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Birra e bicchieri: il tübinger tedesco e boemo

Facendo ricorso a una metafora ispirata al glossario della biologia, potremmo definirli due manufatti analoghi, ma forse non omologhi. Analoghi nel senso che hanno funzioni, se non proprio identiche, quantomeno molto simili (così come, nel loro caso, lo è la forma). Forse non omologhi, perché, invece, le loro rispettive origini potrebbe magari anche essere reciprocamente intrecciate; tuttavia, almeno allo stato attuale dell’indagine storica, non ci sono elementi per affermarlo con certezza: e, anzi, i documenti ne collocano la rispettiva nascita in contesti molto diversi. Di cosa si parla? Di due bicchieri: il dimple (o dimpled) mug, la tazza britannica fatta a mo’ di botticella lavorata a fossette; e il tübinger mitteleuropeo, caro alle tradizioni dell’area boema e germanofona. Partiamo da quest’ultimo. Dal punto di vista genealogico, è presumibilmente legato al seidel: il boccale tedesco in vetro discendente dai precedenti krug o stein (realizzati in materiale ceramico) e comparso verso la metà del XIX secolo.

Un’entrata in scena, la sua, avvenuta dando luogo a più varianti: una delle quali viene concepita, appunto dopo metà Ottocento, nell’ambiente culturale imperniato attorno all’Università Eberhard Karls di Tubinga. Si tratta, nella fattispecie, di una una versione dotata di un manico, di un profilo bombato e di superfici esterne coperte da sfaccettature (sì, fossette): il tutto a richiamare l’immagine di un riccio, giacché il bicchiere risulta essere progettato per un’associazione studentesca, detta proprio del riccio. Da qui gli appellativi che ne accompagnano (specie con l’inizio del Novecento) la successiva diffusione: semplicemente tübinger (ovvero di Tubinga); tübinger igel (il secondo termine indica esattamente il simpatico mammifero spinoso); o anche tübinger kugel, locuzione in cui il secondo vocabolo (traducibile come palla, sfera, proiettile) può alludere o alla geometria complessiva dell’oggetto o alle stesse fossette (la cui sagoma è in effetti, pur con un po’ di fantasia, tale da evocare le immaginarie ammaccature causate da altrettante ideali pallottole). Insomma, le affinità morfologiche con il dimple mug sono chiare e numerose; eppure il modello britannico (a sua volta erede vitreo, e più moderno, di bicchieri con impugnatura prodotti, in cotto o peltro, già dal XVII secolo), non fa la sua apparizione – preceduta peraltro da varianti con fianco dritto e scandito da scanalature – se non nel 1938: parecchi decenni dopo il sosia continentale.

boccale bamberga Fotor

La domanda che sorge spontanea non può essere se non la seguente: possibile che il boccale battente bandiera dell’Union Jack sia stato allora ispirato dal gemello diverso di nascita tedesca?  Possibile, certo: ma di tale evenienza non si ha, attualmente, alcuna concreta evidenza. E dunque, ora come ora, dobbiamo attenerci al dato di fatto di una genesi distinta e indipendente. Quanto a un rapido esame di somiglianze e differenze strutturali, entrambi i formati fanno valere pareti ben spesse, atte a mantenere la freschezza di tipologie birrarie fortemente danneggiate dalla temperatura (Lager da un lato, Mild e Bitter dall’altro). Il tübinger rivela però una convessità più pronunciata; e di norma presenta un cordoncino in rilievo a separare la parte inferiore (quella disseminata di avvallamenti) e quella superiore (liscia, al contrario), fungendo tra l’altro da possibile tacca di riempimento. Infine, ecco altre tre peculiarità specifiche appartenenti alla genealogia del mug teutonico (passateci la designazione neologistica). Uno: l’esistenza di una versione qualificata con l’aggiunta della locuzione mit schild, cioè con scudo, in sostanza un’area liscia lungo il fianco, pensata per contenere l’incisione o la serigrafia di un birrificio committente. Due: la messa in produzione di un’ulteriore variante, definita mit bodenrand, ovvero con bordo inferiore, in quanto dotata di un fondo rinforzato, tanto da dilatarsi verso l’esterno, dando luogo (appunto) a una sorta di anello leggermente sporgente, rispetto alla superficie del fianco. Tre: l’entrata in uso, specialmente in ambiente austriaco, di una designazione alternativa a quella di semplice tübinger: ovvero tübinger augenkanne, espressione nella quale il secondo elemento – fusione dei due termini augen (occhio) e kanne (caraffa) – potrebbe tradursi come boccale con gli occhi