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Beer-Tour in Slovenia tra luppolo, storia e paesaggi mozzafiato

Una terra piccola, la Slovenia, ma che ben incarna lo spirito di rinascita del movimento birrario nel vecchio continente, con 28 produttori artigianali alcuni dei quali decisamente interessanti e, cosa che forse non tutti sanno, estese coltivazioni di luppolo. L’alta qualità del luppolo sloveno è ormai acclarata e rappresenta un ulteriore elemento di identità a favore dei microbirrifici locali, che sempre più stanno lavorando per legare i loro prodotti al territorio. Se a questo aggiungiamo che la Slovenia si attesta su un consumo medio pro capite annuo di birra intorno agli 80 litri, si intuisce come le basi da cui partire sono solide. Lungo il nostro itinerario visiteremo luoghi unici e ci meraviglieremo di storia e natura, per non parlare delle grasse risate da farsi di fronte al bizzarro progetto della fontana che spilla birra a Zalec, costo 170.000 euro!

Il nostro itinerario inizia appena fuori Trieste quando, imboccata la SS14 si raggiunge il confine sloveno, lo si supera e si prosegue fino al piccolo abitato collinare di Kozina (Cosina) appena quattro km dopo, che conta appena 572 abitanti e ben 5 microbirrifici. In effetti neanche il tempo di partire e già ci fermiamo per la prima tappa birraria! Vi consiglio di pianificare gli spostamenti in modo di arrivare qui intorno all’ora di pranzo così da poter godere anche di una piacevole sosta gastronomica. Kozina è un borgo dalla storia turbolenta e dalle origini antichissime, parliamo di epoca romana, che si è portato dietro gli innumerevoli cambi di bandiere dovuti ai continui passaggi di mano tra barbari, impero bizantino, carolingio e poi vallassi e valvassori vari, qualche incursione ecclesiale e gli Asburgo, fino all’annessione alla Jugoslavia dopo la seconda Guerra Mondiale. A noi tuttavia interessa soprattutto perché a Kozina nel 1997, dopo vari anni di esperienza nella ristorazione, i coniugi Marija e Vojko Mahnič hanno fondato il primo birrificio artigianale della regione, rilevando nientemeno che l’impianto del bavarese Hochbräuhaus München (HBH). Si tratta del Mahnic, che unisce produzione, pub di mescita con beer garden e ristorazione, cui si aggiungono la disponibilità di vari appartamenti situati in alcune delle più belle località turistiche della Slovenia e una seconda trattoria a Matavun nel Parco delle Grotte di Škocjan. Ma veniamo alle birre. Al Mahnic si producono tradizionalmente due tipologie di birra, pensate prevalentemente per il servizio alla spina, ma disponibili anche in fustini da 5, 20 e 50 litri (a richiesta con spillatore in comodato gratuito). La Svetlo, una pilsner in stile ceco da 4.6° alcolici, di facile beva pur dotata di un corpo caratterizzato da note di malto, ed una Schwarzbier, sempre da 4.6° alcolici, decisamente più caramellata, con intense note fruttate e un finale discretamente persistente, di nome Temno (che poi in soldoni vuol dire “scura”). Niente male. E adesso poiché come accennato sopra Kozina è terra di brewpub e birrifici, ne approfitto per consigliarvi un altro paio di indirizzi birro-gastronomici del territorio. Partiamo con il Birrificio Flora, grande locale di mescita specializzato nei piatti tradizionali della regione soprattutto a base di carne, accompagnati dalle due birre di casa: una Pilsner floreale ed erbacea un poco watery ma giustamente sgrassante e una più strutturata Schwarzbier sui 5° alcolici. Come avremo modo di notare, da queste parti la fantasia nel gioco degli stili non spicca come da noi ed i riferimenti cultural birrari affondano radici più nella tradizione dell’est Europa che in quella germanica. Concludiamo la nostra visita a Kozina presso il Birrificio Pivnica Svarog, un brewpub che propone la consueta formula di ristorazione abbinata alla birra autoprodotta. Semplice ma adeguata la Pilsner (4.8° alc.) che si presenta al naso con note lievemente di miele e sentori di cereale e biscotto. Corpo leggero. Più personale e soddisfacente la Dunkel Lager (4.8° alc.) che regala note di caffè, nocciole e piacevoli sentori roasted. In realtà nel giro di pochi km sono presenti altri tre produttori, ma come si suol dire, non si può fare tutto in una volta, dunque restiamo con quella genuina parte di curiosità insoddisfatta che ci spingerà un giorno a tornare e rimettiamoci in marcia.

