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Trillium e lo sfruttamento del lavoro: è polemica negli USA

Hanno suscitato non poco scalpore le dichiarazioni rilasciate recentemente da un ex impiegato (così si professa) di Trillium, il birrificio di Canton (Massachusetts) famoso in tutto il mondo per essere uno dei più acclamati produttori di NE IPA e ritrovatosi dalla sera alla mattina nell’occhio del ciclone. Il quadro svelato dalla persona in questione si è andato subito a collocare in un territorio tra il preoccupante e l’illegale, focalizzato su aspetti che toccano non solo la retribuzione dei dipendenti, ma anche la produzione e la vendita della birra. Tutto è partito dal forum di BeerAdvocate, dove, in un thread, si discuteva di un presunto cambio nel “profilo di fermentazione” che avrebbe inficiato negli ultimi tempi la qualità dei prodotti di Trillium.

All’improvviso interviene nella discussione ha lasciato tutti di sasso, denunciando nefandezze e ingiustizie a spron battuto. Ve ne traduco qualche stralcio:

“Posso dire che quanto si dice in merito a tagli su retribuzioni e benefit è assolutamente vero. JC and Esther [fondatori di Trillium, ndEric] non hanno alcun rispetto per i loro dipendenti, l’unica cosa che gli importa sono i dollari. Capisco che possiate non biasimarli, in fondo si tratta di business. Sono ben consapevoli che lavorare per un birrificio di qualità è motivo di prestigio per la gente, disposta a farsi sottopagare per cementare il curriculum. […] Hanno ridotto la paga da 8$ l’ora a 5$ e non per via del nuovo ristorante [inaugurato il mese scorso], persino i più vecchi dipendenti si sono visti tagliare lo stipendio.
[…]
Questo potrà comunque non essere illegale, magari giusto deplorevole. Tuttavia, Trillium è stato coinvolto in pratiche che palesemente illegali lo sono. […] Vi siete mai chiesti come ottengono quel particolare sapore di Tequila per la loro “Frozen Mexican Sunrise”? Molti clienti mi hanno fatto la domanda ed è stato imbarazzante dover mentire o sviare. All’inizio rispondevamo che era una wild ale passata in botte di Tequila, ma quando hanno cominciato a chiedere quale fosse, be’, la risposta del general manager è stata che avrei dovuto INVENTARMI qualcosa. Se non l’avete capito, botti di Tequila non ce n’erano: l’hanno messa direttamente nei keg. Non sono un avvocato, ma so che è illegale e Trillium ne è consapevole.
[…]
Quelle robe ghiacciate sono state fatte con la birra che giace sul fondo dei fermentatori [indicata con il termine “trub”, ndEric], troppo piena di depositi e non presentabile in un bicchiere. Addirittura a volte hanno usato bottiglie non vendibili perché ossidate, ma bastava aggiungere succo di frutta e la gente era felice!
[…]
Vogliamo parlare poi dei growler? Sono riempiti quasi esclusivamente col trub. La parte pulita del fermentatore è invece destinata alle lattine e alle spine della taproom per il consumo in loco. È il motivo per cui spesso la vendita di growler e latte avviene in giorni diversi: gli ultimi keg riempiti, che raccolgono il trub, hanno bisogno di due giorni per far sì che la maggior parte solida si depositi ulteriormente e lasciare in fondo solo la robaccia. E c’è una persona addetta al controllo di questo. Sono serio. Per questo il confronto tra growler e lattina è impietoso. Certo, se ti piace un sentore astringente e da luppolo rozzo, vegetale, allora vai sui growler.”

Come sempre accade quando viene lanciato un j’accuse verso una controparte ben nota, internet si trasforma in un tribunale popolare e ci si schiera inevitabilmente da un lato o dall’altro – invece di prendere cum grano salis le notizie finché non ne venga appurata la loro veridicità. Detto è che, nel caso le affermazioni di abagofit, chiunque esso sia, fossero vere, certamente Trillium ne dovrà rispondere – forse anche penalmente.

