Birra, in UK accise giù: crescono occupazione e vendite
Birra e tasse: tasto sempre più dolente. Anche perché, gettando l’occhio al di là dei nostri confini, brucia constatare come, in altri angoli del mondo, il peso delle accise, non solo non aumenti: ma addirittura diminuisca. Per farsi venire un po’ d’invidia non serve neanche andare troppo lontano: basta guardare quel che avviene in Gran Bretagna, dove, nella sua dichiarazione annuale di bilancio, il Cancelliere dello Scacchiere, George Osborne, ha prospettato il taglio dell’imposta nella misura di un centesimo di Sterlina. L’annunciato provvedimento fa seguito a due analoghi interventi operati nel biennio appena trascorso: e fonti dell’industria brassicola del Regno Unito non hanno tardato a esprimere, a fronte della notizia, commenti chiaramente compiaciuti, sottolineando come la strada imboccata sia quella giusta per mantenere, e magari espandere ulteriormente, l’offerta di posti di lavoro nella filiera: non solo nel segmento della produzione, ma anche in quello della somministrazione.
Un calcolo la cui validità potenziale trova una prima conferma nel dati riguardanti le vendite (il cui indice è, ovviamente, uno dei parametri determinanti per la dinamica occupazionale). Ebbene, le statistiche pubblicate dal Bbpa (British beer & pub association) evidenziano come nel 2014, contrariamente alla tendenza generale del consumo di alcolici (calato dello 0.3%, in prosecuzione di un andamento al ribasso ormai decennale), la quota di birra sia cresciuta dell’1%, consolidandone la posizione come bevanda etilica più popolare nel Paese, con una performance del 36% abbondante, contro il 33% appannaggio del vino, il 21% di liquori e distillati, l’8% del sidro.
Qui le accise sono scese ora, unicamente perchè erano rincarate in maniera eccessiva.
Dal 2008 a oggi il prezzo medio della pinta è quasi raddoppiato:
http://www.mirror.co.uk/money/personal-finance/average-prices-pint-beer-across-2234409
Senza contare le differenze regionali