Da Kosina viriamo momentaneamente a sud (qui le distanze sono comunque brevi, quindi possiamo permetterci qualche extra turistico senza minare la nostra tabella di marcia) fino al borgo di Cristoglie, celebre per la sua pieve romanica, Trinità di Cristoglie, protetta da possenti mura e vero scrigno artistico che conserva un ciclo di splendidi affreschi dipinti nel ‘400 dal pittore istriano Giovanni da Castua, noti ai più per un’impressionante “Danza Macabra”. Una volta ristorato lo spirito di cotanta arte, torniamo sui nostri passi fino a Kosina ed imbocchiamo la statale 409 fino al bivio con la 940 che ci condurrà lesti fino alle bellissime e maestose grotte di San Canziano nei pressi di Divača, immerse nel verde delle colline e custodite da suggestivi piccoli borghi. Rimarrete sbalorditi dalle profondità delle vertiginose grotte e magari avrete la fortuna di incontrare il rarissimo Prateo, un serpentello bianco che dimora sottoterra proprio da queste parti.


Giunti a questo punto anche a voi probabilmente vi verrà sete: sarete pronti per una nuova sosta birraria. La nostra destinazione è il ridente abitato di Vrhnika dove troviamo il birrificio Human Fish Brewery, probabilmente la più interessante realtà brassicola artigianale del paese, un’ora scarsa da Postumia, lungo la E61 e pochi chilomentri a sud ovest di Lubiana, vicino alle sorgenti del fiume Ljubljanica nella pittoresca valle Močilnik. Il Birrificio apre i battenti nel 2008, sulla scia della rinascita del movimento birrario sloveno, negli ultimi anni effervescente al pari dei più blasonati e noti esempi europei. In una prima fase la produzione si trovava a Gradec, per spostarsi poi nella sede attuale, un antico edificio più facile da raggiungere e soprattutto posta in piena rotta turistica e pendolare. Non a caso il birrificio è specializzato nell’accoglienza di gruppi per tour guidati (necessaria prenotazione). La storia di HFB nasce con la passione di Matthew Charlesworth, un giovane australiano trapiantato in Slovenia dopo gli studi nel Vermont presso l’American Brewers Guild, con l’obiettivo dichiarato di far conoscere la birra artigianale agli autoctoni quando il dominio dei marchi industriali Lasko e Union pareva incontrastabile. Data la propensione anglo americana del birraio non stupisce che HFB sia specializzato nelle cosiddette SIPA, cioè Slovenian IPA, birre prodotte con pregiati luppoli autoctoni, la cui cultura Matthew ha contribuito a far sviluppare, con puntate in Germania e in Belgio. In generale Ipa, Pale Ale et similia la fanno da padrone, ma con un alto numero di stagionali a rotazione. Descrivere tutta la batteria in carta sarebbe impossibile quindi mi limito a consigliarvi le mie etichette preferite. Sicuramente da provare le SIPA, in particolare la Harvest SIPA da 6.5° alc.; l’Imperial IPA da 9.6° alc., ricca in bocca e suadentemente fruttata al naso; la Irish Red Ale, elegante e coerente e la Session Ipa Combat Wombat (4.8° alc.). Soddisfacenti anche la Stout (5.0° alc.), che regala note di caffè e vegetale balsamico e una discreta Amber Ale. Nota di merito per la stagionale Russian Imperial Stout (7.8° alc.). Completano la gamma una weizen, la Uberfisch (4.5°) e una Blanche, la Witty (4.2°). La lista delle stagionali conta decine di etichette… divertitevi a provarle!