Comunque, non è mancata l’ondata di indignazione che ha travolto Trillium. La shitstorm ha assunto proporzioni enormi, e già dal giorno stesso della comparsa dei beerleaks fioccavano commenti al vetriolo da parte di chi giurava che non avrebbe mai più speso un cent per Trillium in vita sua; per non parlare della tempesta di meme, l’ironia della rete: emblematico quello che vede protagonista la Cutting Tiles, uno dei prodotti più conosciuti del birrificio, che è stato rimpiazzato con Cutting Wages.

Dopo una settimana di silenzio, in cui il fondatore Jean-Claude Tetreault ha promesso a breve una risposta all’accaduto, è stato pubblicato ieri direttamente sul sito del birrificio il seguente comunicato:

“[…] Vorremmo rispondere ad alcuni recenti commenti circa la nostra politica di impiego. Il modello di retribuzione basato sulla mancia è da tempo considerato nel mondo della ristorazione, ma adesso comincia a diventare rilevante anche nel giovane mondo del settore dell’industria birraria e che riguarda la vendita al dettaglio. Da cinque anni abbiamo adottato questo sistema, e abbiamo visto crescere intorno a noi altre aziende che lo applicavano. Che sia o meno il modello ideale per il nostro settore è stato oggetto di dibattito. […] Lo discuteremo con la Massachusetts Brewers Guild affinché ci aiutino ad individuare le migliori pratiche a beneficio dei nostri clienti e dipendenti. […] Il nostro salario è in accordo con le leggi statali sulla retribuzione oraria, e finora i feedback del nostro staff sono sempre stati positivi. È vero, durante il processo di apertura di Fort Point (il nuovo ristorante, ndEric) alcuni dei nostri impiegati hanno subito un taglio dello stipendio. Dopodiché lo abbiamo ridiscusso e ripristinato. […] Ci scusiamo per il fatto che ciò abbia causato dubbi in dipendenti, clienti o amici circa l’integrità di Trillium o il supporto che avevano per noi. […]”

Chiusura con il solito ringraziamento di prammatica in cui l’azienda si dichiara fortunata ad avere uno staff valido, e di voler continuare a produrre birra eccellente per soddisfare i propri clienti. Personalmente, mi sarei aspettato una risposta molto più articolata e che rispondesse punto su punto alle accuse, invece di un chiaro comunicato di circostanza infarcito di frasi fatte e figlie del più mediocre linguaggio aziendalista. L’aspetto più grave è che non hanno negato, hanno anzi ammesso di aver – per un periodo imprecisato – diminuito effettivamente le paghe, già basse, dei dipendenti che lavoravano al dettaglio. Senza contare che il tirare in ballo il modello di retribuzione basato sulle mance ha avuto l’effetto di, invece che calmare le acque, rinfocolare la polemica: subito la gente si è chiesta in che modo un’azienda potesse ritenere giusto adottare il tip-wage model nei confronti di chi svolge un mero lavoro di passaggio della merce al cliente che arriva per acquistare una cassa di birra – scaricando su quest’ultimo la responsabilità della bontà dello stipendio di un dipendente. Dulcis in fundo, le presunte e scandalose pratiche, con cui verrebbero spremuti fino all’ultima goccia i fermentatori, non sono sembrate oggetto di sufficiente interesse affinché meritassero una risposta ufficiale.

Sono convinto che la storia non finirà qui. Ritengo che un’azienda che conta più di 250 dipendenti non lascerà che le malelingue e le voci continuino a moltiplicarsi, rovinando la sua immagine. Che già da questa vicenda esce gravemente danneggiata. Come ho scritto poco sopra, non sono solito puntare il dito fintanto che le notizie non abbiano riscontro reale, ma di certo Trillium sta facendo pochissimo per concedere ai suoi affezionati clienti e sostenitori il beneficio del dubbio. Fortuna che sul mercato c’è tanto altro da bere.