Wührer torna alle origini: nasce la linea WCesar
Ricomincio da tre. Precisamente con una gamma di tre etichette che intende riprendere il filo (interrotto) della produzione artigianale di un marchio ben noto a tutti gli italiani, quello dei Wührer, famiglia indissolubilmente legata alla storia di Brescia. L’operazione, benedetta nei giorni scorsi con tanto di lancio ufficiale a Milano, s’inserisce – ognuno se ne faccia l’opinione che vuole – in quell’alveo di riconversioni craft di cui si è parlato più volte, anche sul queste colonne, accennando a iniziative analoghe da parte di produttori tedeschi o della stessa Guinness in Irlanda. A varcare (in retromarcia) l’ideale Rubicone, è Federico Wührer: con lui, la storia del suo casato brassicolo (gli albori in Austria, nel 1540, per mano dell’avo Leonhard De Wierer; nel 1829 lo sbarco nel nostro Paese; negli anni Ottanta il passaggio in mani multinazionali) si propone ora di recuperare, diciamo, lo spirito delle origini.
La missione è assegnata a una linea di birre battezzata Cesar, nome in etichetta preceduto da una W che sta per “viva”: così Federico rende omaggio al padre Cesare, ultimo, insieme ai fratelli, a lavorare nella storica fabbrica alla periferia di Brescia (quartiere La Bornata), poi chiusa e divenuta Borgo Pietro Wührer. La mano cui è affidata la responsabilità di brassare è quella di Emanuele Aimi, ex Birrificio del Ducato, oggi titolare de La Fenice (il profilo di Cesar è dunque oggi quello di una beer firm, anche se già si parla di un piccolo laboratorio di proprietà a Orzinuovi, borgo della provincia bresciana a una ventina di chilometri dal capoluogo). Quanto ai prodotti in gamma sono attualmente tre: Pils, Saison e Blonde, tutti in bottiglie da mezzo litro.
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