Detto ciò rimettiamoci in cammino e raggiungiamo la capitale Lubiana, città bella, colta, sorprendente sotto molti punti di vista. Di origini remote, l’antica Labacum è stata crocevia di popoli e potenti sin dall’epoca classica e a testimonianza della sua lunga vita ci sono miti e leggende, a cominciare dal suo nome forse legato alle terre paludose su cui sorse (Laubach), o forse derivato dal termine slavo “Luba”, che significa amore. Sul fronte birrario è una realtà dinamica e divertente coi suoi numerosi pub, brew pub e svariate beer firm. Due i birrifici con mescita da non perdere assolutamente: Kratochwill e Tektonik Craft Brewery. Entrambi in centro ed entrambi forniti di un grande locale dove degustare ottima cucina locale assieme alle birre della casa. Come spesso accade da queste parti, il tutto a prezzi modici. Kratochwill nasce nel lontano 1992, le birre più gettonate sono la classica Svetlo, gustosa Pilsner di ispirazione ceca (4.5° alc.) e la scura Temno, che qui però viene declinata come Heavy Porter da 7.9 gradi alcolici ben integrati e corroboranti. Note di caffè, cioccolato amaro, spezie dolci, davvero niente male. Ma la vera chicca in questa pivovarna lubianese è senza dubbio la Will, birra-champagne (quindi spumantizzata) più unica che rara in zona. Non mitologica ma comunque buona. Il secondo indirizzo, Tektonik, ci racconta una storia un po’ diversa. Il Birrario Marko Jamnik, ha scelto la via dell’ovest e le sue birre interpretano stili decisamente più “amari”. Sei le birre prodotte, tra le quali a mio avviso spiccano la Wayne Pale Ale, la Iggy IPA, e la Nelson Balck Ale, una Black Ipa con deciso Dry Hopping. Completano la gamma la Grace Stout, la Hercule Whitebier e una seconda Ipa, la Dizzy. Fatevi un giro per Lubiana e godetevi piacevoli soste in questi e in altri locali: la cosa più bella in città è vagabondare tra gli edifici barocchi, i famosi “tre ponti”, i musei e le strade di asburgica memoria.


Dopo un rigenerante soggiorno nella capitale, torniamo alla Slovenia bucolica. Proseguendo sempre sulla E61 saliamo fino alle prealpi e più precisamente al romantico Lago di Bled, che incantò nomi del calibro Arthur Miller, Aghata Cristhie, e pure il buon Tito. Seguite le indicazioni, vi porteranno sulla statale 209 che costeggia il lago e giunge anche al borgo di Bled. Il lago di Bled porta con sé un clima dolce e l’isola che vi sorge, con i suoi edifici e la pieve, sembra un acquerello. Serenità e bellezza garantite. Da qui i più sportivi di noi potranno esplorare le meraviglie del Parco Naturale del Triglav, con le sue vette che superano i 2.800 metri, le valli rigogliose e i dolenti manieri, tacite sentinelle di un tempo lontano destinato a impolverarsi. Il Triglav affascina soprattutto per il suo essere selvaggio, una perla incastonata tra Italia ed Austria che non cede molto all’epoca nuova: qualche stazione sciistica e poco più. Ma boschi e sentieri son li ad aspettarci.


Ed eccoci all’ultima tappa birraria del nostro viaggio. Da Bled vi invito a seguire la strada che attraversa il parco fino a Sonzia e Plezzo, per poi lasciare le alte montagne e far rotta verso Caporetto (arrivando possibilmente vittoriosi!). Tenetevi poi sulla statale 102 in direzione sud fino a Tolmino e poi sulla 103 fino a rasentare Nova Gorica (confine di Gorizia) e arrivare al centro di Aidussina (in sloveno Ajdovščina), una cittadina di bassa montagna abitata fin dai tempi degli Illiri e divenuta cittadella fortificata sotto i romani. È ancora possibile vedere i resti delle antiche mura. Qui ha sede il Birrificio Pelicon, uno dei migliori di tutta la Slovenia e vincitore proprio del premio come miglior birrificio nella nazione nel 2014. I due soci Matthew Pelicon e Anita Lozar aprono le loro attività nel mese di novembre del 2013, e fin da subito si sono orientati su sentieri amari. Il cuore della produzione e del Birraio Matthew sono infatti le IPA, spesso realizzate con luppoli locali. A tal proposito buona la Mesečna naročnina na pivo (IPA), anche se la mia preferita resta la blasonata 3rd Pill IPA (6° alc.), elegante e ben strutturata pur mantenendo un’ottima bevibilità. Completano la batteria ufficiale una Imperial Coffe Stout molto robusta e persistente (8° alc.) e la Quantum DIPA, una Imperial IPA da 8° alc. A queste si aggiungono moltissimi birre stagionali, tutte da provare. Aidussina dista circa venti chilometri dal confine italiano e dunque adesso il nostro itinerario ad anello alla scoperta della Slovenia birraria può dirsi concluso, se concluso può considerarsi un cerchio, i cui infiniti punti fanno sempre sperare che ogni fine, costituisca, invero, un nuovo incredibile inizio.