati di birra siano entusiasti nel supportare le persone che stanno dietro ai marchi a cui sono affezionati, ricercando il sigillo e mettendolo in risalto. Per incrementare lo slancio della campagna, ad inizio anno abbiamo annunciato la creazione di un nuovo marchio in esclusiva per i sostenitori del movimento del craft brewing americano. Ogni soggetto che supporta i produttori di birra indipendenti, inclusi rivenditori, distributori, negozi per homebrewer, associazioni statali di produttori, festival, siti web e società connesse sono benvenuti ed incoraggiati ad utilizzare il logo. Abbiamo ricevuto un grande riscontro iniziale e non vediamo l’ora di vedere questo marchio avere efficacia sulla piazza. Lo scorso autunno sono riuscito a partecipare alla cerimonia di premiazione degli European Beer Awards a Norimberga. Sono rimasto davvero impressionato dal numero di premi vinti dai birrifici artigianali italiani ed ancora più impressionato dal loro supporto al marchio “artigianale e indipendente” di Unionbirrai.
Denver vedrà, nell’aprile 2019, il prossimo appuntamento con la Craft Brewers Conference, con un programma ricchissimo di eventi, di momenti di formazione e di scambio di idee. Quanto conta questo appuntamento annuale per la crescita del movimento craft?
In quanto piccoli e indipendenti, i produttori artigianali incontrano opportunità e sfide uniche nel mercato e la Craft Brewers Conference offre un’opportunità unica per riunirsi sotto un unico tetto e mettersi in connessione con colleghi e compagni per divedere sensazioni e idee e formarsi su argomenti interessanti che vanno dalle attività connesse con un birrificio, alla sostenibilità e alle questioni governative. I partecipanti arrivano da tutto il mondo e questo fornisce anche un’opportunità di collaborare con una rete di produttori più ampia e scoprire nuove prospettive. A parte la conferenza stessa, BrewExpo America prepara il terreno per le imprese per cercare prodotti e servizi di cui hanno bisogno per gestire i propri birrifici, e nel mentre sviluppare rapporti d’affari redditizi. Abbiamo un imponente programma quest’anno e ci stiamo preparando per quello che sarà un evento di divertimento, formazione e redditività. La Craft Brewers Conference è realmente divenuto uno degli eventi più importanti di anno in anno e ci aspettiamo di vedere molti amici italiani a Denver!